LA FESTA DELLA MAMMA

Mamma, una semplice parola, due sillabe che sin dai primi mesi di vita pronunciamo senza fatica, l’immensità in una sola persona.

Mamma è casa, è amore, è esempio, è rimprovero, è ammirazione, è baci e carezze, è punto di partenza, è stella polare che guida, è luogo in cui rifugiarsi nella tempesta, è linfa vitale, è inesauribile fonte d’energia.

Noi Penne Irriverenti riteniamo che, festeggiare le Mamme un solo giorno nell’anno sia riduttivo, vogliamo cogliere, però, questa occasione per celebrarle e ringraziarle per l’amore incondizionato con cui riempiono le nostre vite dal primo gemito, nonostante le difficoltà, nonostante le sofferenze, nonostante a volte non possano più esserci vicine fisicamente.

Per farlo abbiamo pensato alle mamme incontrate nei libri, a quelle che ci hanno insegnato qualcosa, a quelle che ci hanno fatto riflettere e che hanno amato i propri figli più della loro stessa vita, e ai figli e alle loro profonde dichiarazioni d’affetto. Inoltre questa volta non vi saranno composizioni legate solo a nomi celebri della letteratura, poiché vi proporremo anche le poesie di due Penne Irriverenti.

Buona lettura a tutti

La mamma nelle parole delle Penne Irriverenti

In occasione della festa della mamma, due Penne Irriverenti hanno composto dei versi toccanti e profondi e deciso di condividerli con tutti noi, rendendoci così partecipi della loro interiorità attraverso le loro parole cariche di emozioni e tanto più vivide quanto reali. Entrambe, partendo dal proprio vissuto, danno una rappresentazione commovente della figura materna, ma con due diversi punti di vista: la prima dal punto di vista materno e la seconda da quello filiale.

Io sono madre


(Poesia di Elisa Mazza)

Questa mia bimba, l’ho cercata disperatamente.
Lei, meta della mia vita,
lei, che mi ha cambiato trasformandomi in mamma. Io sono Madre ora.
Nel profumo della sua pelle, di rosa e biscotti,
ho trovato qualcosa che non avevo sentito mai:
la completezza dell’amore,
il mio cuore esterno stretto tra le braccia.
Dolce ma ferreo questo legame che ci lega
e nei tuoi occhi, che sono uguali ai miei,
sento tutto, è quello di cui ho bisogno,
tutto quello che proteggo,
tutto quello che serve.
Ti ringrazio per essere mia figlia,
ti ringrazio per essere la tua Mamma.

Mistero


(poesia di Iryna Ilkiv)

Mi ricordo, quand’ero bambino, scherzare
con i boccoli biondi che svolazzavano
intorno al suo leggiadro e tiepido viso;
mi ricordo, quand’ero bambino, annusare
il suo vestito turchese, piegato con cura sul letto,
e pensare “è già settembre, ma sulle sue guance
vive ancora la primavera, fra mille lentiggini gialle!”;
mi ricordo, quand’ero bambino, collezionare
le foto dei suoi sorrisi e lei ne aveva tanti – dolci,
bizzarri, strani – uno diverso dall’altro:
forse dietro c’era qualcosa che ogni donna – madre
nasconde il meglio che può, ma io –
anche figlio –non sono mai stato capace di scoprire
il suo mistero.

Letture consigliate in occasione della festa della Mamma

Come ormai è divenuta nostra consuetudine per le occasioni, anche per la festa della mamma abbiamo selezionato alcune opere inerenti la tematica, una serie di romanzi e per concludere una poesia: opere diverse tra loro ma che hanno in comune la figura materna colta da differenti prospettive. Al di là se siate madri o figli, speriamo possano essere di vostro gradimento e possano contribuire a celebrare questa giornata.

Una donna

Una donna
di Annie Ernaux.

a cura di Samantha Ambroggi

Pochi giorni dopo la morte della madre Annie Ernaux inizia a scrivere quello che diventerà un profondo romanzo d’amore filiale. Dopo una toccante introduzione la Ernaux catapulta il lettore in un villaggio contadino della Normandia durante primi anni del XX° secolo e da qui ripercorre tutta la vita della madre, mettendone in evidenza il carattere forte e determinato che rimane tale fino ai suoi ultimi momenti di lucidità. Ci racconta dei nonni, delle loro condizioni di umili contadini e dei vari lavori di lei per aiutare la famiglia dopo la morte del padre. Lavoratrice instancabile anche dopo il matrimonio, diventa il perno della sua nuova famiglia e figura fondamentale per Annie. Pur passando la giornata a lavorare ama apparire in ordine e curata, legge romanzi e segue le attività scolastiche della figlia, sognando di poterle dare un futuro migliore. Quello che avvalora la storia è la parte sentimentale che Annie racconta minuziosamente, descrivendo il loro rapporto in ogni periodo della sua vita: l’attaccamento durante l’infanzia, il distacco in età adolescenziale e il riavvicinamento dopo il matrimonio.

