IL SARTO DEI PICCOLI STRAPPI

di Alessandro Cannavale

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo la recensione di questa affascinante raccolta poetica: Il sarto dei piccoli strappi di Alessandro Cannavale
Buona Lettura!

a cura di Elisa Mazza

Sinossi

Parole come fari per ritrovare una rotta nell’oscurità, che catturano e rendono eterni istanti ed emozioni, intrise di un lirismo senza tempo eppure indelebilmente ancorate alla realtà del nostro presente inquieto. Un susseguirsi di pagine in cui le lucide poesie di Alessandro Cannavale si riflettono nelle limpide tele di Antonio Bonatesta; paesaggi reali che diventano luoghi dello spirito, specchio di quel Sud che cattura il cuore con la sua dolorosa bellezza ma dove ancora si rubano ai giovani l’anima e il futuro. Versi incantati e crudi a un tempo, rivolti ai solitari, ai randagi e ai precari, creati da chi confeziona utopie alla deriva, un Sisifo senza meta che spinge in eterno il suo Masso e canta di nostalgia, assenza e “re stanza”; un sarto che, con tutta la semplice ma dirompente forza della bellezza e della poesia, cerca di ricucire gli infiniti piccoli strappi di cui è fatta la vita.

Recensione

“Il cielo si strofina addosso un abito nuovo di stelle.
Nutro fiducia nel guizzo,
Il lampo inatteso di genio:
capire per un solo istante
come il vento si faccia pelle,
scrivendo i nostri destini
su granelli di astri lontani.”

Cit.27

Ed ecco che ci si presenta tra le mani Il sarto dei piccoli strappi; come un dono, un sorriso spontaneo tra sconosciuti che si incrociano per strada. Questo volumetto è perfetto per meditare, creare un “fermo-immagine” tra un impegno e un altro. Un ottimo stop alla frenesia della vita. Un pensiero sparso a colmare i nostri vuoti stancanti. Alessandro Cannavale ci presta la sua penna, la sua visione, il suo modo di ricucire i piccoli strappi della vita, appunto. Non fraintendete, non è una lettura senza peso, anzi tutt’altro. C’è coscienza, ponderazione e denuncia: un bisogno incalzante di comunicare anche la presenza dell’imperscrutabile, dell’ignoto. Senza metrica del sentiero, parole che cadono libere, ma con foga per arrivare ad una destinazione precisa.
Probabilmente lo stesso cammino dipinto da Antonio Bonatesta in uno dei suoi vividi quadri, scorci osservatori che accompagnano il testo.

A.Bonatesta, Filari al crepuscolo. Risalendo la collina olio su tela, 120 cm x 70 cm, 2019.

“Il Sole cade nel cielo facendosi carne rossa.
Il rito che si consuma
trova la sua cattedrale
sulla chioma di un pino.
Il mio sangue brucia
in questa zolla di terra
sul sale di due mari:
ho scelto di credere
alle parole di una sirena.”

Cit. 54

Il connubio parola-immagine, è un matrimonio perfetto: Cannavale crede alle parole di una sirena. Basta perfezione! È attraverso l’irregolare, la disarmonia, la cura contro l’ossessività vuota di questa società. Questo fare della poesia un ponte tra ordine e caos.

“Da bambino sempre ho cercato
miracoli
nella sete delle crepe:
rompevo l’incanto,
alzando le zolle:
non tutto il bene
però, cerca la luce.”

Cit. 95


A.      Bonatesta, Orte. Viale di pini sotto il sole allo zenit olio su tela, 120 cm x 70 cm, 2019.
E come nell’attimo più caldo della giornata, sotto il sole rovente e con quell’aria che sembra immota, sospesa, l’alternativa più valida sembra il ritirarsi, cercare l’ombra.
Regredire. Liberarsi. Aggiustare ciò che è (ma non sembra) rotto.
Percepire il respiro della terra, l’odore del mare e quel famoso imperscrutabile ignoto che è finalmente arrivato o non è mai andato via.
Sentendo il pensiero di Cannavale calzante col mio e con uno stile dello scritto trascendentale, profondo, Il sarto dei piccoli strappi irradia il suo significato con forza ma anche altrettanta dolcezza…

Quanta bellezza risiede in un’imperfezione?
Si ringrazia la casa editrice per averci cortesemente fornito il materiale.