FESTA DELLA DONNA CON LE PENNE IRRIVERENTI: SCRITTRICI FUORI DAL CORO

a cura di Rosa Zenone

Penne Irriverenti, autrici sovversive nella vita e nelle opere

Le penne irriverenti
Illustrazione di Rosa Zenone

In occasione della Festa della donna,giorno nel quale cade anche l’anniversario del nostro blog, abbiamo deciso di omaggiare entrambe le ricorrenze dedicando la nostra attenzione a donne che sono state note Penne Irriverenti; autrici quasi sovversive non solo nei loro scritti ma anche nelle azioni, personalità rivoluzionarie che si sono discostate dai pensieri comuni e sono emerse in tutto il loro bagliore. Voci fuori dal coro che si sono sapute distinguere in un mondo declinato al maschile senza timore di non uniformarsi, voci libere il cui eco immortalato non può non fungere da modello da emulare. In un’epoca in cui le disparità di genere sono ancora molte non si può tacere, ed essere Irriverenti permane un atto liberatorio.

Sibilla Aleramo

Tra le Penne Irriverenti, non può mancare un’autrice nostrana, colei che è considerata la prima scrittrice del Novecento, Rina Faccio (1876-1960), meglio nota come Sibilla Aleramo. Oltre ad essere stata un’intellettuale in vista e influente durante i propri anni, ella è considerata anche la madre dell’autobiografia femminile, con la sua prima opera  Una donna. In tale libro l’autrice racconta le proprie vicende con un lirismo profondo e penetrante, vicende tristi ma anche trionfanti. Dopo aver subito una violenza sul posto di lavoro, ella sposa l’uomo che gliel’ha perpetrata. Da qui comincia la sua vita ingabbiata da donna maritata e madre del piccolo Walter, ma accanto all’affettuosa devozione verso il figlio sopravvive la sua voglia di affermarsi e non rimanere ripiegata in una posizione che non la soddisfa. Compie dunque un atto che all’epoca apparì sacrilego: rinuncia alla propria maternità in nome della propria dignità di essere pensante e autonomo.

“L’aspirazione appassionata ad una vita di libertà e d’azione, in armonia colle mie idee, si palesava in verità a me stessa come non mai. Ogni mia parola sembrava illuminarmi il fondo dell’anima. E uno stupore m’invadeva, si mescolava alla lucida ebbrezza del pensiero finalmente capace di manifestarsi.”



Virginia Woolf

Virginia Woolf (1882-1941) è indubbiamente una delle maggiori autrici di fama mondiale, i suoi romanzi da sempre riscuotono un grande successo internazionale. Ella è una delle poche penne femminili che è riuscita ad assurgere all’empireo letterario da sempre riservato agli uomini. Il fatto che soffrisse di nevrosi, che partisse dalla condizione svantaggiata di appartenenza al genere femminile e che intrattenesse una presunta relazione omosessuale, non le hanno impedito di ergersene al di sopra e far sentire la sua voce dissonante in seno alla società. Oltre a Tre ghinee (1938), nel quale evidenzia l’aspetto totalmente patriarcale della società, con Una stanza tutta per sé (1929) rivendica un ruolo impegnato e culturale della donna da sempre posta ai margini, individuando quale motivo di sudditanza femminile l’assenza di indipendenza e il poco spazio concesso. Se si considera quanto sia significativa quest’opera ancor tutto oggi, ancor più se ne potrà inquadrare la portata rivoluzionaria e coraggiosa all’epoca e individuarvi le radici per una piena e completa emancipazione femminile.

“Tanto a lungo è stato loro negato: tempo e denaro, e una stanza tutta per sé. […] Non si possono coltivare fiori preziosi in un terreno povero”



Colette

Se parliamo di Penne Irriverenti non possiamo non citare una regina dello scandalo come Sidonie Gabrielle Colette (1873-1954), più nota semplicemente come Colette, uno scandalo che ha attraversato tanto le sue opere che la sua vita privata. Colette è il prototipo della donna completamente libera da ogni soggiogamento maschile e dalle convenzioni, un’autodeterminazione costruita da sé e che comincia da un atto di ribellione. Ella si legò giovanissima a un noto autore, Henry Gauthier Villard, detto Willy. Durante il loro matrimonio l’uomo sfruttò e indirizzò l’abilità della moglie facendole scrivere la nota serie con protagonista Claudine, per poi pubblicarla a proprio nome. Ma Colette fu in grado di riprendere in mano la propria esistenza e lo fece, lasciò il coniuge e divenne totalmente autonoma, oltre che di gran lunga più nota di quello.