Di nuovo, ci rivolgevamo la parola con quel tono particolare, un misto di irritazione e perenni rimostranze, che faceva sempre pensare, a torto, che stessimo litigando, e che saprei riconoscere, tra una madre e una figlia, in qualsiasi lingua

Un racconto di poche pagine, una narrazione veloce e senza preamboli, la cui lettura diventa difficile da interrompere prima di arrivare all’epilogo. Con Una donna Annie Ernaux riceve il premio Gregor von Rezzori nel 2019.

Una più uno

Una più uno
di Jojo Moyes

a cura di Elide

Sapeva bene che cosa succede dentro di te quando tua madre non ti tiene stretta, non ti ripete che sei la cosa migliore che abbia mai avuto, non si accorge nemmeno della tua presenza quando sei in casa: una piccola parte di te si chiude ermeticamente. Non hai bisogno di lei. Non hai bisogno di nessuno. E senza neppure rendertene conto, ti metti ad aspettare. Aspetti che chi ti sta vicino veda in te qualcosa che non gli piace o che inizialmente non aveva visto, aspetti che si allontani o si dissolva come una foschia marina. Perché dev’esserci qualcosa di sbagliato in te – non è vero? – se perfino tua madre non ti ha mai amato veramente.

Jojo Moyes è un’autrice che tocca sempre le corde del cuore, che le solletica e che ha la grande capacità di restare con ogni suo titolo. Quello che vi propongo oggi in occasione della Festa della Mamma è “Una più uno”, un’opera a sua firma che ci parla di una madre come tante, forse, ma che nel suo essere come tante, è unica. Jess è unica perché è una madre single, è una madre con un ex dal quale ha ereditato una figlia nata prima che lei stessa diventasse maggiorenne e con un secondo figlio ereditato dal rapporto del suo ex compagno con un’altra donna e comunque accolto e cresciuto con massima cura, affetto e amore, è unica perché pur di crescerli nel migliore dei modi non si sottrae a due lavori; donna delle pulizie di giorno, cameriera in un pub di notte, è unica perché con i suoi ventisette anni sbaglia, cade e sempre si rialza. Tanzie e Nicky, i figli, sono tra loro molto diversi e in più di un’occasione sembrano essere loro a prendersi cura di quella figura materna che una ne fa e mille ne combina. Quando Jess incontra Ed per la prima volta, non solo è palese l’appartenenza dell’uno e dell’altro a mondi diametralmente opposti ma è altresì evidente quanto alla fin fine anche le situazioni che sembrano più distanti tra loro non lo siano poi così tanto a conclusione dei giochi. Lui, trentatreenne genio dei software, socio nonché fondatore di una importante società di informatica, viene ingannato da una donna che, nel tentativo di approfittarsi delle sue disponibilità economiche, lo rende penalmente perseguibile.
E così Ed, che apparentemente non ha problemi e può ottenere tutto ciò che desidera con lo schioccar delle dita, si ritrova senza uno scopo nella vita, depresso, con un procedimento penale pendente e la sua più intima solitudine.
Le circostanze li portano ad affrontare un viaggio tutti insieme: l’uomo accompagnerà Jess, Nicky, Tanzie e Norman, peloso cane di taglia abnorme, in Scozia per far sì che la piccola possa sostenere la sua Olimpiade della matematica e cercare così di entrare nella scuola che potrebbe fare la differenza.
Perché vi ho parlato di questo romanzo? Perché a prescindere dalle tante tematiche che emergono quali ad esempio il bullismo, il cyber bullismo, la droga, il chiudersi dentro sé stessi, l’incapacità di uscir fuori da situazioni difficili, la storia d’amore e di rinascita, la ricerca di un riscatto sociale, l’importanza della famiglia etc., un ruolo centrale è rappresentato da questa madre imperfetta che ci prova in tutti i modi e in tutte le situazioni possibili senza mai arrendersi. Si sacrifica, cerca di dare il meglio, sa che a volte non ci riesce ma non demorde. Non si lascia andare anche nei momenti più bui perché i suoi figli hanno bisogno di lei e del suo coraggio. Ecco perché ve ne ho parlato. Perché dietro il suo volto c’è quello di ogni madre. La madre che piange, la madre che sorride, la madre che si priva di qualcosa per il futuro del suo piccolo, la madre che è casa, la madre che è sostegno e punto di forza. Anche se imperfetta, ma pur sempre una leonessa.

A volte Jess fantasticava su che tipo di madre avrebbe potuto essere se non fosse stata sempre impegnata con il lavoro. Avrebbe preparato torte, avrebbe sorriso di più, avrebbe seguito i figli nei compiti. Avrebbe fatto quello che loro desideravano da lei, invece di rispondere sempre: “Mi spiace, amore, devo preparare la cena”. “Prima fammi caricare a lavatrice”. “Devo andare, tesoro. Me lo racconti quando torno dal turno”

Le ceneri di Angela

Le ceneri
di Angela di Frank Mc Court

a cura di Mary Manasseri

Io gli dico che quella canzone è la canzone di mia madre e quindi deve smettere di cantarla ma lui dà un tiro alla sigaretta e si allontana senza darmi retta e io mi domando perché la gente deve cantare proprio le canzoni degli altri.

Ogni anno, in questo periodo, faccio i conti con il ricordo di mia madre. Non si smette mai di festeggiare la propria mamma, anche se a volte ci si deve limitare ad uno sguardo caldo e malinconico alle immagini che riaffiorano alla memoria. Oggi, 10 maggio, continuo a ricordarla e, nel contempo, rinnovo gli auguri a tutte le altre… alle madri che si alzano prestissimo, per preparare la colazione prima che gli altri familiari si sveglino o a quelle che faticano senza sosta, perennemente in corsa tra lavoro e cene da preparare, impegni scolastici e feste di compleanno.

Donne che arrivano a fine mese contando il centesimo per non fare mancare niente e quelle che piangono da sole, perché essere madri single mette alla prova e richiede il triplo della fatica. Un augurio alle mamme che pensano di non farcela, poi aprono gli occhi la mattina e tutto si riveste di speranza e anche a quelle che, purtroppo, la fiducia l’hanno persa da tempo. Infiniti auguri alle donne che non hanno figli, ma che li avrebbero desiderati e a quelle che riescono ad essere madri pur non avendo mai partorito. Le festeggiamo con gioia… loro, che magicamente trovano soluzioni a problemi di ogni sorta, moltiplicano le ore del giorno per non scontentare nessuno e poi la sera si addormentano stremate, dopo aver letto l’ultima storia della giornata o ascoltato l’ennesimo sfogo dei propri ragazzi. Noi, che siamo tutti figli, ringraziamo le mamme per averci dato quello che hanno potuto, fosse anche solo la loro umana fragilità. A ciascuna va la nostra gratitudine per il coraggio, per non essersi mai arresa nonostante tutto, per i sorrisi, i consigli, le carezze e i rimproveri e, soprattutto, per quella canzone, cantata sovrappensiero mentre credeva di essere sola…per averci così regalato un ricordo da portare con noi, quella musica che sempre ci parlerà di lei. Buona Festa della mamma!
Paula

Paula
di Isabel Allende

a cura di Pamela Mazzoni

In questo libro, pubblicato nel 1995, Isabelle Allende è voce narrante ma soprattutto madre straziata dalla sofferenza al capezzale della figlia, in coma a causa di una grave malattia. La scrittura diventa così per l’autrice la catarsi che esorcizza questo tragico momento: scrive per sentirsi più vicina alla figlia, per farle compagnia, per non cadere nel baratro di un indicibile sconforto; le pagine di questo libro diventano messaggere di un silenzioso e lacerante grido di dolore ma ancor di più un’ancora di salvezza per riuscire ad accettare una perdita così devastante. Nasce così Paula, una sorta di diario autobiografico con il quale, grazie ad una narrazione profonda e vibrante, la Allende apre la porta dei ricordi, dove passato e presente si fondono: la storia della figlia, donna coraggiosa ed appassionata, si mescola con il racconto di una saga familiare densa di eventi, sullo sfondo di un difficile scenario politico nella loro terra, il Cile, tra il golpe militare, l’esilio, momenti sofferti ma anche parentesi più felici; il tutto avvolto dall’abituale ironia della scrittrice.

