OSARE DIRE

di Cesare Viviani

Cari amici lettori, benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi abbiamo scelto di parlavi di “Osare Dire” di Cesare Viviani.
Buona lettura!

a cura di Elisa Mazza

Osare Dire

Com’è, come sarà
vivere senza ricevere aiuto,
senza favori, protezioni,
senza materne associazioni,
anche quando la febbre sale,
anche quando il fiume straripa
e travolge il riparo, orto e baracca.
Sarà come vive il resto della natura,
vicino ai predatori e senza paura.

Parafrasi di Osare Dire

Chissà com’è o sarebbe, vivere abbandonati e completamente soli, senza aiuto, protezione, senza famiglia; anche quando si ha una malattia, anche se ci travolge un’inondazione che porta via il nostro riparo, dando addio ad un tetto sopra la testa e al cibo dell’orto. Sarà uguale a vivere come il resto della natura, vicino ai predatori, senza incertezze, senza paura.

Commento alla poesia Osare Dire

Osare dire. In questi giorni dove la mia mente era un po’ tra il frenetico e l’assente, stavo sfogliando annoiatamente delle pagine web in cerca di qualche fonte d’ispirazione per future letture e Bam! Mi sono scontrata con questi versi di Cesare Viviani: mi hanno sconcertata.
Versi dritti a colpire come fendenti, enigmatici, allusivi, e scritti come un’attestazione. Il cuore della poesia sembra trattare la Natura ma in una misura più ampia, forse uscendo dai confini terreni, sfiorando la morte o il divino. Lo si può percepire il male che provoca un’assenza?
Quest’ultima la si può sfidare? Forse per questo Viviani osa dire che per essere parte della natura bisogna starci dentro senza comprensione. Accettarla senza paura. Lavorare non per riempire le lacune su cui solitamente ci soffermiamo e interroghiamo ma abbandonarci ad un vuoto placido, galleggiando sul semplice scorrere delle nostre azioni quotidiane e non. Plateale nella sua prosa negativa e nonostante questa, come ho anticipato prima nella sua chiusa ho percepito (o ho voluto sentire) che è stato lanciato il guanto della sfida: parliamo anche di ultraterreno? È un monito o uno sprono?
Davvero è così importante per l’umanità trovare conforto in un Padreterno assente che ci attende nell’aldilà? Osare dire di Cesare Viviani è stata per me corrosiva come l’acido: poiché dovremmo non pensare ed io sono molto cerebrale…
Ho sbagliato approccio?
Ho parzialmente appoggiato il suo animo non avendo scelto di abbracciare la Fede?
La sua ambiguità è illuminante e vuota a perdere.
Un nodo indistricabile.
Cari Lettori ne siete stati anche voi sconvolti?

Cesare Viviani

Cesare Viviani. (Siena 1947) poeta e saggista italiano. All’attività letteraria affianca quella di psicoanalista. Partito da posizioni dadaiste (L’ostrabismo cara, 1973, e Piumana, 1977), il suo percorso poetico non trascura cadenze dialogiche e narrative (L’amore delle parti, 1981;Merisi, 1986) per approdare a una forma poematica di ampio respiro (L’opera lasciata sola, 1993; i poemetti di impeto quasi narrativo Silenzio dell’universo, 2000, e La forma della vita, 2005) e a un linguaggio di forte tensione intellettuale, a volte condensato nella forma breve dell’epigramma e del frammento (Preghiera del nome, 1990, premio Viareggio; Una comunità degli animi, 1997; Passanti, 2002; Credere nell’invisibile, 2009). Tra le opere di saggistica: La scena (1985), Il sogno dell’interpretazione (1989), Il mondo non è uno spettacolo (1998), La voce inimitabile. Poesia e poetica del secondo Novecento (2004), Non date le parole ai porci (2014).