L’ANGELO DI MONACO

di Fabiano Massimi

L'angelo di Monaco
a cura di Elide

L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi
Genere: Gialli e Thriller
Pagine: 496
Editore: Longanesi
Edizione: gennaio 2020

Cari amici lettori,

oggi vi parliamo de L’ angelo di Monaco, il romanzo d’esordio di un autore che farà ancora parlare di sé; Fabiano Massimi. È il 1931, siamo a Monaco e a far da protagonista è un’indagine serrata alla ricerca della verità sulla morte di Angela Maria Raubal, detta Geli e nipote di Adolf Hitler. Tra dato storico e realtà l’autore ci accompagna in quello che è un evento caduto nell’oblio e tutt’ora irrisolto. Buona lettura!

Sinossi

Monaco, settembre 1931. Il commissario Sigfried Sauer è chiamato con urgenza in un appartamento signorile di Prinzregentenplatz, dove la ventiduenne Angela Raubal, detta Geli, è stata ritrovata senza vita nella sua stanza chiusa a chiave. Accanto al suo corpo esanime c’è una rivoltella: tutto fa pensare che si tratti di un suicidio. Geli, però, non è una ragazza qualunque, e l’appartamento in cui viveva ed è morta, così come la rivoltella che ha sparato il colpo fatale, non appartengono a un uomo qualunque: il suo tutore legale è «zio Alf», noto al resto della Germania come Adolf Hitler, il politico più chiacchierato del momento, in parte anche proprio per quello strano rapporto con la nipote, fonte di indignazione e scandalo sia tra le file dei suoi nemici, sia tra i collaboratori più stretti. Sempre insieme, sempre beati e sorridenti in un’intimità a tratti adolescenziale, le dicerie sul loro conto erano persino aumentate dopo che la bella nipote si era trasferita nell’appartamento del tutore. Sauer si trova da subito a indagare, stretto tra chi gli ordina di chiudere l’istruttoria entro poche ore e chi invece gli intima di andare a fondo del caso e scoprire la verità, qualsiasi essa sia. Hitler, accorso da Norimberga appena saputa la notizia, conferma di avere un alibi inattaccabile. Anche le deposizioni dei membri della servitù sono tutte perfettamente concordi. Eppure è proprio questa apparente incontrovertibilità dei fatti a far dubitare Sauer, il quale decide di approfondire. Le verità che scoprirà, così oscure da far vacillare ogni sua certezza professionale e personale, lo spingeranno a decisioni dal cui esito potrebbe dipendere il futuro stesso della democrazia in Germania…

Recensione

In seguito, quando la sua vita era ormai deragliata e non c’era più alcun modo di rimetterla sui binari, avrebbe ripensato spesso a quell’ultima colazione con Mutti al Viktualienmarkt – a come nessuno, mai, si accorge del momento esatto in cui il suo destino inizia a compiersi, che lo voglia oppure no

Quanto siamo davvero padroni del nostro destino? Quanto possiamo disporre del nostro avvenire senza che in realtà siano fatti esterni a manovrarne le fila e quando davvero questo ha inizio? Qual è il confine all’interno del quale questo intraprende una strada propria, a noi completamente distante, e senza che alcunché possa essere fatto per mutarne le sorti e gli effetti? Non è semplice rendersene conto, forse semplicemente è impossibile. Siegfried Sauer, commissario incaricato per la polizia di Monaco insieme al collega Helmut Forster, vivrà in prima persona le sorti beffarde di questo fato ingovernabile, quando meno se lo aspetta. Tutto ha inizio in un giorno di settembre come un altro, un diciannove del nono mese dell’anno 1931 che passerà alla storia per la misteriosa e quanto dubbia morte di Angela Maria Raubal, detta Geli, nata a Linz, Austria, il 4 giugno 1908.

