L’ULTIMA NAVE PER TANGERI

di Kevin Barry

L'ultima nave per Tangeri

L’ultima nave per Tangeri di Kevin Barry
EditoreFazi Editore
GenereNarrativa
Pagine205
Data di pubblicazione:1 Ottobre 2020

a cura di Rosa Zenone

Salve lettori, rieccoci nuovamente con un’interessante proposta di lettura, L’ultima nave per Tangeri di Kevin Barry, finalista al Man Booker Prize 2019 e annoverato tra i migliori cinque romanzi dell’anno sul New York Times, da oggi in libreria. Noi l’abbiamo letto in anteprima e cominciamo a dirvi che è un romanzo incredibile, tema centrale è l’esistenza e le sue mille connaturate sfaccettature, un tema affrontato tramite due insoliti e loschi protagonisti: Maurice e Charlie, due cinquantenni con alle spalle attività di spaccio e con un passato particolarmente complesso… Buona lettura!

Sinossi

Nel porto spagnolo di Algeciras, Maurice e Charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d’occhio le navi per Tangeri. Stanno cercando Dilly, la figlia di uno dei due. Maurice e Charlie si conoscono fin dall’adolescenza: sono due ex trafficanti, hanno iniziato a spacciare da giovani, sono cresciuti, hanno fatto i soldi, hanno pestato i piedi ai rivali, si sono dovuti nascondere per non essere ammazzati, hanno attirato la sfortuna, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, Cynthia, per la quale si sono accoltellati. Ormai tagliati fuori dai giri criminali, Maurice e Charlie, due presenze minacciose soltanto in apparenza, si rivelano per ciò che sono diventati: due ex criminali al verde, due balordi noti come macchiette all’interno del porto, che inseguono un fantasma che forse non è mai esistito se non nella loro immaginazione. Finalista al Man Booker Prize, incluso nella lista dei cinque migliori romanzi dell’anno per «The New York Times» e in testa alle classifiche irlandesi, L’ultima nave per Tangeri è un romanzo ossessionato dal mistero dell’amore, intriso di una bellezza malinconica e di un umorismo raro che conferma Kevin Barry come uno dei più talentuosi e premiati autori irlandesi contemporanei.

Recensione

“Maurice Hearne e Charlie Redmond se ne stanno seduti su una panchina un paio di metri a ovest del portellone.  Hanno da poco superato i cinquanta. Gli anni ormai si ritirano come una marea. Ci sono i vecchi tempi sui loro volti, nelle linee dure delle mascelle, nelle bocche sgangherate. Ma conservano – più o meno- un’aria spavalda.”

Siamo nel 2018 al porto di Algeciras in Spagna, qui incontriamo i nostri due protagonisti Maurice e Charlie, due cinquantenni irlandesi, presentati quali loschi figuri ma in concomitanza avvolti da una certa ironia, talvolta dal retrogusto alquanto amaro. I due hanno un brusco e difficile passato e sono uniti da un rapporto complesso ambivalente. Sono stati soci nelle attività di spaccio e amici, ma allo stesso tempo rivali in amore. Ora si ritrovano in un porto attanagliati dal vuoto del presente e i dubbi, i rimpianti e le nostalgie del passato.

Lo spazio narrativo attraverso le loro chiacchiere si allarga e dirama fino a raggiungere altri posti e anni anteriori alla vicenda, tramite l’uso del discorso indiretto libero sono ricostruite le loro vicende e la loro vita.

“Parlano dell’età e dell’avanzare della morte. Parlano di quelli che hanno incrociato e di quelli che hanno aiutato, dei loro primi amori e degli amori perduti, dei nemici e degli amici. Parlano dei giorni andati a Cork, e a Barcellona, e a Londra, e a Malaga, e nella città fantasma di Cadice. Parlano dei sentimenti di quei posti.”

Il passato si aggira su di loro e si annida nelle loro menti, prorompendo violentemente nel presente senza mai abbandonarli. Seppure essi sono nel 2018 è come se non vivessero nella contemporaneità bensì in quei tempi lontani impossibili da riportare indietro. Ormai sembrano non avere più nulla a cui aggrapparsi, e dei vecchi incalliti e intraprendenti spacciatori dalla vita movimentata rimane solo un’ombra di ricordo. Però, in fondo, a loro è rimasto ancora qualcosa, Dilly, la figlia di Maurice e della moglie Cynthia, quella donna che entrambi con dolore avevano amato e ancora amano.

“Voglio dire, l’esperienza più profonda che il mondo può offrire, in un certo senso, è quella di avere un cuore spezzato.”

Proprio per Dilly essi si ritrovano al porto in attesa della nave per Tangeri, ella è fuggita da tre anni e secondo alcune voci sarebbe intenzionata a salire proprio su quell’imbarcazione, e i due sperano di riuscire a intercettarla.

I due uomini e la ragazza si ritrovano su piani che si intersecano ma in modo opposto: ella fugge verso il futuro e lontano dal gelo, metaforico e non, dell’Irlanda, optando per un modus vivendi da punkabbestia, loro invece non accettano la posteriorità e non sono in grado di adattarvisi poiché non rinvengono più i propri capisaldi, sembra quasi che vedano trascorrere la vita senza parteciparvi appieno. Tre vite diverse colte nel loro scorrere ai margini, in modo consapevole e non, che si rapportano alla scelta di essere artefici o meno del proprio tempo.

L’ultima nave per Tangeri è una storia di tormenti, di errori e di interrogativi irrisolti. Maurice e Charlie sono abbozzati nelle loro caratteristiche ma prendono vita pian piano attraverso le proprie parole e il proprio rimembrare.

La penna di Barry è sinuosa e flebile, si muove leggiadra quasi avvolta in un’aura metafisica timorosa di calcare troppo il proprio solco, il suo stile è misurato e impetuoso, in grado di spiazzare con il non detto ma anche di trascinare con la propria profonda potenza evocativa e rappresentativa.

I numerosi salti spazio-temporali suscitano perplessità ma anche curiosità, pian piano si acquisiscono elementi utili a ricostruire il quadro completo delle vicende in un’atmosfera fatta di un’inquietante quiete rumorosa. La lettura suscita una forte impazienza nel lettore che vorrà saperne di più e conoscere l’epilogo quanto prima. C’è inoltre da sottolineare la presenza sottesa di un certo “misticismo” che tende ad amplificare il pathos già di per sé prorompente.

L’ultima nave per Tangeri riesce a solleticare le corde interiori attraverso le vicissitudini dei suoi personaggi che risultano impareggiabili e autentici nelle loro imperfezioni, pienamente rappresentativi di quell’eterno e umano incespicare mentale tra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere.

“Di che cazzo sono fatto, Karima?
Di quello, insinuò lei, di cui è fatto ognuno di noi, di tutte le parole che abbiamo sussurrato di notte, e di tutte le promesse tradite.”

Il nostro giudizio:

TramaVoto 5/5

StileVoto 5/5

PiacevolezzaVoto 4,5/5

CopertinaVoto 5/5

Voto finaleVoto 5/5

Kevin barry

Ha esordito nel 2007 con la raccolta di racconti There are Little Kingdoms. Successivamente ha pubblicato un’altra raccolta di short storiesDark Lies the Island, e due romanzi: City of Bohane, vincitore nel 2013 dell’International impac Dublin Literary Award, e Beatlebone, vincitore nel 2015 del Goldsmiths Prize.


Si ringrazia la casa editrice per aver cortesemente fornito il materiale.