I BAMBINI DI SVEVIA

di Romina Casagrande

I bambini di Svevia

I Bambini di Svevia di Romina Casagrande
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 400
Edizione: Gennaio 2020

a cura di Elide

Cari amici lettori,
quello che vi presentiamo oggi è un romanzo di grande intensità che ci porta a scoprire una pagina dimenticata – se non anche sconosciuta – della nostra storia, quella dei “bambini di Svevia”.
Chi erano? Scopriamolo insieme a Romina Casagrande.
Buona lettura!

Sinossi

Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data. L’unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito altro. Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall’ombra e a mettersi in viaggio. È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell’amico Jacob, che non vede da quando erano bambini. Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell’Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane. Li chiamavano «bambini di Svevia». In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob.
La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all’amico d’infanzia l’unica verità in grado di salvarli. Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare. Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso. Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità. I bambini di Svevia è un romanzo indimenticabile. Per la capacità di leggere l’animo umano con profondità ed empatia. Per il coraggio di far luce su un capitolo poco conosciuto della storia italiana, quello dei bambini che, per tre secoli e fino alla Seconda guerra mondiale, venivano venduti dalle famiglie per lavorare nelle fattorie dell’Alta Svevia. Per la protagonista, Edna, un personaggio vivido e coinvolgente.
Una storia che è un tuffo in un mondo in cui la natura dice più delle parole e in un passato dimenticato che chiedeva di essere raccontato.

Recensione

“E ha finito con il dimenticarsene, ma poi, un giorno quando meno te lo aspetti, capita qualcosa che ti fa ritornare lì. Ed è come se non te ne fossi mai andata. Come se tutto il tempo trascorso da quel preciso istante non contasse più nulla. E tu resti a chiederti cosa sia accaduto nel mentre. Non lo disse, ma era come se i pensieri fluissero nell’aria insieme al profumo della menta selvatica. Prisca annuì. Con quei soldi ci ho comprato il van. Non credo abbia mai voluto davvero diventare un avvocato. Ma è difficile deludere chi ami, costa più che fare finta di nulla e tradire te stessa. Forse ci ho creduto, all’inizio, e ho provato a nascondere i miei disegni e i libri sui fiori, però non ha funzionato. Vorrei soltanto che loro avessero capito. […] Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé infinite potenzialità. A un certo punto, semplicemente, scegliamo. E ogni passo che muoveremo in seguito sarà condizionato da quella scelta, fino a farci dimenticare tutte le varianti che avremmo potuto essere. Già, come aprire una porta. Oppure decidere se tenerla chiusa. Edna annuì. E non c’erano scelte giuste oppure sbagliate. C’erano soltanto scelte che si affacciavano su giorni felici e altre che ti facevano sprofondare nel buio. Le restava ancora da capire se da quel buio si potesse mai uscire davvero, senza essere costretti a portarselo dentro per sempre.”

Edna ed Emil sono insieme sin da quando lei era una bambina, una bambina venduta dai propri genitori bisognosi di denaro a una delle tante fattorie; una fanciulla ingenua e inconsapevole che viene riportata alla realtà da Jacob. Ma adesso Edna è una donna anziana. Una donna della terza età che ha fatto una promessa. Una promessa che chiede di essere mantenuta, che deve essere mantenuta. Emil, il suo longevo pappagallo dalle grandi ali blu e ancora al suo fianco, la veglia e al contempo la sprona perché è giunta l’ora, è arrivato il momento. Ella non aspetta altro che un segno per mantenere quella parola data e quel segno si palesa innanzi ai suoi occhi quando, in uno dei tanti giorni scanditi da una routine improcrastinabile che attende l’ultimo trasferimento, legge la notizia. Eccolo, il segno. Adesso Edna sa. Non può indugiare ancora. Scrive due brevi righe di commiato per Adele e con un trasportino per cani all’interno del quale verrà alloggiato il suo amico animale, parte. Parte per quello che diventerà un viaggio anche per il lettore, tra presente e passato.
E così torniamo con lei indietro nel tempo. Siamo nelle fattorie dell’Alta Svevia, la bambina che era sta per essere venduta nei mercati del bestiame. Li chiamavano “I bambini di Svevia” e per loro non c’era ritorno da quei campi spacciati quali luoghi idilliaci dove apparentemente avrebbero vinto la fame e la carestia. Qui nasce l’amicizia con il giovane compagno d’avventura, Jacob, qui hanno sede i ricordi e sempre qui è nata quella promessa che deve mantenere. È giunta l’ora. Ma qual è questa promessa? Perché Edna è così decisa ad affrontare quel cammino che l’ha salvata da bambina in senso contrario? Cosa si cela dietro le vette di quelle montagne così impervie?

“[…] Sperando d’un tratto che l’inchiostro delle lettere si confondesse per comporre una parola familiare. Ma le pagine non parlavano e lei si sentì sprofondare nel vuoto mentre la sensazione di essersi persa in un mare troppo vasto di cui non si scorgeva i confini, la portava alla deriva, facendola sentire sola come non era mai stata.”

Con una penna chiara, magnetica, precisa ed erudita, Romina Casagrande fa il suo esordio in libreria con un romanzo fatti di coraggio e speranza, di redenzione e voglia di ricominciare, di desiderio di voler mantener fede ad un impegno preso e che sin dalle prime pagine emerge per la sua grande forza empatica. Edna è una donna che si dipinge in modo chiaro nella mente del lettore, è una simpatica vecchietta che con la sua genuinità non fatica ad entrargli nel cuore insieme a questo delizioso pappagallino che con quelle parole inespresse, eppure, udibilissime l’accompagna. Perché Emil, che resta al suo fianco, sembra parlarle, sembra essere sempre pronto a spronarla e ad incitarla – e anche rimbrottarla – in ogni difficoltà. Al loro fianco si susseguiranno tanti amici di nuova e vecchia data che li accompagneranno passo dopo passo in questa bella avventura.
Ma non è finita qua. Perché Romina ci invita a riflettere anche su una delle pagine meno conosciute della storia italiana e cioè quella di questi bambini che per ben tre secoli, fino cioè alla Seconda guerra mondiale, venivano venduti dai propri genitori a uomini spesso senza scrupoli per coltivare e lavorare nell’Alta Svevia.
Il risultato è quello di una storia che avvince e conquista e a cui si somma un messaggio profondo che resta nel cuore. Un romanzo d’esordio che non può passare inosservato, che si legge e si divora, che si sedimenta nell’anima e che è un piacere leggere e rileggere.

“Qualcuno, un tempo, ha provato a convincermi che la strada migliore fosse fare sempre quello che andava fatto, rispettando tutte le regole. Ma è stato chi non ne ha rispettata nemmeno una a salvarmi. Lo trovo un pensiero molto rassicurante, quindi non aspettarti mai da me il contrario.”

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 4


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5

L’Autrice

Romina Casagrande vive e insegna a Merano, in provincia di Bolzano. Laureata in lettere classiche e appassionata di storia, ha collaborato con alcuni musei, realizzando percorsi didattici interdisciplinari. Ama la natura, la montagna e condivide la sua casa con tre pappagalli, due cani e un marito. I bambini di Svevia è il suo romanzo d’esordio.