L’UOMO DEI PICCIONI

di Salvatore Scalisi

L’uomo dei piccioni di Salvatore Scalisi
Genere:Narrativa
Editore: Independently Published
Pagine: 195
Edizione:13 Giugno 2017


Bentrovati cari lettori,
oggi vi faremo conoscere L’uomo dei piccioni di Salvatore Scalisi, un’opera quasi interamente ambientata nel mondo dei senzatetto, buona lettura.

a cura di Rosa Zenone


Sinossi

“Il mondo dei clochard in una dimensione incantata e poetica.” Ecco un modo possibile di definire il lavoro dell’autore. L’ottica con cui Salvatore Scalisi guarda i senza tetto e gli emarginati è benevole; egli è del tutto schierato dalla loro parte; è abilissimo a mettere in rilievo i loro sentimenti, le loro gioie, i loro dolori rassegnati. La vita di questi particolarissimi esseri umani, nel racconto, si svolge in una realtà ovattata; scorre cioè, in una dimensione sovrapposta alla realtà “normale” che resta in sottofondo. Allora l’una e l’altra realtà diventano due rette parallele che scorrono lontane all’infinito e non si incontrano mai, o quasi e, se si incontrano, è solo per scontrarsi, per evidenziare l’abisso senza fine che separa i due mondi. Tutto questo accade sullo scorrere di paesaggi tratteggiati a tinte sobrie e delicate come acquarelli. Bellissimi e pieni di grande fascino, le descrizioni degli interni ora spogli e tristi, ora luminosi e festosi.

Recensione

In L’uomo dei piccioni personaggio di primo piano è Stefano, egli conduce un’esistenza comune e che agli occhi dei più potrebbe apparire serena, ha un lavoro, una moglie affettuosa, un figlio e cari amici… Ma ciò non basta all’uomo per essere felice, anzi egli è piuttosto frustrato e depresso.

Nonostante abbia tutto, Stefano è profondamente insoddisfatto, poiché non riesce a realizzarsi in ciò che anela: la scrittura, l’invio della sua produzione infatti non ha mai ricevuto risposta.

“(…) la mia ostinazione a non adattarmi alla vita di tutti i giorni, a rassegnarmi a una vita che non mi appartiene. Sono cambiato (…) ora so cosa voglio e niente, dico niente, può togliermelo dalla mente. A costo della vita stessa.”

Il suo stato lo conduce a una drastica decisione, abbandonare la famiglia per isolarsi con se stesso per un po’, senza fornire dettagli sulla propria posizione e dando solo saltuariamente qualche sua notizia.

Stefano dunque, all’insaputa di tutti, diventa un clochard e viene a contatto con quel mondo tanto affascinante esternamente ma tanto duro e ingrato vissuto dall’interno.

“ (…)Stefano, sei entrato in un altro mondo. Un mondo di emarginati, alcolisti, dementi e drogati, come hai potuto osservare. All’inizio ti sembrerà di sognare, di avere degli incubi, ma alla fine ti ci abituerai.”

Le giornate di Stefano cominciano ad aderire completamente a quel modo di vivere fatto di scomodità, insicurezze ed escamotage per sopravvivere, in un continuo confronto con i suoi colleghi veterani. In particolar modo risalta la figura di Carlo, un professore che passa le intere giornate al parco a nutrire i piccioni.

“È inutile nasconderlo, danno la sensazione di essere degli stupidi pennuti- dice Carlo. – Magari non lo sono. Forse neanche io appaio eccezionale si loro occhi. Ci accettiamo così, senza reciproci approfondimenti.”

Carlo diviene il compagno inseparabile di Stefano, ed è sicuramente anche il personaggio più interessante e saggio, pronto non solo a consigliare l’amico ma anche a spronarlo nel suo sogno di diventare uno scrittore. Egli inoltre mostra come si possa godere di una piccola gioia quotidiana, quale il suo abituale e semplice rapporto con i piccioni privo di pretese. Ma i piccioni diventano anche un termine di paragone con la vita dei senzatetto, esistenze ambedue libere, ma che svelano come una delle due in realtà abbia molti più vincoli, limitazioni e complicazioni.

“(…) siamo la parte malata della società, un valido motivo per far sentire la parte buona, la stragrande maggioranza, come dei privilegiati.”

Ulteriore confronto, più esteso, deriva dalla doppia linea narrativa, una che segue il peregrinare e il vivere alla giornata di Stefano, l’altra la vita della sua famiglia e ciò a cui ha rinunciato.

La nuova vita sembra portare maggiore linfa alla vena creativa di Stefano, ma si tratta di un mondo che seppur delineato con tinte poetiche ha molti lati foschi da conoscere.

Ammetto di non aver provato grande simpatia per Stefano, perché seppure il suo idealismo è ammirevole mi appare alquanto egoistico nei confronti della propria famiglia e soprattutto nel sottrarre risorse a chi realmente ne necessita, forse avrei preferito un maggiore approfondimento introspettivo dello stesso che mi permettesse di sentirlo più vicino.

La scrittura di Scalisi è lineare e mostra il meglio di sé nelle descrizioni. Gran parte del libro è occupato dai movimenti di Stefano e Carlo, dalla loro quotidianità esplicitata nel suo carattere iterativo che ben rende l’idea di quello stile di vita. Molto spazio è dedicato ai dialoghi, che seppure contribuiscono al suddetto effetto, a volte risuonano un tantino monotoni.

L’uomo dei piccioni è un libro che ha il pregio di soffermarsi su un mondo posto ai margini, rivelando quanto molto spesso sia edulcorato in quella che è la visione collettiva, questa stessa visione è il presupposto di partenza che Scalisi pian piano infrange per approdare a un punto di vista sempre più duro e realistico.

Il nostro giudizio:

Trama Voto 3/5

StileVoto 3/5

PiacevolezzaVoto 3/5

CopertinaVoto 3,5/5

Voto finaleVoto 3/5

Salvatore scalisi

Salvatore Scalisi, prolifico scrittore autodidatta, dopo diverse esperienze lavorative, dal 1997 si è dedicato totalmente alla scrittura. È autore di diversi romanzi e racconti di vario genere.