EFFETTI COLLATERALI – Sei racconti di genere in Sicilia

di Rosario Russo

Effetti collaterali di Rosario Russo
Editore: Algra
Genere: Raccolta di racconti / Giallo
Pagine: 180
Data di uscita: 8 ottobre 2020

Cari lettori è con immenso piacere che oggi vi presentiamo Effetti collaterali la raccolta di racconti di Rosario Russo, in questo volume troverete storie piene di mistero, casi da risolvere, amore per la Sicilia e colpi di scena imperdibili!
Seguitemi in questo incredibile viaggio e non ve ne pentirete!

Buona lettura!!!

a cura di Manuela Morana


Sinossi di EFFETTI COLLATERALI

Una Sicilia vista attraverso le trame del giallo. Sei storie policrome, dal poliziesco al noir, che si snodano in un’isola densa di misteri, leggende e superstizioni per offrire al lettore un mosaico variegato e ricco di contraddizioni.

Recensione

In questa raccolta di racconti Rosario Russo, giovane scrittore siciliano, ci narra varie vicende, tutte avvincenti ed emozionanti.
Il primo racconto, dal titolo “Il delitto delle cartoline”, ci parla di Vincenzo, un giovane ragazzo con il sogno di diventare uno scrittore di successo.
La sorte però finora non gli ha sorriso molto e lui è costretto a sorbirsi le ingiuste critiche di sua madre.

Mia madre sostiene che il mio dichiararmi scrittore sia in pratica una scusa per non cercare un lavoro serio alla soglia degli ormai trent’anni, ma in un certo senso la colpa è anche sua.
Fu proprio lei infatti, dopo la bocciatura al terzo anno di commerciale, a togliermi la mia adorata Playstation e l’inseparabile scooter Piaggio e a costringermi a dedicarmi ad altro.
“Stavolta ti lascio a pane e acqua!”, mi urlò spietata, gettandomi tra le mani uno sgualcito libriccino che giaceva tra la polvere dello scantinato di casa, chissà da quanto tempo.
Quell’estate per punizione l’avrei dovuta passare a leggere e così feci.

Per vincere il blocco dello scrittore Vincenzo decide di girare a piedi la sua bella Acireale in cerca di qualcosa che catturi la sua attenzione ed è così che durante una “notte buia e tempestosa” entra in una casa abbandonata e per caso trova delle cartoline dal contenuto molto insolito.
Perché la mamma del Preside Motta gli spediva delle cartoline se viveva praticamente dall’altro lato della strada?
Che cosa significano quegli strani messaggi?
Perché in uno di essi la madre scrive un criptico “Così me lo ammazzano”?
Quale incredibile delitto si nasconde dietro questa storia?

Al nostro scrittore non resta altro da fare che riconsegnare le cartoline al legittimo proprietario e indagare sui fatti avvenuti tanti anni prima.
Ma nella vita a volte le cose non sono quelle che sembrano e Vincenzo scoprirà una storia insospettabile, una storia che parla di ingiustizie, d’amore e dell’importanza che ha il mare nella vita di alcuni di noi isolani.
Questo primo racconto ha toccato le corde del mio cuore e mi ha emozionata moltissimo, al punto che anche dopo molti giorni dalla fine della sua lettura mi torna spesso in mente una delle sue scene, l’immensità del mare, per noi abitanti della Sicilia è qualcosa difficile da spiegare, ce la portiamo dentro, ovunque andiamo, e sempre quando pensiamo alle numerose ore spese ad ammirarlo sentiamo dentro di noi un misto di nostalgia e senso di pace e appartenenza.

In ben tre racconti di questa raccolta ritroviamo un vecchio amico, l’ispettore Traversa, protagonista del romanzo “Quattordici spine”. È stato bello per me riabbracciare questo veneto brontolone che, tra una Marlboro e l’altra, non fa altro che lamentarsi della cucina siciliana (sarà matto? Come si fa a non amare il pesce?) e del nostro clima torrido (questo è già più comprensibile e condivisibile).
Sono sicura che sentiremo ancora parlare di lui e che piano piano imparerà ad amare la nostra splendida terra che non può lasciare indifferenti.
Traversa nel secondo racconto, dal titolo “Il sesto sigillo”, si ritrova, suo malgrado, all’interno di una situazione che ha del surreale.
Perché durante la notte un pazzo si diverte a dipingere i cavalli che si trovano in città?
Cosa significa quella strana locandina che dice: “ballerete senza suono”?
E come intrepretare quegli strani pizzini che sembrano riportare una filastrocca che parla di intercessioni negate, di megere e di baroni?
Questo racconto è avvincente ed entusiasmante, resterete affascinati da questa storia e come sempre apprezzerete l’intervento provvidenziale di Bevilacqua, il direttore di banca colto e capace di mettere sempre insieme le fila di ogni vicenda.
Il simbolismo qui la fa da padrone e vedrete i sigilli spezzarsi uno dopo l’altro senza che sia possibile rendersi conto di quello che sta davvero accadendo.
In un crescendo di apprensione e voglia di agire scoprirete insieme a Traversa la verità. Riuscirà il nostro ispettore a risolvere il caso e ad evitare una catastrofe? Non vi resta che mettervi comodi e leggere scoprire ogni cosa.

