PATAGONIA EXPRESS

di Luis Sepúlveda

Patagonia Express di Luis Sepúlveda
Editore: Guanda
Genere: Narrativa di Viaggio
Pagine: 127
Edizione: Maggio 2018

a cura di Pamela Mazzoni

Cari lettori,
mettiamo in moto la fantasia e trasferiamoci in un bar di Barcellona, in un giorno indefinito di febbraio di un anno indefinito: ad un tavolino due scrittori, Luis Sepúlveda e Bruce Chatwin, uno cileno l’altro inglese, mentre chiacchierano davanti ad un bicchiere di birra. Ma non sono soli, tra di loro aleggiano le presenze, invisibili ma palpabili, di due famosi fuorilegge, Butch Cassidy e Sundance Kid.
Ed ecco prendere forma un’idea, il progetto di un viaggio insieme in Patagonia sulle tracce dei due ladri gentiluomini, che proprio in quella terra hanno trascorso gli ultimi anni di vita. Poi le cose, si sa, non vanno sempre come vogliamo e quel viaggio lo hanno fatto entrambi, eccome, ma ognuno per conto proprio. Sepúlveda il suo ce lo ha raccontato in questo libro, Patagonia Express, una sorta di coinvolgente diario di viaggio in una terra brulla, a tratti inospitale, ricca di contrasti ma affascinante come poche altre.
Siete pronti a partire? Buona lettura!

Sinossi di Patagonia Express

Il diario di viaggio di Sepúlveda in Patagonia e nella Terra del Fuoco: un libro in cui personaggi leggendari rivivono sullo sfondo di una natura indimenticabile. Riflessioni, racconti, leggende e incontri che si intrecciano nel maestoso scenario del Sud del mondo, dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la dimensione quotidiana del vivere.

Recensione di Patagonia Express

“Sento che ritorno in un mondo dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la più elementare forma di vita.”

Uno zaino, una Moleskine regalatagli proprio da Chatwin, una penna e tanta voglia di tornare nei propri luoghi e tra la propria gente. Ha inizio così il ritorno in patria di Luis Sepúlveda che, dopo anni come esule, può finalmente intraprendere la strada di casa.
In Patagonia Express, tra riflessioni, appunti e racconti, Sepúlveda ci rende da subito partecipi di questo suo viaggio, sia fisico che introspettivo, che ben presto diventa anche il nostro, e che tocca la Patagonia, la Terra del fuoco, le Ande ed anche l’Amazzonia; e tra il passaggio in mare sul traghetto Colono, voli da brivido su piccoli aerei disastrati, il viaggio seduti su una panca di legno di un treno a carbone, il Patagonia Express del titolo, arriveremo in Cile.
Con una narrazione altamente coinvolgente ci ritroviamo a vedere attraverso gli occhi dell’autore fotogrammi in nero seppia di luoghi selvaggi, non di rado inospitali, quasi ostili all’uomo, con la Natura a farla da padrona, saggia ed incontrastata regina di un regno che sembra fuoriuscire da una favola, quasi irreale nelle sue particolarità. Ma poi, pagina dopo pagina, quei fotogrammi prendono colore, con quella stessa Natura che elargisce emozionanti miracoli, come quello delle rose di Atacama:

“Lungo tutta la strada non si vede un albero, né un arbusto, né un cespuglio, né un filo d’erba, né un animale, né un insetto, né un solo uccello. Solitudine, e ancora solitudine. Deserto, saline, fabbriche di salnitro abbandonate, scheletri di costruzioni degli inizi del secolo, veicoli mummificati, sembrano indicare che questa regione non è altro che un castigo, ma sotto il suolo arido, vive, incredibilmente, una delle più belle forme di vita.
È la radice di un lichene antico quanto il deserto, che, sepolto una decina di centimetri sotto il terreno calcinato dai raggi solari, aspetta pazientemente il giorno dell’unica pioggia, sempre alla fine del mese di marzo, che scende per qualche minuto su quella terra maledetta.
Quell’acquazzone minimo cade, bagna la terra che assetata assorbe l’acqua, e quasi subito le nubi svaniscono. Ma questo basta perché in poche ore tutto il deserto si trasformi in un giardino infinito di fiori intensamente rossi. Le rose di Atacama riescono a vivere solo un paio d’ore, poi il sole le brucia e il vento spazza via i petali arsi.”