Una storia struggente che ci trasmette un amore immenso che non conosce confini, che fa riflettere sul senso della vita e della morte, che è in grado di emozionarci fino alle lacrime, ma anche capace di infondere speranza nel cuore del lettore:il corpo sofferente di Paula abbandona la vita, lasciando però il posto ad un’anima libera, pronta a ritornare sulla terra come spirito, una presenza tangibile che continuerà a vivere grazie al ricordo di coloro che l’hanno tanto amata.

Sono il vuoto, sono tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni goccia di rugiada, in ogni particella di cenere che l’acqua trascina via, sono Paula e sono anche me stessa, sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre, immortale.

La luce sugli oceani

La luce sugli oceani
di M. L. Stedman

a cura di Marinella Santopietro

Lessi questo libro qualche anno fa, con davvero poche aspettative, fu per me una vera scoperta e se lo avessi ignorato, avrei perso, senz’altro, un momento di profonda riflessione che porto ancora con me vivo nella memoria. Quale migliore occasione, se non la festa della Mamma, per consigliarne la lettura? È proprio di maternità, infatti, che racconta questo struggente romanzo: Tom, guardiano di un faro su un’isola deserta nel mezzo di due oceani, e sua moglie Isabel vivono fuori dal mondo. La loro speranza di avere dei figli, si affievolisce ogni giorno di più, e proprio quando, ancora una volta, il dolore li colpisce duramente, il gemito di un neonato stravolge la loro esistenza per sempre.

Non c’è modo di difendersi dall’amore per un figlio

La sottile linea tra il bene e il male confonde anime provate e sofferenti; da un lato la ragione accecata dal desiderio di felicità, dall’altro, la felicità negata, conseguenza di azioni altrui.

A volte la vita si dimostra dura. A volte ti dilania. E a volte, quando pensi che sia già successo il peggio, torna indietro a prendersi un altro morso

Un senso di dolorosa indecisione e sentimenti contrastanti si alternano nell’animo del lettore, facendogli venire a mancare le basi solide per la formazione di un giudizio insindacabile. Non posso pensare a quest’opera senza emozionarmi e nella speranza che possa suscitare in voi le stesse sensazioni, auguro a tutte le mamme di poter godere delle gioie più grandi con e per i propri figli! VIVA LE MAMME!!!

A mia madre
di Edmondo De Amicis

a cura di Rosa Zenone

Non sempre il tempo la beltà cancella
O la sfioran le lacrime e gli affanni;
Mia madre ha sessant’anni,
E più la guardo e più mi sembra bella.

Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
Che non mi tocchi dolcemente il core;
Ah se fossi pittore
Farei tutta la vita il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso
Perch’io le baci la sua treccia bianca,
O quando inferma e stanca
Nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ma se fosse un mio prego in cielo accolto
Non chiederei del gran pittor d’Urbino
Il pennello divino
Per coronar di gloria il suo bel volto;

Vorrei poter cangiar vita con vita,
Darle tutto il vigor degli anni miei,
Veder me vecchio, e lei
Dal sacrifizio mio ringiovanita.

Il componimento è tratto dalle Poesie (1881) di Edmondo De Amicis. Ciò che colpisce è la capacità di giungere dritto al cuore di chi vi accosta, nonostante il linguaggio semplice riesce a esprimere tutto l’amore di un figlio verso la madre, sentimento sicuramente condiviso ma che molto spesso non si è in grado di esprimere fino in fondo. Nonostante l’età avanzata della madre, l’autore continua a vederla bellissima e con profonda tenerezza, tanto da volerne fare tutta la vita il ritratto. L’apice dell’amore filiale e del profondo affetto si raggiunge nell’ultima strofa dove De Amicis si dichiara disposto a rinunciare alla propria giovinezza per concederla alla madre, una dichiarazione immensa e viscerale: quella di dare la vita a colei che ce l’ha donata. In tal modo si delinea la base del rapporto madre e figlio: un legame stretto e saldo che presuppone un dare e ricevere amore in modo incondizionato e illimitato.

Le Penne Irriverenti abbracciano virtualmente tutte voi splendide mamme, dedicandovi un classico della canzone italiana.

https://www.youtube.com/watch?v=oW3_0nci2gk&feature=youtu.be