Il taglio dell’angelo

di Claudio Coletta

Il taglio dell’angelo

Il taglio dell’angelo di Claudio Coletta
Genere:Thriller
Editore: Fazi (Collana Darkside)
Pagine:220
Edizione:13 Maggio 2021


a cura di Pamela Mazzoni


Un caloroso benvenuto ai nostri lettori!
La collana Darkside della Fazi Editore comprende libri dei generi giallo, noir e thriller che pongono il focus, come si evince dal nome, sul “lato oscuro” del genere umano. Ebbene oggi, giorno di uscita nelle librerie, vi parleremo de Il taglio dell’angelo di Claudio Coletta: un affascinante thriller con sfumature noir che prende il via e si dipana tra le corsie asettiche di un ospedale, ma cela molto, molto di più. Buona lettura!

Sinossi

Una notte, il cadavere di un uomo viene ritrovato impiccato a una gru in un cantiere della metropolitana di Roma. Sembra si tratti di suicidio, ma c’è qualcosa di poco chiaro che rende il caso subito sospetto. Il primario di Medicina Lorenzo Baroldi non ha tempo di seguire la cronaca, specialmente ora che la burocrazia dell’ospedale si è fatta sempre più complicata. Non riesce neanche più a seguire i suoi pazienti come vorrebbe ma al pronto soccorso è appena capitato un caso che non smette di tormentarlo: un giovane ragazzo nigeriano è morto improvvisamente in maniera assai misteriosa. A questa strana morte, Baroldi ne collega altre che sente riportare dai suoi colleghi, episodi troppo simili tra loro per non avere qualcosa in comune. Le morti coinvolgono tutte giovani immigrati provenienti dall’Africa, ragazzi forti e in buona salute fino al collasso fatale. Il dottor Baroldi vuole vederci chiaro, ma da solo non può farcela, soprattutto quando scopre un pericoloso collegamento fra queste morti apparentemente accidentali e il recente suicidio per impiccagione di un capace biologo.

Recensione

Il professor Lorenzo Baroldi, protagonista di Il taglio dell’angelo, primario di Medicina in un ospedale romano, è un dottore vecchio stile: piuttosto refrattario all’infinita ed inutile pedanteria delle moderne scartoffie, è inoltre costretto, suo malgrado ma forzato dal ruolo che ricopre, a sopportare le famigerate linee guida. Per il buon medico ciò che conta, invece, è ascoltare i suoi pazienti e dare la priorità alla loro salute, in barba alla strana etica di insensibili burocrati, ormai persi nei labirintici percorsi fatti solo di cifre.

“Aveva visto la medicina cambiare in fretta sotto i suoi occhi, le macchine prendere sempre più spazio e l’arte di saper curare, appresa al prezzo di fatiche e di errori, trasformarsi in un inutile fardello. Una sola cosa era rimasta identica in tutti quegli anni: la malattia,
con il suo strascico di sofferenza, paura, speranza, per questo si ostinava a leggere ogni volta l’anamnesi, a parlare con i pazienti, a visitarli di persona sotto lo sguardo perplesso, a volte annoiato, più spesso spazientito dei colleghi più giovani. Esami su esami, cataste di dati e immagini ripetibili, verificabili, in un labirinto di complicate linee guida che servivano più a garantire la correttezza procedurale e la tutela dell’ospedale che il benessere del paziente. Individuare il male attraverso la narrazione dei sintomi, auscultando un cuore o bussando un torace era sempre più raro eppure, le rare volte che gli capitava, Lorenzo Baroldi tornava a sentirsi un medico, nel senso più profondo della parola.”

È proprio per questa sua sensibilità che Baroldi rimane sconcertato dalla morte improvvisa di un giovane nordafricano, all’apparenza forte e sano, ricoverato pochi giorni prima; l’anamnesi non contemplava un così repentino e tragico evolversi dei sintomi iniziali. Ma quel lieve e fastidioso sentore che qualcosa non quadra si amplifica a dismisura quando all’orecchio del professore arrivano allarmanti voci di corridoio: altri due giovani sono morti. Stessa provenienza, stessa diagnosi, stesso iter medico e, purtroppo, stessa tragica fine.

Baroldi, con l’aiuto dell’amico Nario Domenicucci, brillante ispettore di Polizia di stanza a Genova, si butta a capofitto in un’indagine ostica ed infida: cosa hanno in comune alcuni centri per immigrati con potenti case farmaceutiche? E cosa c’entra il dubbio suicidio di un giovane e brillante biologo?

Tra strane sparizioni, eloquenti email, inquietanti personaggi dal cuore arido ed il ritrovamento di una misteriosa scatola con indecifrabili scritte, i nostri protagonisti arriveranno fino in Svizzera per sbrogliare un’ingarbugliata matassa e giungere al disincantato epilogo, scevro di buoni sentimenti e che apre il sipario su di uno scenario davvero poco edificante, purtroppo emblema di una tematica attuale e spinosa che lascia il lettore inerme ma con l’amaro in bocca: è un dato di fatto che nella nostra società, dove quasi tutto è assoggettato al vile denaro anche, e soprattutto, nell’ambito sanitario, diventa scontato approfittarsi dei più deboli, che perdono la loro identità di persone per trasformarsi né più né meno che in anonimi e sacrificabili numeri nella vastità di un disegno più grande, nonché nell’ottica di un codice deontologico piuttosto discutibile.

Claudio Coletta non sbaglia un colpo e ci confeziona un appassionante medical thriller, dove sono diversi i fattori che contribuiscono a renderlo tale: uno stile elegante e chiaramente evocativo; una scrittura molto scorrevole che, pur utilizzando anche vocaboli specifici dell’ambito medico, non risulta assolutamente ampollosa; una narrazione altamente coinvolgente, dove sono banditi i tempi morti; e, soprattutto, una bella caratterizzazione di personaggi molto interessanti dal punto di vista psicologico. Come valore aggiunto, ho trovato molto intrigante la spiegazione del perché del titolo,Il taglio dell’angelo, derivato da una particolare leggenda; ma hanno destato ancor più la mia attenzione le parole che l’autore affida a Domenicucci, capaci di racchiudere in poche righe tutto il senso di questa storia.

“La verità, amico mio, è che sono le spighe più deboli a saltare, le altre non si toccano, rovinano il taglio della lama. Dovremmo spiegarlo ai nostri figli, senza vergogna e senza paura delle conseguenze, prima che scoprano sulla loro pelle a quale settore del campo li ha assegnati il destino.”

Il nostro giudizio

TramaVoto 4,5/5

StileVoto 4,5/5

PiacevolezzaVoto 4,5/5

CopertinaVoto 4,5/5

Voto finaleVoto 4,5/5

Claudio coletta

Claudio Coletta è cardiologo e docente presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza». È stato membro della giuria internazionale del Roma Film Festival nel 2007. Tra i suoi romanzi Viale del Policlinico (Sellerio, 2011), Amstel blues (Sellerio, 2014), Il manoscritto di Dante (Sellerio, 2016) e Prima della neve (Sellerio, 2019).


Si ringrazia la casa editrice per aver cortesemente fornito il materiale