INTERVISTA a LUCA BUGGIO autore della trilogia de “LA CITTÀ DELLE STREGHE”

a cura di Rosa Zenone


Luca Buggio e i suoi libri

Bentrovati cari lettori, nostro ospite quest’oggi è l’autore Luca Buggio che ci ha incantato con la sua magnifica trilogia su Torino composta da La città delle streghe, La città dell’assedio e La città dei Santi. Oggi avremo modo di conoscere meglio lui e le su creature, seguiteci.

1)Ciao, ti diamo il benvenuto nel nostro blog. Cominciamo dalle domande di routine, chi è Luca Buggio nella vita di tutti i giorni?  
Innanzitutto una persona un po’ timida che va in difficoltà quando si tratta di presentarsi! Partiamo dai libri, visto che si parla di libri. Amo leggerli, per cominciare: un po’ di tutto, con predilezione per thriller, romanzi storici e per i grandi classici (sull’isola deserta sarei in dubbio se portare con me “i Miserabili” di Hugo o “il Conte di Montecristo” di Dumas). Scrivo nel tempo libero, che non è moltissimo, quindi per lo più di sera. L’altro mio grande hobby è il teatro: sono direttore artistico e regista di una compagnia, tengo lezioni di recitazione e fino a qualche anno fa non disdegnavo di calcare le scene. Innamoratissimo della mia dolce metà e delle nostre due micine, mi piace ‘vantarmi’ che convivo con tre meravigliose ragazze.
2)Ma è anche autore di una fantastica trilogia che comprende La città delle streghe- La città dell’assedio – La città dei Santi…
Grazie per il complimento! I tre romanzi hanno accompagnato un lunghissimo periodo della mia vita, dal momento che ho iniziato a lavorarci ormai più di 15 anni fa. Insieme a loro sono cresciuto anche io, e vederli pubblicati è stato per me il coronamento di un progetto a cui ho dedicato molta passione.
3)Com’è nata l’idea di questo progetto? C’è stato un momento particolare di illuminazione, se sì quale?
Nel 2006 c’è stato il tricentenario dell’assedio di Torino del 1706. Pur essendo torinese, avevo una grossa carenza su questo argomento di cui conoscevo solo i fatti principali. Per curiosità, andai ad ascoltare la conferenza di uno storico… e scoprii una vicenda incredibile, appassionante e degna di un thriller. Da tempo avevo in mente il filo conduttore con cui avrei voluto legare le storie di due personaggi (quelli che poi sono diventati Laura e Gustin), ma mi mancava lo spunto su luogo ed epoca in cui collocare il tutto. Ecco, l’illuminazione arrivò proprio durante quella conferenza, che fu un momento due volte fortunato perché mi consentì di fare la conoscenza dello storico, Piergiuseppe Menietti, che sarebbe diventato negli anni successivi il mio consulente di fiducia.

4)Torino, la tua città, rappresenta il perno dei tre libri; una Torino popolata da forze occulte e misteriose, da dove nasce questa “magia” che la pervade?  
Torino sorge alla confluenza di due fiumi (il Po e la Dora), per cominciare: l’incrocio di due corsi d’acqua è, secondo gli studiosi di esoterismo, un luogo di grandi energie invisibili. A Torino si sono concentrati oggetti ‘magici’ o ‘sacri’ di diverse culture: dalla Sindone a moltissime reliquie cristiane, al Libro dei Morti e agli oggetti rituali degli antichi Egizi raccolti sin dal 1500 per volontà dei Savoia. A Torino avrebbero fatto visita, nei secoli, i più importanti e famosi occultisti di cui si abbia conoscenza: da Nostradamus a Fulcanelli a Cagliostro, e così via. Tutti questi elementi contribuiscono alla fama di Torino come “città magica”.

