IL COLORE VIOLA

di Alice Walker

Il colore viola

Il colore viola di Alice Walker
Genere: Narrativa
Editore: Sur (Collana BigSur)
Pagine: 346
Edizione: 3 Ottobre 2019

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati cari lettori, quest’oggi voglio rendervi partecipi di una lettura che mi ha letteralmente inchiodata a sé, trattasi di Il colore viola di Alice Walker, vincitore del Premio Pulitzer nel 1983, un libro che consiglio vivamente e sinceramente di leggere. Inoltre, qualora non lo conosciate, vi segnalo l’esistenza anche di un omonimo film di Steven Spielberg tratto dall’opera e da vedere assolutamente.
Vi ricordiamo che ci siamo occupate del confronto tra le due opere nella nostra rubrica Dal libro al film.

Sinossi

Il colore viola è la storia di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie si perdono le tracce. Ma l’incontro con Shug Avery, la misteriosa cantante di blues di cui suo marito è innamorato da sempre, permetterà a Celie di fare una scoperta, e i legami di sangue torneranno a riannodarsi attraverso gli anni e i continenti.

Recensione

Il colore viola è un’opera impegnata, un’importante testimonianza della vita della donne afroamericane all’inizio del secolo scorso, ciò avviene attraverso una fitta e coinvolgente trama.

Il libro si sviluppa sotto forma di romanzo epistolare, inizialmente dominato da un’unica e solitaria voce, quella di Celie, la protagonista, che si rivolge a Dio, suo unico e privilegiato interlocutore. Solo in un secondo momento si passerà a un dialogo epistolare vero e proprio con le lettere di un destinatario in carne e ossa.

La narrazione, condotta principalmente attraverso le parole e il punto di vista di Celie, ricopre un lungo arco di tempo e ruota intorno alla vita della stessa.

Dio mio,
ho quattordici anni. Sono sempre stata una brava bambina. Forse puoi darmi un segno per farmi capire cosa mi sta succedendo

Il libro ha inizio quando la protagonista è solo una ragazzina ma già con una vita difficile, vittima di continui abusi da parte della figura paterna e privata dei figli nati dallo stupro.  Ella, priva di amore e di difese, si rifugia nella religione e nel dialogo con Dio. L’unico aspetto positivo della sua esistenza è però lo stretto affetto che la lega a Nettie, la sorella minore. Il legame tra le due è commovente poiché l’una cerca continuamente e in ogni modo di proteggere l’altra.  Nettie e Celie però hanno caratteri completamente diversi, tanto la prima è intraprendente e sicura di sé tanto la seconda è pavida e sottomessa.

Non farti metter sotto, dice Nettie. Devono capire chi comanda.
Loro, comandano loro, dico io.
Ma lei non cede.
Devi lottare. Devi lottare.
Ma io non sono capace di lottare. Sono capace solo di sopravvivere.

La Walker ha una rara abilità nel trasferirci nell’universo di Celie e farci comprendere la sua esistenza e le sue sensazioni. Ne traspare l’immagine di una donna soggiogata ai massimi livelli, nei confronti della quale non esiste alcun atto di rispetto, a tal punto da sottrarle tutto ciò che è proprio dell’umanità.

È brutta. Dice lui. Ma è abituata a lavorare sodo. Ed è pulita. E ha anche un buon carattere. Puoi fare tutto quello che vuoi e lei non dice una parola.

Perfino quando viene proposta quale sposa di ripiego a Mister…, un vedovo con figli, è presentata al pari di una bestia da lavoro esibita al mercato. Nemmeno le nozze miglioreranno la sua sorte, poiché oltre a dover sostenere le fatiche del lavoro domestico e nei campi, diverrà vittima delle percosse e dei numerosi soprusi del marito: non solo verbali, ma anche sessuali. L’uomo non prova alcun sentimento nei confronti della nuova moglie, condotta all’altare per un semplice fine utilitaristico. Né alcuna remora lo trattiene dall’infierire ulteriormente nei confronti della già sciagurata Celie, arrivando ad allontanare perfino l’adorata sorella Nettie, di cui da qui in poi si perdono le tracce.

Mister… è un uomo rude ed egoista, che ha a cuore un’unica persona, l’emancipata cantante Shug Avery, suo unico ed eterno grande amore, in grado di esercitare immediatamente magnetico fascino perfino su Celie.

È vestita da togliere il fiato. Ha un vestito di lana rossa pieno di perline nere sul petto. Un cappello nero luccicante con quelle che sembrano piume di falco che scendono fin giù sulla guancia, e una borsetta di pelle di serpente, intonata alle scarpe. Ècosì elegante che gli alberi intorno a casa sembrano raddrizzarsi per vederla meglio. 

Il personaggio di Shug Avery ammalia il lettore e si guadagna subito un posto privilegiato nel suo cuore. Carismatica, indipendente e spregiudicata, una donna immaginifica in grado di emanare forza dalla carta stampata. Ella risalta tanto più nel porla accanto a Celie, poiché sono appartenenti a due antipodi dell’universo femminile. L’arrivo di Shug Avery non potrà non mandare in subbuglio il già precario equilibrio familiare, e lo farà in modo non scontato, così come d’altronde si addice alla sua personalità.

