I CERCHI NELL’ACQUA

di Alessandro Robecchi

I Cerchi nell’Acqua di Alessandro Robecchi
Genere: Giallo
Editore: Sellerio
Pagine: 416
Edizione: 2010

a cura di Elide

Cari amici lettori, tornano in libreria Ghezzi e Carella, i propizi personaggi nati dalla penna di Alessandro Robecchi. Questa volta i due indagheranno su due casi paralleli ma dai risvolti inaspettati. Buona lettura!

Sinossi

Ghezzi e Carella, i due poliziotti che i lettori di Alessandro Robecchi hanno già incontrato, seguono due casi che hanno poco a che fare con i normali ordini del giorno di un commissariato di PS. Ghezzi cerca un certo Salina, esperto scassinatore, che è sparito lasciando un sinistro messaggio alla sua donna. Glielo ha chiesto come favore personale lei, già habitué di quella che si chiamava una volta Buoncostume. L’irruente Carella, ufficialmente in ferie, è stato visto spendere e spandere in locali non troppo perbene, e girare con una Maserati fiammante. Il vicequestore Gregori vuole vederci chiaro e incarica proprio Ghezzi di indagare sul collega. Anche Carella ha un fatto personale di cui occuparsi, un dolore da lenire, come una febbre, ed è sulle tracce di un criminale appena uscito di galera. Il tutto mentre il capo Gregori e la Procura si dannano l’anima per un misterioso omicidio: quello di un artigiano, antiquario rinomatissimo. In un moltiplicarsi di domande, dubbi, colpi di scena, Ghezzi e Carella battono palmo a palmo una Milano sotterranea, feroce e sorprendente. Temperamenti opposti ed età diverse, l’uno morso da inaspettate nostalgie, l’altro deciso e spregiudicato, li avvicina la forte sensibilità per il dolore degli altri, sanno che ogni ingiustizia ha conseguenze che arrivano lontano, come cerchi nell’acqua.

Recensione

Sono passati trent’anni da quell’ultima visita della Franca. Una visita che lo aveva destabilizzato allora e che torna a destabilizzarlo adesso quando lei, la prostituta ma anche la donna di Salina Pietro, il suo primo arresto, di anni trentasei all’epoca dei fatti e di mestiere ladro, si presenta alla sua porta per chiedergli aiuto. Perché il suo grande e unico amore è scomparso da ben sette giorni. Da oltre una settimana del rapinatore si sono perse completamente le tracce. Ella è disperata, non sa a chi altro chiedere aiuto se non al suo “vecchio amico”. Al contempo, Gregori, vicequestore, vuole capire cosa Carella stia combinando in quanto un fatto strano si è paventato: l’agente che ha oltre duecento giorni di ferie accumulate, che non ne ha mai chieste e che ha usato quelle che gli venivano imposte per risolvere propri casi irrisolti, quel Carella, ha chiesto una vacanza. Lui che chiede dei giorni da poter utilizzare per stare a casa? Lui che è un mastino da battaglia che non lascia il campo nemmeno sotto tortura ha chiesto una pausa? No, non torna. C’è qualcosa sotto. A riprova dell’atipicità di questa richiesta vi è il fatto che quest’ultimo è stato avvistato da dei colleghi sotto copertura in ambienti poco leciti, in atteggiamenti ancora meno che legali, in una bisca al Giambellino tra tavoli da gioco a sperperare denaro, a bordo di auto extralusso, in compagnia di esponenti della mala e chi più ne ha più ne metta. Cosa cavolo sta combinando Carella? Gregori è convinto che dietro ci sia qualcosa e chiede al sovrintendente di indagare sul collega. Qualcuno sostiene che l’agente possa non essere così “pulito” come potevasi pensare ma Ghezzi non ha dubbi: se ha chiesto quei giorni è perché ha deciso di lavorare ad una sua pista. Conoscendo però il collega, questo potrebbe essere molto più pericoloso e molto più rischioso del previsto. E non ha torto. Perché Carella non dà retta, non sente, combatte una guerra sua, non ascolta gli altri soldati, passa in mezzo al fuoco e non si brucia perché l’obiettivo che deve raggiungere è sopra a tutto. Sono diversi, loro. Ghezzi è uno che li prende, i criminali, se c’è da prenderli. È uno che li porta dal magistrato e dopo, affari loro, ma Carella no. Carella è uno che fa la guerra. Chi cerca Carella? Cerca Alessio Vinciguerra, che è uscito dal gabbio. Grosso, biondo di un biondo bianchiccio, occhiali a goccia, la giacca di una misura inferiore alla sua, scarpe lucide. Trentanove anni. Ne aveva trentaquattro e mezzo quando è entrato, adesso però è di nuovo libero. Ed ancora lei, la Marazzini. In coma, pare per overdose da eroina. Tuttavia, la ragazza era pulita da oltre due anni. Aveva capito di aver fatto una cavolata ed era uscita dal giro. Uscita per davvero. Uscita per ricominciare e andare avanti. Qual è il suo ruolo nel caso? E perché Carella le fa visita? Che ruolo ha nelle vicende? Con “I cerchi nell’acqua” tornano in libreria Tarcisio Ghezzi e Carella, i due poliziotti creati dalla penna di Alessandro Robecchi e che sono protagonisti, questa volta, di due racconti apparentemente spezzati fra loro, di fatto, convergenti in un centro più grande che non delude le aspettative e che anzi soddisfa i palati dei lettori. I due casi non ufficiali, intervallati con la quotidianità dell’ufficialità e della vita ordinaria degli agenti, conquistano sin dalle prime pagine e trattengono il lettore con naturalezza sino alla sua conclusione. E non puoi staccarti. Lo leggi con l’appetito di chi vuol sapere e non riesci a smettere. Quelle 416 pagine, semplicemente, le divori. Non c’è Monterossi, che assiste da lontano, incredulo e disarmato, niente Oreste, niente lustrini, niente fronzoli. Ci sono soltanto loro due, i casi da risolvere provenienti da un passato tornato presente e Milano, la mala di Scerbanenco. Ad aggiungersi a questo poliziesco ricco di colpi di scena e dai tratti del noir americano vi è la moralità e un giusto pizzico di ironia. Quest’ultima, mixata a personaggi solidi, ad una trama credibili e ad uno stile accattivante rende il titolo imperdibile. Un elaborato che può essere letto da tutti, a prescindere dall’aver o meno letto i precedenti episodi della serie. Un testo rapido, accattivante, magnetico.

«Il delitto, qualunque delitto, dalle botte al furto in casa, fino all’omicidio, crea una scia di dolore che non è possibile calcolare. Il sassolino nell’acqua ferma produce un cerchio, poi un altro, poi un altro, i cerchi si allargano. Il morto è morto, cazzi suoi, ma il dolore per la sua morte si contagia come una brutta scabbia. I parenti, le mogli vedove, i mariti affranti, i figli, i genitori, gli amici. Tutti quei cerchi di privazione, di lutto, potevano essere infiniti, e chi ci restava dentro era segnato, forse per sempre. Era un’altra vittima.» p. 68

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 3


Voto finaleVoto 4,5