Ella fu una personalità eclettica, fu giornalista, critica, ebbe un salone di bellezza e lavorò addirittura come attrice, esibendosi perfino al noto Moulin Rouge. Altrettanto libera fu anche la sua vita privata, intrattenne diverse relazioni di cui alcune saffiche, ebbe come amante perfino il giovanissimo figlio del suo secondo marito. Consigliamo a proposito circa la sua biografia il film del 2018 nel quale è impersonata da Keira Knightley. Se da un lato, data la sua vita tacciata di mancanza di etica, le furono rifiutate esequie religiose alla morte, dall’altro però fu la prima donna a ottenere bensì funerali di Stato. Svincolata dalla morale fu anche la sua scrittura, autentica e per nulla influenzata dai dettami della società. In Chéri (1920), seguito da La fine di Cherì, al centro della narrazione vi è la relazione tra una prostituta nel pieno degli anni, Lea, e il giovane il cui nome dà il titolo all’opera; tale scelta tanto più audace se consideriamo che una storia tra un uomo e una giovinetta è da sempre meglio ben vista dell’opposto. Ma tralasciando ciò la grandezza del libro si cela indubbiamente in questa donna ancora avvenente e colma di desiderio amoroso nonostante non più giovanissima, e allo stesso tempo dotata di un forte carisma, coraggio, forza e consapevolezza derivanti dalla propria esperienza. Lea non è assolutamente il personaggio classico e scontato dell’ “innamorata irrazionale”, bensì in grado di ragionare e decidere con lucidità nonostante la forza dei propri sentimenti, che anzi ne risulteranno maggiormente esaltati, e tutto ciò le infonde una dignità raramente ravvisabile.

”Non ti ho mai parlato dell’avvenire, io. Perdonami, Chéri: ti ho amato come se avessimo dovuto morire tutti e due da un momento all’altro. Dato che ero nata ventiquattro anni prima di te, ero condannata, e ti trascinano con me…”



Luce Irigaray

Concludiamo la nostra rassegna con una donna dei nostri tempi, la filosofa belga naturalizzata francese Luce Irigaray (1930), una fondamentale femminista. La sua carriera comincia con  Speculum. L’altra donna, pubblicato nel 1974 e tesi del suo dottorato.In tale opera ella affronta la sessualità femminile evidenziando quanto nella visione della suddetta sia sempre stata adottata una visione fallocentrica, arriva dunque a demolire parte della filosofia e della psicoanalisi, incluse le note teorie di Sigmund Freud. Ma alle spalle di questo libro vi fu uno scontro ancor più esplicito e impavido, quello con Jacques Lacan, ciò condusse all’espulsione dell’Irigaray dall’Università; lo stesso titolo Speculum, che richiama lo strumento ginecologico, si pone in aperto conflitto con la Teoria dello specchio redatta da Lacan stesso. Luce Irigaray dunque si dimostrò una donna risoluta e assolutamente non disponibile a negoziare le proprie idee, qualunque fosse stato il costo di questa scelta. Inoltre apre uno spiraglio su un argomento complesso e delicato come la sessualità femminile fino ad allora archiviato perlopiù con una semplicistica visione che la classifica in modo oggettuale come mera mancanza di fallo, dunque priva di caratteri propri. L’autrice invece sottolinea la necessità di porla al centro di un’indagine esclusiva e di farne il soggetto protagonista con le proprie specificità.

“Ogni teoria del soggetto si trova sempre ad essere appropriata al “maschile”. Assoggettandovisi la donna rinuncia, a sua insaputa, alla specificità del proprio rapporto con l’immaginario. Si rimette cioè nella situazione d’essere oggettivata – in quanto “femminile”- ad opera del discorso. La stessa poi si rioggettiva, quando pretende d’identificarsi “come” un soggetto maschile.”



Tramite questa rassegna di Penne Irriverenti speriamo abbiate trovato non solo spunti interessanti di lettura, ma anche degli esempi che possano ispirarvi ogni giorno a non aver mai timore di essere irriverenti per esprimere voi stesse. Questo il nostro augurio per la Festa della Donna, e nel farvelo cogliamo anche l’occasione per ringraziarvi per aver seguito il nostro blog nel suo primo anno di vita.