LE DEE DEL MIELE

di Emma Fenu

“Le dee del miele” di Emma Fenu
Editore: Officina Milena
Genere: Narrativa
Pagine: 113
Edizione: 1 ottobre 2019

Cari amici è con molto piacere che oggi vi parliamo di un libro ambientato in Sardegna, “Le dee del miele” di Emma Fenu, un’opera piena di magia e mistero che racconta la storia di quattro incredibili donne!
Se amate le storie piene di miti e leggende, d’amore e di morte non perdetevi questo libro!
Buona lettura!

a cura di Manuela Morana


Sinossi di LE DEE DEL MIELE

“Le Dee del miele” è una storia, ispirata alla realtà, che si snoda attraverso tutto il Novecento, ambientata in una Sardegna intrisa di mito e memoria. In tale contesto, in cui si fonde un universo parallelo di spiriti, fate e demoni, spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte. Le protagoniste sono, infatti, quattro donne: Caterina e Lisetta, fanciulle che non si conoscono, ma che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; e Eva, figlia di Marianna. Sono creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l’una dell’altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni. Sarà Eva a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate e a scoprire il vero segreto del “dono” di famiglia. Questa è, dunque, una storia di Donne. Donne madri, forti come Dee, capaci di rinascere dopo infinite eclissi. Donne mamme, lune piene, dolci come miele. Dee del miele.

Recensione

“Le dee del miele” è un libro molto particolare, che racconta la storia di diverse donne che hanno vissuto attraverso tutto il Novecento. Il libro inizia facendoci rivivere la storia della vita di Caterina: la sua infanzia nella quale si è occupata di tutti i suoi fratelli e sorelle più piccoli dovendo rinunciare ad andare a scuola anche se molto brava e dotata, le promesse che a soli sette anni è stata capace di fare a se stessa e di mantenere una volta diventata grande, il suo incontro con Pietro, che diventerà suo marito, la nascita dei loro numerosi figli, l’aiuto dato alle altre donne, le preghiere, il malocchio da togliere, i panni da lavare, le minestre da preparare e poi le casupole che vengono sostituite da ville a tre piani, le terre che vengono vendute e trasformate in lauree per i propri figli, le malattie, la morte, le apparizioni misteriose.

Il gallo si accostò alla porta di casa e cantò una volta: secondo il comune sapere un ospite di sarebbe palesato prima dell’ora di pranzo.
Dopo pochi minuti dal presagio, un soffio di vento gelato investì Caterina, facendole scivolare una ciocca di capelli brizzolati sul viso chino.
Si girò di scatto percependo uno sguardo dietro di lei.
Era Tzia Gavina, la fattucchiera famosa negli stazzi, proprietaria di un orto infertile e roccioso in cui la zappa si piegava inerme.
La donna era grondante d’acqua, fradicia dalla punta del capo fino alle scarpe, eppure, nell’aria fresca e pungente di quegli ultimi sprazzi di novembre, nemmeno una nuvola attraversava il cielo dipinto di un azzurro screziato di grigio, come se fosse impolverato.
[…]
Tzia Gavina aveva occhi come il vetro frantumato nell’ombra della cantina, pelle di opale violacea e labbra di muschio. Si muoveva a passi lenti per l’aia lasciando una scia di acqua melmosa dietro la sua gonna.
[…]
Tzia Gavina era stata trovata dal figlio morta e galleggiante nel proprio vascone, in cui era solita lavare i panni. Forse era stato un colpo al cuore o uno svenimento, forse era scivolata, ma, […] era più probabile che il diavolo a cui aveva venduto l’anima ce la avesse spinta, per riscuotere quanto gli era dovuto.

Parallela alla vita di Caterina si svolge quella di Lisetta, le due non si conoscono e non sanno che esiste già un filo che lega i loro destini inesorabilmente.
Storie che si mescolano in modo magistrale e finiscono per scorrere veloci sotto i nostri occhi grazie all’abilità di Emma Fenu che ci racconta la storia della sua famiglia, la vita di quattro donne, tre generazioni che andranno a comporre un’unica famiglia.
Se da una parte troviamo Caterina che sa essere forte, determinata e a tratti testarda e cocciuta, dall’altra parte Lisetta ci viene presentata invece come una donna più dolce e delicata, apparentemente più fragile anche se poi si dimostra incredibilmente forte e resistente, evoca quasi un fiore è composta ed elegante come le rose che ama coltivare. Lisetta, viene cresciuta da una zia perché la sua mamma e il suo papà sono morti, la sua infanzia e tutta la sua esistenza sono condizionate da queste assenze. La sua vita non è particolarmente felice perché anche quando si sposa non può farlo per amore ma deve piegarsi alla volontà altrui, inoltre la sua amata bambina muore. Insomma il destino sembra proprio accanirsi contro questa donna che nonostante tutto ha moltissimo amore da donare, è una persona buona e accoglierà Marianna e l’amerà sinceramente come se fosse davvero sua figlia.
Per quanto riguarda Marianna le caratteristiche che la contraddistinguono sono la spontaneità e la bontà d’animo, appare ingenua ma possiede tanta curiosità e voglia di scoprire e capire tutto ciò che la vita le riserva. Le sofferenze, causate dalla sua malattia, non le mancano ma non si perde d’animo.
A tratti, soprattutto durante gli anni passati in collegio, deve trattenere il suo istinto e forzarsi a comportarsi secondo le regole che le vengono imposte anche se si rende perfettamente conto dell’ipocrisia che alberga tra le suore.
Quando conosce Luigi, figlio di Caterina, le storie delle tre donne si uniscono e quel filo invisibile che le legava diventa ancora più tangibile e autentico.
Da Marianna e Luigi nasce la piccola Eva, lei è la più piccola delle dee del miele che ci vengono raccontate in questo breve ma complesso romanzo.
Eva è intelligente, sveglia, veloce, ha sete di sapere e conoscenza, è una spugna pronta ad imparare e ad apprendere tutto il possibile e rappresenta la chiusura perfetta di un cerchio che collega le protagoniste femminili di questa storia.