La differenza, però, è data dal fattore umano, cioè i vecchi e nuovi amici che Sepúlveda incontra lungo il suo cammino: un campionario di personaggi variegati ed eccentrici, accomunati dalla stessa fierezza, dallo stesso orgoglio, dalla stessa profonda umanità.
Uomini e donne dall’incredibile dignità, schivi ma capaci di slanci di generosità che scaldano il cuore, abili con i loro racconti, tra verità e leggenda, nel dare voce ad un popolo che incute un ossequioso rispetto: ed è così che, tra un sorso di mate ed un piatto di stufato d’agnello, veniamo a conoscenza della commovente amicizia tra un bimbo ed un delfino; dell’annuale gara delle bugie tra un gruppo di amici, perché:

“Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno.”

E poi il geniale fisico che rifugge la fama e la gloria, barattandole con un’esistenza semplice ma appagante, reinventandosi come falegname e tuttofare; o l’uomo che, con gesto nobile, trasporta sull’asino il cadavere del suo socio, morto improvvisamente, per arrivare dal notaio e mettere in regola la loro società prima di dargli degna sepoltura, affinché la vedova possa avere quello che le spetta.
Un microcosmo di storie straordinarie, emozionanti ed indimenticabili raccontate con il consueto stile semplice, elegante, pacato ed altamente descrittivo di Sepúlveda.
Perché è proprio in questo luogo magico, tra il vento che soffia incessante, il ghiaccio, la polvere che copre tutto, le torride giornate e le gelate notti nel deserto, tra i fiordi e le cordigliere, che troviamo l’avamposto della libertà, dove ognuno di noi può scegliere la vita che desidera vivere.
In Patagonia non conta da dove vieni o chi sei stato, conta quello che vuoi essere: ora e qui, in un istante lungo una vita.

“Uno è del posto in cui si sente meglio.”

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4,5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 3,5


Voto finaleVoto 4,5

Luis Sepúlveda

È stato uno scrittore cileno. Militante di Unità popolare, fu costretto a lasciare il paese in seguito al colpo di stato che mise fine al governo di Allende. Il suo impegno di militante ecologista lo spinse a partecipare a diverse missioni dell’organizzazione ambientalista «Greenpeace». Esordì nella narrativa con la raccolta di racconti Cronache di Pietro Nessuno (1969), cui sono seguiti Le paure, le vite, le morti e altre allucinazioni (1986) e Taccuino di viaggi (1987). Si impose definitivamente con il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), cui fecero seguito Il mondo alla fine del mondo (1989), Un nome da torero (1994), storia di spionaggio ambientata fra la Patagonia e la Germania, La frontiera scomparsa (1994), l’originale libro di viaggi Patagonia Express (1995) e la favola-parabola Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996). Il piacere di narrare e l’impegno politico e ambientalista s’intrecciarono nelle opere successive: Incontro d’amore in un paese in guerra (1997), Diario di un killer sentimentale (1998), Cronache dal cono sud (2006), che dall’opposizione di principio a qualunque guerra estrae una riflessione amara e lucida sui primi anni del millennio e il libro di racconti La lampada di Aladino (2008). Tra gli ultimi romanzi ricordiamo: Ritratto di gruppo con assenza (2010), Ultime notizie dal sud (2011), Tutti i racconti (2012), Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico (2012), Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (2013) e L’avventurosa storia dell’uzbeko muto (2015), Storia di un cane e del bambino a cui insegnò la fedeltà (2015), a fine della storia (2016), Storie ribelli (2017). A fine febbraio 2020 viene ricoverato a Oviedo per aver contratto il coronavirus, a seguito di una lunga degenza muore il 16 aprile 2020.