Il terzo racconto, dal titolo “Annalisa”, è forte e per certi versi malinconico, racconta della gioventù del protagonista, della brutta strada che aveva imboccato e di come, solo grazie all’intervento provvidenziale di Annalisa sia riuscito a salvarsi da una morte certa.
Scappato dalla Sicilia negli anni in cui la mafia uccideva centinaia di persone, spesso anche innocenti, il nostro protagonista si è trasferito in Germania dove si è rifatto una vita onesta e ha costruito la sua famiglia, ma un articolo di giornale fa scattare in lui la sete di vendetta e verità.
Tornare a Catania non sarà semplice per lui, la città è cambiata tanto, i suoi vecchi amici, e anche i nemici, sono morti e l’accoglienza che riceve non è delle migliori ma nonostante tutto alcune sensazioni è impossibile reprimerle e soffocarle.

Respirai a pieni polmoni: alle mie spalle era tornato a proteggermi il mio amato vulcano.
La fermata si trovava a due passi dal Duomo. Appena misi piede sull’asfalto del piazzale, mi guardai attorno con aria smarrita e per un attimo sembrò mancarmi il respiro.
Vent’anni.
Tanto era passato dall’ultima volta che il mio sguardo aveva incrociato gli archi della marina e l’imponente cupola della Cattedrale. Tuttavia quello smarrimento durò pochi minuti, giusto il tempo di afferrare il trolley e rimettermi in marcia per raggiungere la camera d’albergo che avevo prenotato. Superata la porta Uzeda, trovai ad accogliermi la solita maestosità del Duomo di Sant’Agata e mi parve che la Santuzza non m’avesse mai abbandonato, così come il dialetto catanese che non sentivo da un’eternità. Salutai il Liotru come si fa con un vecchio amico che non si vede da tanto tempo e dopo aver oltrepassato l’Acqua o linzolu mi infilai in un vicoletto che dava sulla via Garibaldi. In pochi minuti raggiunsi il luogo di destinazione.

A tratti il nostro protagonista si domanda che ci fa di nuovo in questa Catania che non è più sua, ma dentro di sé sa che deve trovare delle risposte, sa che deve capire chi ha ucciso Annalisa e perché, pensa alla vendetta, pensa a quanto sarà bello uccidere chi ha ucciso quella che era solo una ragazza di appena diciotto anni, una giovane buona e gentile che nulla c’entrava con cosche e mafia.
Annalisa è un’altra vittima innocente di una montagna di merda che tanto sangue ha versato.
Chi è Matteo Tre dita e che fine ha fatto? Perché non ha cercato vendetta? E può lo zio Nino Testa fina essere stato tanto crudele e spietato da scagliare la sua ira su una povera ragazza?
Tante le domande che affollano la testa del nostro protagonista e che trovano risposta vicino al pozzo di Passo Martino.
Questo racconto parla di amore, di lealtà, di verità, di vendetta, di mafia, di errori, di consapevolezza e dell’importanza di saper dire arrivederci o forse addio a tutto e a tutti, anche a chi si è amato di più.

Nel quarto racconto, dal titolo “Gli amanti immortali”, ritroviamo l’ispettore Traversa, alle prese con un’indagine insolita, con il caldo torrido e con una musica incantatrice.
Tra tutti i brani di questa antologia questo è quello che ho trovato più romantico e dolce anche se ovviamente non mancano l’azione e i tratti tipici del giallo tutto da scoprire.
Qui infatti mito, leggenda e realtà si fondono in maniera magistrale e Rosario Russo ci regala un vero gioiellino che unisce l’evidente amore per la nostra terra e per la mitologia acese a un perfetto giallo pieno di misteri da svelare.
Percepiamo chiaramente che finalmente la Sicilia sta entrando nel cuore e nella mente del nostro ispettore.
I fatti narrati riguardando il ritrovamento di una coppia di scheletri, un uomo e una donna stesi in una grotta vicino al mare, un bigliettino e una vecchia moneta dentro la tasca dei pantaloni di lui e tante domande che devono trovare risposta.
A chi appartengono quei due scheletri? Come sono morti e perché?
Cos’è quell’irresistibile musica che attrae Traversa? Il mito di Aci e Galatea ha ripreso vita? L’amore eterno può davvero esistere?
Molti nuovi amici aiuteranno il nostro ispettore a sciogliere le intricate fila di questa vicenda ma forse non tutto è come sembra.
Il quinto racconto, “Effetti collaterali”, è quello che dà il titolo all’opera e vi lascerà veramente senza fiato, i colpi di scena sono veramente tantissimi e il finale è totalmente inaspettato e inimmaginabile.
Federica, una giovane ragazza dolce e solare, una sera beve una birra e si sente poco bene. Durante la notte improvvisamente le sue urla svegliano le sue coinquiline, Giselle e Laura, e il fidanzato di quest’ultima, Luca, che si era fermato lì per la notte.
Dall’autopsia risulta che la giovane è stata avvelenata e da quel momento inizia una caccia alla ricerca della verità.
Non sono pochi gli errori nei quali il Commissario di polizia Carlo Stuto cade ma lo fa sempre perché gli indizi sembrano evidenti e abbastanza schiaccianti.
In questo brano emerge l’estrema bravura dell’autore come giallista, la trama è veramente ben studiata e i temi trattati sono tanti: l’amicizia, la gelosia, i tradimenti, la vendetta, la premeditazione degli eventi, la mancanza di scrupoli, un tocco di follia e soprattutto tante svolte imprevedibili. In “Effetti collaterali” tutto viene continuamente ribaltato e l’epilogo riuscirà davvero a sorprendere anche il lettore più attento.

