Curiosità n°9 – Tra genio e sregolatezza (parte 2)

a cura di Pamela Mazzoni

Genio e sregolatezza

Ben ritrovati cari lettori, nell’appuntamento odierno proseguiamo l’approfondimento Genio e sregolatezza, iniziato la scorsa volta (Genio e sregolatezza parte 1), della conoscenza di alcuni degli scrittori più famosi ed amati, sempre gettando l’occhio sui lati più particolari e forse meno conosciuti delle loro eccentriche ed immense personalità, perché come diceva Aristotele: “Non esiste grande genio senza una dose di follia.” E tutti loro, se parliamo di genialità, ne avevano da vendere…




VICTOR HUGO

Victor Hugo

Il celebre autore de I Miserabili aveva manie quantomeno stravaganti. Per esempio, per evitare il tanto temuto blocco dello scrittore, Hugo adottava un metodo tutto personale: si chiudeva a chiave in camera, non prima di essersi spogliato completamente ed aver affidato i suoi abiti ai domestici, che glieli dovevano restituire una volta portato a termine il compito di scrivere.                                                                                                                               

 Era convinto infatti che i vestiti, al pari delle persone, erano fonte di distrazione e quindi proprio nella nudità trovava il modo di concentrarsi sul suo lavoro; oltretutto questo gli impediva di cedere alla voglia di uscire per dedicarsi ai bagordi a lui tanto cari. Victor Hugo era anche, a detta di chi lo conosceva bene, un vero e proprio erotomane: soffriva infatti di un appetito sessuale che difficilmente riusciva a saziare, come sapevano bene la moglie Adèle Foucher e la lunga schiera di amanti avute…




JAMES JOYCE

James Joyce

Il grande autore irlandese de L’Ulisse e di Gente di Dublino non ebbe una vita idilliaca, segnata al contrario dalle difficoltà economiche e dalle malattie, quest’ultime dovute anche al suo stile di vita piuttosto sregolato e segnato dall’abuso di alcol, dato che per lo scrittore era fondamentale “ripulirsi la mente dal lavoro letterario”, una frase che più semplicemente indica la sua inclinazione a trascorrere le serate tra ristoranti e bar.                            

Joyce ebbe anche molti problemi legati alla vista, aggravati poi dal fatto che per scrivere si racconta si sdraiasse sul letto, indossando un camice bianco che l’aiutava a riflettere le lettere durante le ore notturne, ed usando grandi matite colorate, per vedere meglio ciò che scriveva. Sembra proprio che questo suo difetto oculare fosse la causa della particolare punteggiatura usata, elemento considerato una peculiarità delle sue opere.                                                                                  

James Joyce aveva inoltre paura dei tuoni, sembra derivatagli dalla rigida educazione cattolica ricevuta sin da bambino, secondo la quale per placare l’ira divina, che si manifestava sotto le sembianze del tuono, l’unico modo era pregare.




MARCEL PROUST

Marcel Proust

L’autore de Alla ricerca del tempo perduto soffriva di asma e, con l’acuirsi della malattia, insorse nello scrittore una vera e propria ipocondria paranoica, dato che temeva che la maggior parte delle cose che lo circondavano potessero nuocere alla sua già precaria salute.                                             

Uno dei primi accorgimenti che adottò per tutelarsi fu quello di foderare col sughero la stanza dove lavorava per l’isolamento acustico, primo sintomo del suo bisogno di distaccarsi dal mondo.           Non voleva fiori in casa e non accoglieva ospiti che indossassero una dose eccessiva di profumo; ma non sopportava neppure l’odore dei detersivi, né quello delle candele e dei fiammiferi. Sebbene in gioventù Proust fosse stato un assiduo frequentatore della vita mondana, le sue ossessioni lo portarono ad isolarsi in casa, sempre più solo.




STEPHEN KING

Stephen King

Il nostro contemporaneo Re dell’horror, autore di molti best-sellers, è uno degli scrittori più prolifici in circolazione, data la sua inderogabile regola di scrivere tutti i giorni, comprese le festività ed il suo compleanno, e di non smettere finché non raggiunge le 2000 parole. Tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 Stephen “The King” abusò di alcol e cocaina, arrivando addirittura a consumare quantità quasi industriali di collutorio, data la sua base alcolica , nella speranza di nascondere alla famiglia il suo vizio.                                                                   

In questi anni, nonostante la sua mente fosse obnubilata dall’effetto delle varie sostanze, portò a termine vari romanzi, tra cui Cujo; l’autore ammette però tuttora di non ricordarsi niente delle stesure di questi romanzi. Pur essendo Maestro nel provocare terrore nel lettore, anche King non è immune da fobie: non sopporta infatti ragni e serpenti, odia volare e soffre della cosiddetta triskaidekaphobia,un nome impronunciabile per indicare la paura irrazionale del numero 13.




Sempre nella speranza di avervi fatto trascorrere qualche momento piacevole vi diamo appuntamento alla prossima rubrica, per la terza ed ultima parte di “Tra genio e sregolatezza”, che concluderà questo viaggio tra le curiosità relative alle vite di alcuni tra i nostri scrittori più amati. Vi auguriamo un buon proseguimento di giornata con un arrivederci a presto