ESTIVA

di Vincenzo Cardarelli

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo il commento della poesia Estiva ” di Vincenzo Cardarelli
Buona Lettura!



a cura di Elisa Mazza



Estiva

Distesa estate,

stagione dei densi climi

dei grandi mattini,

dell’albe senza rumore –

ci si risveglia come in un acquario –

dei giorni identici, astrali,

stagione la meno dolente

d’oscuramenti e di crisi,

felicità degli spazi,

nessuna promessa terrena

può dare pace al mio cuore

quanto la certezza di sole

che dal tuo cielo trabocca;

stagione estrema, che cadi,

prostrata in riposi enormi;

dai oro ai più vasti sogni,

stagione che porti la luce

a distendere il tempo

di là dai confini del giorno,

e sembri mettere a volte

nell’ordine che procede

qualche cadenza dell’indugio eterno.

Parafrasi della poesia: Estiva

Tranquilla estate, la stagione dal clima intenso, delle lunghe mattine, delle albe che non fanno rumore.
Ci si risveglia come fossimo in un acquario, di giorni uguali, immensi, la stagione meno afflitta dall’oscurità e dalle crisi, la felicità degli spazi, nessuna promessa fatta sulla terra può concedere tranquillità al mio cuore quanto la sicurezza che dà il sole che dal cielo si solleva.
Stagione estrema che cadi stanca in grandi riposi, facendo brillare sogni smisurati, che garantisci giornate più lunghe e luminose al di là dei confini del tempo, e talvolta sembri dare una qualche cadenza all’eternità.

Commento della poesia: Estiva

Apriamo le porte all’opulenza della stagione estiva, amici cari!
Ora, a dirla tutta, non sono per niente una fan dell’estate visto la mia scarsa resistenza fisica alle alte temperature, ma mio vanto (certo non quello di essere un delicato fiorellino di campo) va al saper entusiasmarsi anche per i più piccoli frammenti di bellezza, e anche la rovente Estate ne possiede alcuni notevoli! Le notti brulicanti di stelle, il frinir di grilli, le albe citate nella poesia ne sono un perfetto e calzante esempio.
Estiva non l’ho certo scelta con originalità, anzi, il tema è piuttosto scontato: ma il suo potere evocativo, quella sensazione di “non-so-che” e il pathos avvolgente quanto un tango in un’appartata milonga, mi ha fatto pensare che sia giusta, scritta per me.
Vincenzo Cardarelli ha evocato immagini calzanti, di spiccata sensorialità eppure quasi rituali, viste con uno sguardo tendente all’infinito, da spettatore. Il tempo scorre in mezzo, è protagonista e come un metronomo da un ritmo ad una musica muta di giorni immobili e di giorni languidi. Queste sfaccettature di Estiva così placida ma frammentata in diverse emozioni mi ha conquistata: semplicemente va dritta al punto, coinvolge il cuore. I riposi e i sogni, sono i miei bisogni primari; mi ritrovo spesso a vivere in un mondo interiore che si appoggia al reale ma non sempre ne trova l’entrata. Aspettativa, attesa, sentirsi precipitare in questo eterno che può sfumare in un attimo o ci chiude in una bolla sospesa (l’acquario): questa è l’Estate. Un corridoio luminoso da percorrere tra i labirinti del tempo, i suoi morbidi doni della Natura.

Vincenzo Cardarelli

(Tarquinia, Viterbo, 1887 – Roma 1959) poeta italiano. Si trasferì giovanissimo a Roma, esercitando all’inizio i più umili mestieri. Collaboratore della «Voce», del «Marzocco» e di «Lirica», fu tra i fondatori della «Ronda», assumendone poi la direzione. Dopo la seconda guerra mondiale, fu nominato direttore della «Fiera letteraria». Il suo esordio poetico risale al 1916, col libro dei Prologhi, cui seguirono poesie e prose di intonazione lirica: Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco e Parole all’orecchio (1929), Poesie (1936), Il cielo sulla città (1939), Lettere non spedite (1946), Poesie nuove e Solitario in Arcadia (1947), Villa Tarantola (1948, premio Strega), Lettere d’amore a Sibilla Aleramo (postumo, 1974). La sua opera è legata al tema, ossessivamente ricorrente, dello scorrere del tempo, della dolorosa memoria e adotta, in poesia, forme metriche libere, di ascendenza leopardiana, che tendono a decantare il peso delle tensioni sentimentali e il cerebralismo della ragione nella trasparenza musicale del verso. Vero è che il «classicismo» di C. intenzionalmente votato a una condizione di impassibilità antiromantica, accoglie con originale misura le istanze novecentesche dei «lirici nuovi» e i risultati meno compiaciuti della prosa d’arte.