5)Un tratto saliente della trilogia è l’accurata ricostruzione storica della Torino settecentesca e dei suoi “aspetti leggendari”, quanto lavoro di ricerca vi è voluto per giungere a tale risultato finale?  
Molto, molto, molto lavoro. Dal 2006, quando ho iniziato ad ambientare il soggetto nella Torino dell’assedio, al 2017, anno di pubblicazione del primo romanzo della saga, sono passati quasi 11 anni in cui non ho mai smesso di studiare. Ma quello della documentazione si è rivelato un momento appassionante quasi quanto quello della scrittura. Sostenuto, consigliato (e a volte anche bacchettato per gli errori) dallo storico Menietti, ho imparato a conoscere la mia città in un modo che non avrei mai creduto.
 
6) Altro grande punto di forza, indubbiamente, sono gli indimenticabili personaggi, in primis i due protagonisti…
Semplificando agli estremi, Gustìn e Laura rappresentano due modi di guardare il mondo. Gustìn (“Augustino”, in dialetto torinese) è una spia del Duca di Savoia, disincantato e razionale in un modo che anticipa i pensatori illuministi che arriveranno di lì a qualche anno. Laura è una ragazzina perbene (figlia adottiva di un mastro profumiere) ma anche molto condizionata da una mentalità contadina dove la superstizione la fa da padrona. Mi affascinava sin da subito, quando ho pensato la storia a grandi linee, mettere a confronto due personaggi che guardassero il mondo agli antipodi, pur trovandosi a guardare lo stesso panorama.  

7) Forse è come chiedere a una genitore se abbia preferenza per un figlio piuttosto che per un altro, ma a quale o a quali delle tue creature sei maggiormente affezionato?
Come hai scritto tu, è davvero difficile dare preferenze, anche perché molti personaggi sono stati caratterizzati sulla personalità di persone a me care e molto vicine. Voglio bene in modo autentico a Gustìn, Laura, Fioreste (il patrigno di Laura) e Rosina (l’anziana vicina di casa che accoglie Laura e Fioreste a Torino) che si mettono ex aequo sul gradino più alto del podio.  
8) Credo che la costruzione dei personaggi oltre a essere fondamentale sia un processo particolarmente impegnativo e che richieda una buona dose di inventiva, in che modo ti sei mosso per plasmare personalità tanto autentiche e riuscite?
Mi è stata di grande aiuto la mia formazione come regista teatrale, altra passione della mia vita da ormai quasi 25 anni. Nell’elaborare i miei personaggi utilizzo gli stessi metodi imparati all’accademia per studiare e far risaltare i caratteri di un’opera teatrale. Si tratta di un processo che unisce uno studio analitico a qualche suggestione istintiva. Sul mio sito, per esempio, ho raccontato in che modo ho immaginato l’aspetto fisico dei personaggi della città delle streghe e quelli della città dei santi
9) Nella tua scrittura suggestiva ed evocativa, ricca di descrizioni vivide e palpabili, ti servi di qualche altra “arte”?
Assolutamente sì. Quando scrivo non manco mai di lasciare un sottofondo musicale che mi aiuti a focalizzare l’ispirazione. In certi casi, le musiche mi hanno letteralmente suggerito la scena. Anche in questo caso ho realizzato un ‘reportage’ sul mio sito, inerente il secondo e l’ultimo volume.

10) Dentro ogni opera si cela un messaggio per il lettore, qual è quello che ti sei prefisso di trasmettere?  
Studiando per documentarmi sono stato conquistato dalla vicenda storica dell’assedio di Torino. Ecco, se c’è una cosa che mi piacerebbe trasmettere con i miei tre libri è la passione, o anche solo la curiosità, per un’epoca incredibile avvenuta sotto casa nostra e che spesso ignoriamo perché non se ne parla come meriterebbe.  

11)  Come e quando è nato l’impulso di scrivere? La città delle streghe, primo volume della trilogia, non ha rappresentato il tuo esordio, poiché preceduto da La danza della marionette, di cosa trattava? La nostra curiosità in merito sarà appagata da una ripubblicazione?  
La mia prima storia scritta risale a quando facevo le elementari. Leggevo un fumetto western di mio papà e un personaggio secondario che mi faceva tanta simpatia perché mi ricordava (per le fattezze) una persona cara venne ucciso dai banditi. Così mi dissi: “adesso scrivo io una storia in cui questo personaggio vive”. La Danza delle Marionette è stata la mia prima (e probabilmente, vista a posteriori, un po’ frettolosa) esperienza di pubblicazione: fu ispirata alla mia esperienza del mondo del volontariato, che riportai come percorso di apprendimento del protagonista in un’ambientazione gotico contemporanea (o come si direbbe oggi, “urban fantasy”). Per adesso non prevedo di ripubblicarla, ma un giorno o l’altro perché no?  

12) Dopo aver dato un occhio al passato, però torniamo a volgere lo sguardo al futuro, ponendoti una domanda speranzosa: vi sono nuovi progetti in cantiere?  
Sto scrivendo una storia sempre ambientata a Torino, sempre al confine tra il thriller e il fantastico, ma che accadrebbe ai giorni nostri. Le mie tempistiche di scrittura sono sempre piuttosto lunghe e dilatate, ma l’obiettivo sarebbe riuscire a pubblicarlo nel 2022.  

13) Esiste una domanda che hai sempre desiderato ti facessero, ma che puntualmente non ti è mai stata posta? Se sì quale e quale sarebbe la risposta.  
L’idea stessa che ciò che fino a qualche anno fa era solo nella mia fantasia adesso sia entrato a far parte anche dell’immaginazione di altre persone è per me fonte di stupore e di gratitudine. Ciascuna domanda di ciascun lettore è la più bella e la più interessante che io possa ricevere.  

14) Cos’è la lettura per te?  
Ho cominciato a leggere da bambino e i libri mi hanno accompagnato per tutta la vita. Leggere mi fa evadere dalla realtà, mi fa riflettere sulle cose, mi fa imparare mondi, modi ed epoche. Immedesimando in personaggi a volte simili, a volte diversissimi da me, è come se vivessi ogni volta una vita nuova.  

15) Esiste uno o più libri che ti hanno cambiato la vita, che hanno un’importanza particolare per te, o che comunque ritieni fondamentale leggere?  
Ci sono due romanzi che hanno contribuito a formarmi come persona, e non a caso sono i miei libri preferiti. Dal Conte di Montecristo di Alexandre Dumas ho imparato la caparbietà, il porsi degli obiettivi e fare il massimo per raggiungerli. I Miserabili di Victor Hugo mi hanno insegnato a guardare le cose cercando di non farmi guidare dai pregiudizi, e di avere sempre uno sguardo attento e compassionevole verso chi soffre.  

16) Dopo il consiglio ai lettori, veniamo agli aspiranti scrittori: hai suggerimenti per gli stessi?  
Uno solo, essenzialmente: non avere fretta. Non avere fretta di ritenere “pronto” il proprio manoscritto, ma fare tutto il possibile per vestirlo con gli abiti migliori. Revisioni, riletture, betalettori, editor se necessario. Non avere fretta di proporre l’opera a tutti gli editori senza averne studiato il catalogo, la presenza in libreria, e senza naturalmente aver verificato che si tratta di editori che investono realmente sul manoscritto. Editori che non corrono il rischio d’impresa pagando di tasca loro le spese di pubblicazione, ma chiedendo di pagarle ad altri (l’autore, gli amici e parenti dell’autore, i partecipanti al concorso…) difficilmente poi faranno un granché per distribuire e promuovere il libro. Nel loro modello di business, l’utile lo fanno all’atto della pubblicazione, ossia quando gli editori seri hanno finito di pagare i costi. Senza essersi fatto un’idea chiara di pro e contro di ciascuna scelta (editore free, stampa copie a pagamento, selfpublishing) l’aspirante autore rischia di essere molto deluso.

Grazie Luca Buggio per questa bella chiacchierata, è stato un piacere averti tra noi.