BARMAN, IL SOLITO! (Terza e ultima parte) – COCKTAIL!

Curiosando in punta di libri – Barman, il solito! (Terza e Ultima Parte) – Cocktail!

“Guarda il calor del sol che si fa vino, giunto l’omor che de la vite cola.” Dante Alighieri

Un saluto a tutti i nostri lettori!
Siamo giunte al termine di questo ciclo di curiosità legate ai drink preferiti di famosi scrittori, dato che l’alcol è stata una costante nelle vite di molti autori: vuoi per fuggire dalla realtà, o per trarre un’ispirazione o soltanto per divertirsi un po’, anche se la maggior parte di loro erano bevitori incalliti.
Beh, che dire… sobri o ubriachi, ci hanno deliziato con tanti bei romanzi, la maggior parte dei quali sono da considerarsi veri e propri capolavori.

I COCKTAIL PREFERITI DI:

FRANCIS SCOTT FITZGERALD

Il famoso autore de Il Grande Gatsby formò, con l’adorata moglie Zelda, una coppia trasgressiva e viziosa simbolo dei ruggenti anni Venti.
Entrambi amavano molto la vita mondana e partecipare, nonché organizzare, feste alle quali entrambi, reggendo poco l’alcol, davano quasi sempre spettacolo, totalmente sbronzi.
Fitzgerald era uno dei tanti appassionati di gin, soprattutto perché era l’unico alcolico che durante il proibizionismo si poteva trovare di contrabbando, ma anche perché lo scrittore era convinto che non lasciasse tracce nell’alito.
Il suo cocktail preferito?
Il Gin Rickey, che ritroviamo anche in alcuni dei suoi romanzi, è un drink a base appunto di gin, succo di lime, ghiaccio e acqua gassata (o soda).
Fitzgerald racchiudeva tutto il suo pensiero sul bere in questa frase: Prima tu prendi un drink, poi il drink ne prende un altro e infine il drink prende te.
Lasciatemelo dire, non fa una piega.
foto da internet

WILLIAM FAULKNER

Faulkner è considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento. Insignito del Nobel per la Letteratura nel 1949 l’autore de L’urlo e il furore, a differenza di molti suoi colleghi, pur forti bevitori ma che mentre partorivano i loro romanzi evitavano gli alcolici, non separava mai il lavoro e il bicchiere: aveva infatti l’abitudine di scrivere e bere del buon whiskey, tutto nel solito momento.
Il suo drink del cuore era senza dubbio il Mint Julep: bourbon con l’aggiunta di un rametto di menta e zucchero di canna.
Sua la frase che recita La civiltà ebbe inizio con la distillazione, che la dice lunga sui gusti dello scrittore in fatto di bevande.
Il bicchiere dove sembra che Faulkner assaporasse il suo Mint Julep – foto da Internet

TENNESSEE WILLIAMS

Anche il famoso scrittore e drammaturgo, nato in Mississippi e autore di Un tram chiamato desiderio, era molto appassionato di gin.
Il suo drink preferito era il Ramos Gin Fizz, un cocktail inventato a New Orleans e piuttosto corposo, dato che la sua ricetta prevede appunto il gin con l’aggiunta di uovo, crema, succo di lime e limone, fiori d’arancio e acqua tonica. Ancora oggi a New Orleans il Ramos Gin Fizz viene bevuto in onore di Williams, specialmente durante la manifestazione a lui dedicata ogni anno, il Tennessee Williams & New Orleans Literary Festival, che nel 2022 si svolgerà dal 23 al 27 marzo nell’affascinante cornice del Quartiere Francese.
foto da internet

ERNEST HEMINGWAY

“Bevo da quando avevo quindici anni e poche cose mi hanno dato più piacere. Quando lavori duro tutto il giorno con la testa e sai che il giorno dopo devi lavorare ancora cos’altro può cambiare le tue idee e indirizzarle su un altro piano se non il whisky? Quando hai freddo e sei zuppo, cosa può riscaldarti? Prima di un attacco chi può indicare una cosa capace di darti il momentaneo benessere che ti da il rum?”

L’ho lasciato volutamente per ultimo in una classifica da leggere capovolta: il grande Hemingway rimane la simbolica icona del binomio letteratura/alcol.
Lo stile di scrittura senza mezzi termini dell’autore, Premio Nobel nel 1954, si rifletteva perfettamente in tutte le sue passioni della vita: diciamo che Hemingway se faceva una cosa o la faceva in modo piuttosto eccessivo o non la faceva per niente.
E il bere rientrava a buon diritto in questa regola: amava infatti il whiskey, il rum, il vino, ma a suo favore dobbiamo dire che sì, beveva come una spugna, ma aveva gusto nello scegliere gli alcolici.
Molti sono i cocktail a lui legati e famosissimi, come ad esempio il Mojito e il Daiquiri, scoperti durante la sua permanenza a Cuba ed entrambi, logicamente, a base di rum.
In particolare parlando del Daiquiri si narra che Hemingway, che soffriva di una malattia rara che lo poteva portare al diabete, un giorno chiese di modificarne la ricetta originale, raddoppiando la dose di rum e togliendo lo zucchero. Il barman aggiunse succo di pompelmo e maraschino: nacque così l’Hemingway Special Daiquiri, molto conosciuto anche come Papa doble, ovverosia “la doppia dose di Papa”, l’affettuoso nomignolo con cui lo scrittore era chiamato dai cubani.
foto da internet
Il nostro giro tra i fumi dell’alcol termina qui, sperando sia stato di vostro gradimento.
Noi Penne Irriverenti vi auguriamo un buon proseguimento di giornata e vi diamo appuntamento tra due settimane.