IL COLIBRÌ

di Sandro Veronesi

“Il colibrì di Sandro Veronesi
Genere: narrativa
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 368
Edizione: 2019

a cura di Elide

Cari amici lettori,
è con immenso piacere che oggi vi parliamo de “Il colibrì” di Sandro Veronesi neovincitore del Premio Strega edizione 2020. Buona lettura!

Sinossi:

Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo). La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all’indietro… Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d’acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali. Il colibrì è un romanzo sul dolore e sulla forza struggente della vita, Marco Carrera è – come il Pietro Paladini di “Caos Calmo” – un personaggio talmente vivo e palpitante che è destinato a diventare compagno di viaggio nella vita del lettore. E, intorno a Marco Carrera, Veronesi costruisce un mondo intero, una galleria di personaggi indimenticabili, un’architettura romanzesca perfetta come i meccanismi di un orologio, che si muove tra i primi anni ’70 e il nostro futuro prossimo – nel quale, proprio grazie allo sforzo del colibrì, splenderà l’Uomo Nuovo.Dopo Il manoscritto, apprezzatissimo da critica e lettori, un nuovo romanzo a matrioska zeppo di colpi di scena che fonde thriller, pulp e suspense psicologica: un labirinto ipnotico e perfetto in cui perdersi, per sbucare in un finale che riannoda tutti i fili.

Recensione:

«E anche tutto l’amore che è stato sparso per il mondo, tutto il tempo che è stato sperperato e tutto il dolore che è stato provato: era forza, tutto, era potenza, era destino, e puntava lì. – I lupi non uccidono i cervi sfortunati, Duccio – dice- Uccidono quelli deboli. – Questa consapevolezza è l’unico modo per non soccombere alla “dittatura del dolore.»

Quella di Marco Carrera, figlio della borghesia fiorentina, non è una storia come tante. Affetto da problematiche di salute dettate dalla sua altezza sotto la media, problematiche che per questo gli hanno conferito il soprannome di “Colibrì” da parte della madre, ma dalle quali poi è riuscito a guarire grazie a cure ormonali che riescono a fargli recuperare ben sedici centimetri di altezza, il giovane, poi uomo, riesce a laurearsi e a diventare uno specialista in oftalmologia. Tuttavia la sua vita viene sconvolta dall’oggi al domani perché sua moglie, Marina, in cura da uno psicologo, chiede il divorzio ed è già incinta di un altro uomo.
Da questi brevi assunti ha inizio una narrazione serrata ma anche libera. Perché l’autore ci racconta con delicatezza ma anche ironia, con durezza e senza mai apporre filtri, quello che è stato un percorso fatto di disgrazie, di sfortune, di malattie che non lasciano scampo, di amori assoluti che trovano la loro essenza nelle lettere epistolari con Luisa, la donna della vita nonché voce narrante esterna, di situazioni al limite ma tali da spezzare.
E come reagisce Marco a tutto ciò? Con la forza di un colibrì, con la determinazione dell’uccellino più piccolo al mondo che con il suo corpicino batte le sue ali tra le 70 e le 90 volte al secondo ed emblema per i Maya del guerriero del sole. Questo piccolo volatile per tutta la sua esistenza batte le sue ali senza muoversi, sospeso nell’aria. Un po’ come fa il protagonista del titolo di Veronesi. Perché Marco, nonostante le avversità non si lascia schiacciare, è ben saldo sulle sue gambe, ben fermo nelle sue posizioni, è fedele esclusivamente a se stesso e ai suoi valori. La sua posizione di sopravvivenza è salda e radicata.

«Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.»

“Il colibrì” di Sandro Veronesi è un romanzo variegato, dalle molteplici tinte e sfumature. È un titolo che ci parla di perdita, di amore, di lutto, di legami, di dolore, tanto dolore, di malattia ma anche e soprattutto di forza.
Il tutto con un ritmo narrativo marcato, ritmato. La penna di Veronesi tiene incollati alle pagine grazie a quel suo naturale grado di sarcasmo che ben si mixa con una trama solida e ben articolata.
Un titolo capace di suscitare la riflessione, capace di scavare dentro al suo lettore, un titolo che semplicemente resta.

Il nostro giudizio:
Stile:Voto 5/5
Trama:voto 5/5
Piacevolezza:Voto 5/5
Copertina:Voto 4/5
Voto finale:Voto 4 e mezzo/5

SANDRO VERONESI

Scrittore italiano, fratello del regista Giovanni Veronesi. Ha compiuto i suoi studi nel campo dell’architettura, optando definitivamente per la scrittura a 29 anni. Risale infatti al 1988 il suo primo libro Per dove parte questo treno allegro. Con Gli sfiorati Veronesi inizia a rivelarsi come uno scrittore fantasioso e raffinato. Nel 1992 esce Cronache italiane, raccolta di articoli apparsi per la maggior parte sul supplemento domenicale de il Manifesto negli anni tra il 1988 e il 1991.  Dopo lo studio sulla pena di morte nel mondo (Occhio per occhio), Veronesi scrive Venite, venite B 52 (vincitore del Premio Fiesole nel 1996), con cui si allontana fatalmente dalla narrativa della tradizione italiana, avvicinandosi a certi autori americani della cultura psichedelica, come Thomas Pynchon o Tom Robbins e ponendosi come figura atipica della nostra narrativa. La forza del passato (2000) vince il premio Viareggio e premio Campiello (da cui è poi tratto l’omonimo film di Piergiorgio Gay) e Caos calmo (2005) il premio Strega, poi film nel 2007 diretto da Antonello Grimaldi ed interpretato da Nanni Moretti. Il film è stato in gara al Festival di Berlino 2008. Del 2010 il romanzo XY edito da Fandango, vincitore del Premio Flaiano 2011 e del Premio Superflaiano 2011. Nel 2011 sempre per Fandango Libri è uscita la raccolta di racconti Baci Scagliati Altrove. Nel 2012 Fandango ripubblica Gli sfiorati, “Un omaggio a Roma” come lo stesso autore definisce il romanzo da cui è tratto il film omonimo di Matteo Rovere. L’anno successivo esce per Bompiani Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento.Del 2014 il romanzo Terre rare (Bompiani), vincitore del Premio Bagutta 2015, in cui ritorna Pietro Paladini, già protagonista di Caos Calmo; del 2015 Non dirlo. Il vangelo di Marco (Bompiani); del 2016 Un Dio ti guarda (La Nave di Teseo), del 2018 Cani d’estate (La Nave di Teseo), del 2019 Colibrì (La Nave di Teseo). Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie.