MEMORIE POSTUME DI BRÁS CUBAS

di Machado de Assis

Memorie postume di Brás Cubas di Machado de Assis
Editore: Fazi Editore (Collana Le strade)
Genere
Narrativa classica
Pagine300
Edizione16 Luglio 2020

a cura di Rosa Zenone

Salve appassionati lettori,
se siete alla ricerca di suggerimenti per una nuova lettura, magari particolare e in grado di accalappiarvi, direi che siete nel posto giusto. Oggi, infatti, vi presento un libro straordinario e unico nel suo genere, Memorie postume di Brás Cubas del noto autore brasiliano Machado de Assis, in uscita quest’oggi. Un libro che vi stra-consiglio, ma seguitemi per saperne di più, non ve ne pentirete

Sinossi

Come è possibile intuire dal titolo di questo sorprendente romanzo, il narratore, Brás Cubas, è già morto. Non ha niente da perdere e può permettersi di raccontare la storia della sua vita senza preoccuparsi delle norme sociali o del giudizio dei suoi contemporanei; si dedica quindi alla stesura di queste sue “memorie postume” in barba a qualunque convenzione, non solo sociale, ma anche letteraria.
Così, a cominciare dal suo funerale, si dipana l’esistenza di Brás Cubas: un’esistenza ordinaria, priva di particolari meriti o demeriti, vissuta tra i salotti dell’alta società carioca di metà Ottocento. Il protagonista-narratore non si esime dal raccontarci con autoironia ogni dettaglio della sua vita, senza tralasciare i suoi vizi e fallimenti: l’indulgente educazione borghese ricevuta in famiglia, le ambizioni politiche frustrate a causa della sua mancanza di determinazione, lo scarso interesse verso la possibilità di un buon matrimonio – ossessione, invece, di sua sorella Sabina –, la passione giovanile per una prostituta che lo porterà quasi alla follia, il grande amore per Virgília, sposata a un importante e onorevole membro del governo. E ancora, a inframezzare i ricordi, le elucubrazioni sul senso della vita, alimentate dalla filosofia “humanitista” inventata di sana pianta dal suo amico Quincas Borba. Alla luce degli eventi, soppesando gioie e dolori, rimpianti e momenti felici, Brás Cubas, dalla posizione privilegiata della sua tomba, non si sente in diritto di insegnarci alcunché, ma ci ricorda, con sagacia e spensieratezza, che in fondo l’unica vera disgrazia è quella di non essere mai nati. Il primo tra i capolavori riconosciuti di Machado, Memorie Postume di Brás Cubas è uno dei più acuti ritratti dell’élite brasiliana e custodisce alcuni dei più famosi passaggi della letteratura in lingua portoghese.

Recensione

Sicuramente tutti abbiamo letto almeno un’opera di memorie, tutte sviluppate partendo dalla nascita e mancanti della parte finale dell’esistenza per ovvi motivi di impossibilità, ebbene dimenticate il concetto classico di memorie poiché Machado De Assis in quest’opera lo stravolgerà totalmente.

Prendendo per buono che di solito si parte dall’inizio, due ragionamenti mi hanno convinto a adottare il procedimento inverso: primo, non sono propriamente un autore defunto bensì un defunto che fa l’autore, per il quale la lapide è stata una novella culla; e, secondo, così lo scritto avrà un’aria più galante, più nuova

Il protagonista Bras Cubas redige e narra la propria vita partendo dal finale, ossia dalla sua morte. Inoltre prima dell’inizio della narrazione rinveniamo una dedica dell’opera alquanto insolita: al verme che per primo ha corroso le carni fredde del mio cadavere. Tali scelte delineano una situazione surreale, assurda e inverosimile, che da un lato creano una sorpresa alquanto straniante, dall’altra suscitano immediatamente la nostra ilarità e ci fanno apprezzare fin dal principio il genio creativo dell’autore. D’altronde nulla sa essere più comico di un elemento tragico totalmente distorto rispetto alla concezione comune.

Machado De Assis dà voce a un defunto dall’oltretomba, anestetizza e quasi schernisce la morte facendo compiere un’azione viva al suo Brás Cubas e la vince ancor più consegnandoci un personaggio morto ma destinato all’immortalità.

La vita di Brás Cubas si svolge a Rio de Janeiro fino al 1869 anno in cui spira all’età di sessantaquattro anni, evento raccontato senza dramma alcuno, ma già presentando i toni stemperati che caratterizzeranno l’intera narrazione.

Peraltro, il mio funerale non è stato una roba tremendamente drammatica… Uno scapolo deceduto a sessantaquattro anni apparentemente non racchiude in sé tutti gli ingredienti della tragedia.

Il libro ha una struttura ad anello: partendo dalla morte ripercorre tutta la vita del protagonista per richiudere poi la narrazione nuovamente nel tempo presente in cui è ormai già trapassato. Approfondiamo così la conoscenza del nostro protagonista, partendo dalla nascita, dall’infanzia e dalla situazione familiare.

Attraverso le proprie memorie Brás ritrae in modo autentico e senza veli la società brasiliana di quegli anni, le convenzioni ma anche le aspirazioni, in particolar modo le proprie e quelle del proprio padre che pur appartenendo a una famiglia benestante ambiscono a far emergere ulteriormente il proprio nome.

Brás è estremamente schietto e lucido nel riportare le vicende che lo riguardano, poiché egli non ha più alcun motivo di temere il giudizio altrui e pone quale unico giudice della propria esistenza se stesso. Da qui ne deriva una narrazione senza alcuna deformazione che in diversi punti toccherà elevati apici di autoironia che puntellano l’opera in modo incisivo e ragguardevole.

Numeroso è lo spazio dedicato alle donne amate dal protagonista, tra le quali non può non emergere Virgilia con la quale intrattiene un lungo e profondo legame. Nonostante ciò però il narratore non cade mai in mielosità affettata, il che evita con gran successo di convertire la trama in una banalità rosa.

Brás Cubas è un personaggio stravagante, insolito e imperfetto, che parla di sé rigettando qualunque autoelogio bensì soffermandosi maggiormente sui propri difetti, conquista e si lascia amare facilmente per com’è. Le memorie postume diventano l’occasione di riflettere sulla natura umana e sulla propria esistenza in modo ormai distaccato, dunque numerosi sono gli inserti dedicati a tali considerazioni. La morte è protagonista assieme al suo opposto rappresentato dalla vita e dai momenti che la compongono.

Il linguaggio è curato e scorrevole, ma soprattutto colloquiale e libero. Non di rado Brás commenta rivolgendosi agli ipotetici lettori o interviene compiendo commenti di carattere metanarrativo.

Comincio a pentirmi di questo libro. Non che mi abbia stancato; non ho altro da fare; e sul serio, inviare qualche capitoletto striminzito nel vostro mondo è pur sempre un’attività buona a distrarre un poco dall’eternità. Però che libro noioso, puzza di cadavere, soffre di una certa rigidità sepolcrale; una mancanza grave, e d’altra parte minima, perché il difetto peggiore del libro, lettori, siete voi. Avete fretta di invecchiare, mentre il mio libro cammina lento; amate le trame dense e immediate, lo stile piano e regolare, e questo libro e il mio stile sbandano come ubriachi a destra e a manca, partono e subito si fermano, borbottano, schiamazzano, sghignazzano, minacciano i cieli, scivolano e cascano per terra…

Altra caratteristica dello stile è l’uso della figura della reticenza, ossia del non detto trasmutato sul testo tramite puntini sospensivi, ma anche della preterizione, poiché in numerose parti il protagonista afferma di non voler dire nulla di una determinata cosa pur dicendola intanto. Inoltre numerose sono le citazioni erudite, di opere letterarie e vicende storiche, un impreziosimento che non stona in alcun modo ma che piuttosto arricchisce. Insomma la narrazione risulta essere libera e svincolata tanto nei contenuti quanto nelle forme, consegnandoci in mano un libro di raro e raffinato pregio.

Leggendo le Memorie postume di Brás Cubas mille domande affollano la mente, non si può fare a meno di domandarsi se le sue aspirazioni amorose e a livello di prestigio riusciranno a trionfare e in che modo. Non meno interessanti risulteranno i numerosi personaggi che lo circondano, estremamente caratterizzati e assolutamente non scontati, tra questi non può non spiccare lo strampalato amico filosofo del protagonista, Quincas Borba.

Memorie postume di Brás Cubas è un libro che si divora, attraverso una trama intrigante e uno stile ricercato quanto particolare che riesce a coniugare serietà e facezia donandoci pagine pregne di spessore riflessivo senza mai trascurare il sano gusto di una sagace ironia.

Ogni stagione della vita è una nuova edizione, che corregge la precedente e sarà corretta a sua volta fino all’edizione definitiva, che l’editore dà in regalo ai vermi.

Il nostro giudizio:

TramaVoto 5/5

StileVoto 5/5

PiacevolezzaVoto 5/5

Copertina Voto 5/5

Voto finaleVoto 5/5

Machado de Assis

Nacque a Rio de Janeiro nel 1839. Figlio di un umile imbianchino mulatto d’origine portoghese e di una bianca azzorriana, dopo la morte della madre fu allevato da una matrigna, una cuoca, anch’essa di sangue misto. Dopo una prima fase di produzione letteraria meno notevole, nel 1881 esce Memorie Postume di Brás Cubas, che costituisce una sorta d’originale trilogia insieme a Quincas Borba e a Don Casmurro (Fazi Editore, 2014), letto obbligatoriamente per decenni nelle scuole brasiliane. Le sue Obras Completas, raccolte e ristampate in Brasile tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta, sono costituite da ben 31 volumi.

Si ringrazia la casa editrice per averci cortesemente fornito il materiale.