Altra figura prorompente e degna di menzione è Sofia, nuora di Mister…, estremamente energica e combattiva e ben salda nei propri ideali. Se Celie ha interiorizzato la mentalità patriarcale arrivando perfino a condividerla, Sofia invece non ha alcuna intenzione di piegarvisi e di sottostare alle prevaricazioni di nessuno, tantomeno del marito Harpo.

È tutta una vita che devo lottare, io. Dovevo lottare contro mio padre. Dovevo lottare contro i miei fratelli. Contro i miei cugini e i miei zii. Una bambina non è al sicuro in una famiglia di maschi. Ma non avrei mai pensato di dover lottare anche in casa mia. Sbuffa. Io voglio bene a Harpo, dice. Dio sa se gliene voglio. Ma preferirei ammazzarlo che permettergli di picchiarmi. 

Ampio è il numero di personaggi che partecipano alla trama, ma ciò non va in alcun modo a scapito della loro qualità: tutti estremamente caratterizzati da un punto di vista sia fisico che interiore, la Walker vi ha infuso la vita e l’umanità. Ciò che si apprezza di tali caratteri è soprattutto il divenire che comporta in loro l’evoluzione della storia, l’autrice li accompagna dal principio alla fine rendendoceli estremamente familiari. Ma soprattutto appaiono autentici poiché non infallibili e non esenti dal mutare. Il carattere della protagonista è estremamente complesso, a volte è perfino contorto e irritante per quanto inerme ai nostri occhi, ma pian piano ci si cala nella sua psicologia e si comprende quanto in realtà non sia assolutamente un modello piatto tendente all’eccesso: Celie si rivela indubbiamente una protagonista ineguagliabile.

La scrittura è semplice e fluida ma di grande effetto, scorrevole e nitida, in grado di trasmettere quadri vividi delle vicende, sembra quasi di vederle proiettate dinanzi ai nostri occhi. Numerose sono le emozioni che questo libro riesce a scatenare: compassione, rabbia, simpatia, odio, dispiacere, rammarico e quant’altro, attraverso un’estesa varietà di scene di vita indimenticabili.

La trama è intrigante, coinvolgente e appassionante, ma non è solo una lettura piacevole poiché tratta argomenti che conducono alla riflessione e sentiti con maggiore intensità grazie alla vicinanza che viene a instaurarsi tra il lettore e i personaggi.  

E chi ti credi di essere? ha detto. (…) Ma guardati. Sei nera, sei povera, sei brutta e sei donna. All’inferno, ha detto, non sei niente e nessuno, tu.

Attraverso Celie è delineato il principale: la doppia svantaggiosa condizione di essere una donna e di colore, agli inizi del Novecento, in un mondo dominato dai bianchi e dagli uomini. L’autrice rivela la propria natura femminista non solo dedicandosi alla causa, ma anche intessendo una sorta di “sorellanza” all’interno del libro, che fa sì che le donne arrivino a intrecciare tra loro uno stretto legame di complicità che ricalca il concetto femminista del cosiddetto affidamento.

Ma accanto alla condizione femminile trovano ampio spazio altre tematiche di spessore, quale il razzismo, l’amore omosessuale, il rapporto tra gli afroamericani e le proprie origini.  Ma non crediate che ne derivi un guazzabuglio, poiché risultano tutti ben calibrati nel testo e immuni da forzature: Il colore viola ci immerge in una quotidianità priva della sua rassicurante banalità, rappresentandone le reali quanto angoscianti storture, ma nonostante ciò si rivela un inno al cambiamento, alla speranza ma soprattutto alla vita goduta nella sua semplicità.

Credo che Dio si arrabbi se, per esempio, uno passa vicino al colore viola in un campo senza notarlo.

Il colore viola è un romanzo semplicemente sublime che arriva all’anima. Merita di essere letto almeno una volta nella vita, e probabilmente anche di più.

Il nostro giudizio

TramaVoto 5

StileVoto 5

PiacevolezzaVoto 5

Copertina

Voto finaleVoto 5

alice walker

Alice Walker è nata nel 1944 a Eatonton, in Georgia. Si laureò e nel 1966 andò a lavorare nel Mississippi con il Movimento per i diritti civili. Lì sposò un giovane avvocato ebreo per sfidare le leggi locali contro i matrimoni interrazziali. Restò in quello stato per sette anni e durante quel periodo di attivismo sociale, caratterizzato da una grande vocazione femminista, scrisse il suo primo romanzo, La terza vita di Grange Copeland.

«Sono preoccupata per la sopravvivenza spirituale della mia gente, la sopravvivenza come persone intere» dice Alice Walker. Di questa preoccupazione è intrisa tutta la sua opera, dapprima concentrata sui turbolenti rapporti tra neri e bianchi negli Stati Uniti, poi spaziante sulla difficoltà di conciliare le differenze culturali tra i popoli. Al grande successo è arrivata con il suo terzo romanzo nel 1982, Il colore viola, best-seller vincitore dell’American Book Award e del Premio Pulitzer. Possedere il segreto della gioia (1992) è il suo ultimo libro, ricco, maturo e complesso, accanito contro ogni falsa certezza, ogni superstizione tradizionale.
Alice Walker, che abita con il suo nuovo compagno in una fattoria nei pressi di San Francisco, non scrive libri solo per scrivere libri, ma per cause importanti.