Ho voglia di Sardegna e delle sue tradizioni: assistere ad una mexina de s’ogu (medicina dell’occhio), come quella che faceva Caterina; inebriarmi della fragranza di una rosa, come quelle che Lisetta coltivava con amore; giocare con una bambola dal viso di biscuit, come Marianna; saltellare e canticchiare con la cartella sulle spalle per le strade di una città di mare, come Eva.

Le donne di questa storia non sono solo semplici donne, loro hanno una sensibilità spiccata, particolare, una forza tale che le porta a “sentire” di più, a “vedere” anche ciò che è invisibile agli occhi delle persone comuni, hanno la capacità di cogliere l’“oltre” e l’“altro”, di percepire le presenze di chi c’è, di chi non c’è più e anche di chi si trova in mezzo.

Lo stile che caratterizza “Le dee del miele” è assolutamente innovativo, non aspettatevi la classica saga familiare perché questo romanzo è completamente unico nel suo genere, oltre alla storia della famiglia, che a volte sembra passare in secondo piano, è pieno di miti, di leggende, di tradizione e cultura popolare il tutto volto a mettere in luce la figura della donna e la sua importanza nella società e in tutte le epoche.

La meravigliosa Sardegna affascina e incanta sa davvero essere magica e piena di mistero mentre fa da sfondo alle storie intrecciate di queste donne.

“La terra sarda si nutre di misteri inquietanti e di spiriti senza pace e la magia e la fede si fondono come il lievito della pasta, ingigantendo le paure inconsce di un popolo paradossalmente fatto di balenti, ossia di uomini valorosi, fieri e coraggiosi”.

Il libro ha una struttura particolare e molto articolata, questo a tratti può risultare poco lineare e che può farvi sentire un po’ persi e confusi, circondati da personaggi che non si sa bene cosa siano (se fantasmi, visioni, immaginazione o altro) ma questo stato d’animo è fondamentale per calarsi pienamente nella storia e l’unica cosa da fare è fidarsi di Emma Fenu e affidarsi completamente alla sua penna per perdersi nella sua storia e apprezzarla come merita. Vi assicuro che difficilmente troverete altrettanto magnetismo in un libro, a tratti vi sentirete completamente rapiti e ipnotizzati da quest’opera.

I personaggi sono molto ben caratterizzati, le descrizioni accurate, il linguaggio scelto con cura, l’affascinante dialetto sardo risulta essere evocativo e aiuta a ricreare la giusta atmosfera senza essere mai abusato (inoltre viene sempre ben spiegato con delle precisissime note), inoltre si capisce subito che dietro questo libro c’è anche un serio e importante lavoro di ricerca per risultare il più preciso e puntale possibile senza tuttavia che questo appesantisca o renda noioso il testo che invece è molto interessante ed appassionante.

L’amore, la maternità, la morte, il dolore, il sangue, l’importanza della femminilità, il folclore, il malocchio, la figura delle janas (fate buone), la superstizione, le preghiere, le magie, sono solo alcuni dei temi che vi accompagneranno in questo viaggio che va al di là del tempo e dello spazio. Una storia di donne, scritta da una donna per tutte le donne del mondo e anche per gli uomini per non far mai dimenticare a nessuno l’importanza della figura femminile e rendere consapevoli che dentro ogni donna si nasconde una dea del miele, capace con il suo amore di rendere il mondo un posto migliore e più dolce.

“Ci fu un’epoca in cui le donne erano esseri prediletti: sibille, sacerdotesse, maghe. Un tempo, che si dipana, come un gomitolo, in un passato senza date, e che si tramanda nella poesia del mito”.

Non mi resta che augurarvi buona lettura!
A presto!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5



Emma Fenu

Emma Fenu autrice sarda nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero. Vive a Copenhagen, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente.
Scrive per lavoro e per passione. Si occupa da anni di storia delle donne, di letteratura e di iconografia.

Si ringrazia la casa editrice per aver gentilmente fornito il materiale