Quando i due funzionari di polizia giungono sul luogo del decesso in Prinzregentenplatz 16, Bogenhausen, Monaco, abitazione dove la ragazza risiedeva sotto la tutela di Adolf Hitler, perché Geli altro non è che sua nipote prediletta, alcun dubbio sembra essere contemplabile: dalla pistola appartenente allo zio e soventemente riposta con accuratezza in un suo cassetto, alla camera chiusa dall’interno, all’ordine con la quale si presenta; tutto riconduce ad un gesto volontario, ad un suicidio. Lo stesso corpo rinvenuto dalla servitù in posizione prona, al centro di una pozza di sangue rappreso nonché il foro d’entrata di quel proiettile sparato, confermano e supportano la tesi. Tuttavia, qualcosa non convince Sauer. Qualcosa è sfuggito alla sua osservazione e a quella dell’amico, qualcosa nella ricostruzione dei fatti così accuratamente proposti e illustrati dai presenti al momento del ritrovamento, non lo convince. Ad incrementare i suoi sospetti e i suoi dubbi la quasi contemporanea morte del fabbro che proprio quella mattina aveva aiutato ad aprire le stanze della giovane, la chiusura delle indagini in appena otto ore dal ritrovamento e tutta una serie di incongruenze sul corpo del delitto, sull’autopsia, sulle dichiarazioni concomitanti e successive del medico legale, di coloro che hanno trattato il cadavere per la sepoltura e di tutti coloro che vengono interpellati.

Spesso, diceva quel pensiero, gli uomini considerano chiuso ciò che si è aperto a malapena.
Spesso, nella loro eterna ignoranza delle cose, gli uomini chiamano fine ciò che in realtà è solo l’inizio.

Tutto sembra remare contro Sauer e Mutti, tutto sembra essere indirizzato a cadere nell’oblio e Geli sembra essere destinata a non vederla mai, la giustizia. Perché man mano che l’inchiesta prosegue, sempre più chiaro è che potrebbe non trattarsi di un suicidio quanto di un omicidio. Ma come dimostrarlo? Come dar voce alla sua memoria?

Forse, anche se mai avrebbe pensato di trovarsi un giorno a dire una cosa del genere, a volte la giustizia si deve accontentare.

Siamo negli anni dell’ascesa dell’astro nascente della politica tedesca, siamo negli anni in cui il leader del Partito nazionalsocialista dei lavoratori sta consolidando la sua forza per quella che sarà quella dittatura che ha modificato irreparabilmente la storia dell’umanità. Siamo negli anni in cui uno scandalo quale la morte incomprensibile di una nipote prediletta e apparentemente felice e soddisfatta della vita può essere veramente lesivo per colui che è in procinto di diventare il prossimo Fuhrer. Figurarsi se dietro alla dipartita si celasse un omicidio ben travestito da suicidio…

Tra realtà e finzione, tra fatto storico e artifizio narrativo, quello proposto da Fabiano Massimi è un romanzo d’esordio di grande impatto e che non può passare inosservato. Non solo siamo davanti ad un thriller storico che cattura e che trattiene tra le sue pagine dall’inizio alla fine in un continuo di colpi di scena e di rivelazioni ben calibrate e ben ponderate che mai consentono all’attenzione del lettore di calare, ma siamo di fronte anche un testo ricco di spunti di riflessione per le tematiche sottese che solleva. Il narratore, infatti, obbliga il conoscitore ad interrogarsi sulla forza del male, lo obbliga ad interpellarsi sui suoi meccanismi, sui suoi mezzi di diffusione e insediamento, su quei tentacoli che giorno dopo giorno si radicano nelle nostre vite, silenziosamente, un poco alla volta.

L’angelo di Monaco è un elaborato di grande pregio, avvalorato da una penna precisa e meticolosa che solletica la curiosità anche dal punto di vista storico: una volta terminata la lettura avrete voglia di saperne di più su questa vicenda per alcuni sconosciuta e per altri dimenticata. Da leggere.

Sai qual è il tarlo di chi perde un amico o un famigliare in un incidente? Non è la mancanza, a quella ci si abitua, e non è nemmeno il senso di ingiustizia: solo i bambini credono che esista davvero una giustizia a questo mondo. No: l’assillo di chi resta è il dubbio. Perché è accaduto? Si poteva evitare? E avrei potuto evitarlo io? Avrei dovuto?

Il nostro giudizio:

TramaVoto 5

StileVoto 5

PiacevolezzaVoto 5

CopertinaVoto 5

Voto finaleVoto 5

fabiano massimi

Fabiano Massimi vive e lavora a Modena come editor, traduttore e scrittore. Il suo romanzo d’esordio, Il Club Montecristo (Mondadori 2017), ha vinto il più importante premio italiano per il giallo inedito. L’angelo di Monaco è il suo primo thriller storico, di prossima pubblicazione per i tipi di Longanesi e già venduto in molti paesi all’estero.