Infine in “La trovatura della Sarpa” il buon Traversa si trova a dover indagare sull’improvvisa morte del professor Spadaro in circostanze davvero molto insolite e bizzarre.
Secondo quanto sostengono i suoi colleghi, nonché amici fraterni, Giuseppe Sciacca e Guido Vadalà, è morto perché ha provato ad entrare in possesso della trovatura, secondo la leggenda, un tesoro sepolto molti anni fa:

Chiunque voglia impadronirsene deve compiere un preciso rituale: bisogna collocarsi sopra il punto esatto, mangiare una salpa rigorosamente cruda e bere una quartara intera di vino, circa dieci litri.

Dall’autopsia e dalle indagini emergono indizi che aprono nuovi scenari, inoltre questo tragico evento attira l’attenzione della stampa e della tv.

Nei giorni successivi i media diedero ampio risalto alla tragedia, descrivendo Spadaro come una sorta di martire della cultura popolare; l’ultimo dei sognatori in un’epoca dove il folklore era ormai in via d’estinzione. Vadalà e Sciacca, nelle varie interviste rilasciate, si premurarono di annunciare con il cuore in gola l’uscita imminente di un volume di racconti incentrati sui miti e le tradizioni locali, ai quali da circa un anno avevano lavorato insieme al defunto. Il libro si sarebbe chiamato Miti e leggende sicule, ovviamente dedicato alla memoria del povero Spadaro. Grazie all’ampio risalto della vicenda, il volume era destinato ad andare a ruba. Il Comune di Acireale aveva già annunciato che la presentazione sarebbe avvenuta nella splendida cornice del Palazzo di Città, rigorosamente in veste istituzionale. Giornalisti da tutta Italia erano pronti a presenziare alla conferenza stampa che si sarebbe tenuta da lì a poco, addirittura si parlava di un grosso produttore televisivo interessato ad acquistarne i diritti per una futura docufiction. Il sacrificio del professore non sarebbe stato vano.

L’uscita del libro scritto dai tre professori è alle porte e “grazie” a questo sfortunato evento la fama sembra investire quest’opera ancora prima che venga ufficialmente pubblicata.
Spadaro è sul punto di passare alla storia come un romantico, un sognatore, morto per inseguire i suoi sogni e per la sua sete di verità e conoscenza.
Traversa è tra i pochi scettici, non ci vede chiaro ed è deciso a trovare le risposte alle domande che lo assillano.
Un fiore di Sterlizia Regina e delle tracce di vomito dove non dovrebbero esserci aiuteranno il nostro ispettore a fare chiarezza su un caso che per certi versi risulta essere davvero spaventoso e estremamente realistico.

In conclusione posso dirvi che ho veramente amato “Effetti collaterali”, tutti e sei i racconti mi hanno lasciato qualcosa dentro e mi hanno fatto provare emozioni forti, non sempre sono state emozioni positive perché a volte la rabbia, la paura, la trepidazione e l’angoscia hanno preso il sopravvento ma è esattamene quello che desidero provare quando leggo un giallo.
Solitamente non amo le raccolte di racconti perché essendo brevi spesso non danno modo di calarsi totalmente nelle storie ma stavolta questa raccolta mi ha davvero sorpresa e stupita, e per questo devo confessarvi che “Effetti collaterali” non solo ha soddisfatto le mie più rosee aspettative ma le ha ampiamente superate.
L’opera di Rosario Russo riesce ad essere molto completa e interessante, tutti i racconti hanno trame molto ben strutturate e non presentano buchi o imprecisioni, inoltre riescono a tenere il lettore incollato alle pagine.
Posso dire con assoluta certezza che adoro la penna di Rosario Russo, la sua narrazione è sempre estremamente fluida e appassionante, le sue storie non risultano mai esagerate o poco credibili ma viceversa fanno breccia nel lettore proprio perché sono realistiche e riescono a coinvolgerti e conquistarti. Non posso che augurare tanta buona fortuna a questo mio talentuoso conterraneo e aspettare con ansia di poter leggere ancora le sue bellissime opere!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5




Si ringrazia l’autore per aver gentilmente fornito il materiale