HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO, ALMENO UN MILIONE DI SCALE

di Eugenio Montale

Cari amici lettori, benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi abbiamo scelto di parlavi di “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale” di Eugenio Montale.
Buona lettura!

a cura di Elisa Mazza

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Parafrasi

Ho sceso,con te sottobraccio, almeno un milione di scale, e adesso che non ci sei più ascolto il vuoto della tua mancanza, scendendo ogni gradino. Anche se in realtà il nostro stare insieme è stato lungo anni, a me ora pare breve.
La mia vita continua senza di te e adesso non necessito più delle sciocche routine quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, le trappole impreviste di tutti i giorni, e le delusioni di chi è limitato nella realtà che vediamo con gli occhi. Ho sceso, tenendoti stretta sottobraccio, almeno un milione di scale e non perché con i nostri quattro occhi era più facile vivere meglio e con più sicurezza, le ho scese insieme, con te, perché avevo la certezza che fra noi due, nonostante i tuoi occhi malati, la sola a vedere davvero la vita, eri tu.

Commento

Opera tratta dalla raccolta Satura 1962-70
In memoria della moglie Drusilla Tanzi

Questa poesia l’ho fatta mia tanti anni orsono, compagna di pensieri e scoperte amorose: ho sentito espandere il mio cuore, l’ho respirata, e ho persino versato sopra le sue parole lacrime brucianti. In queste poche righe, Montale sa esprimere tutto il maestoso sentimento d’amore che quasi tutti anelano di provare e realizzare, ovviamente io compresa.
La sua semplicità di linguaggio è disarmante perché sa colpire per la profondità e la sensibilità del messaggio: traspare dolorosamente limpido il tormento e il dolore per la perdita dell’amata moglie, ma anche l’amore assoluto, palpitante, che ha accompagnato la coppia per tutta la vita.
Una fusione unica, sincera e struggente: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale per me, è decisamente uno dei suoi scritti più riusciti (e conosciuti).
Uno stile che raccoglie la quotidianità, la semplicità delle piccole cose della vita, fatta anche di parole comuni, vera concretezza, decisamente in contrasto con il classico stile aulico della lirica: Eugenio Montale parla infatti anche di banalità, come coincidenze e prenotazioni, mentre i suoi passi stanchi susseguono ipnoticamente scendendo le scale. Io, leggendo, quel vuoto l’ho provato, sembra davvero che i suoi passi risuonino ad ogni scalino, in un triste eco di assenza. In questi versi liberi (tipico nei poeti del Novecento) il poeta gioca ironicamente con un inversione di parti nella coppia: sua moglie Drusilla soffriva di una malattia agli occhi quindi non vedeva quasi nulla. La guida “reale” era quindi Montale che, appunto per aiutarla a camminare, la portava tenendola sottobraccio e accompagnandola: non è dolce e protettiva l’immagine evocata? Se lui era stato per lei una guida fisica, lei per lui risulta essere una musa, il suo tutto e una guida spirituale. Purtroppo con la perdita della moglie Drusilla adesso sente solo un grande vuoto, un tormento onnipresente, uno scalino dietro l’altro da superare.
E il pulsante peso dolceamaro dei ricordi che resta con lui.

Eugenio Montale

Nato a Genova il 12 ottobre 1896, Eugenio Montale è stato un poeta, scrittore, giornalista, traduttore, critico letterario e musicale, filosofo e politico italiano. Ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1975 ed è morto a Milano il 12 settembre 1981.