PENNE D’AUTORE, UNO SGUARDO SU ARTHUR CONAN DOYLE

a cura di Pamela Mazzoni

Un saluto a tutti i lettori!
La foto che vedete sopra mostra un signore con un bel paio di baffoni da tricheco, all’epoca di moda, sobrio ed elegante nel suo completo tre pezzi, lo sguardo serio che sembra attraversare la macchina fotografica e piantarsi direttamente su chi lo guarda: è colui che, insieme al suo precursore Edgar Allan Poe, ha gettato le basi del giallo classico creando un detective iconico ed unico nel suo genere, antesignano di molti altri personaggi polizieschi ed inesauribile fonte di ispirazione per libri, film e serie TV.
Signore e signori, è con immenso piacere che le Penne Irriverenti dedicano questo mese allo scrittore e drammaturgo Sir Arthur Conan Doyle.

“Dicono che il genio consiste in un’illimitata capacità di aver cura dei dettagli.”

Arthur Ignatius Conan Doyle nacque nel 1859 ad Edimburgo, in Scozia, da padre (discendente da un’antica ed aristocratica famiglia) e madre entrambi di origini irlandesi.
Il nonno paterno era un pittore diventato poi famoso come cartoonist ed anche il padre Charles, architetto, si dilettava a dipingere acquerelli, ma il suo alcolismo arrecò alla famiglia una grave instabilità economica; soltanto la generosità di alcuni parenti permise ad Arthur di studiare e di laurearsi in medicina e chirurgia.
Conan Doyle aveva già iniziato a scrivere racconti per i giornali quando il padre improvvisamente si ammalò: la già precaria situazione finanziaria ebbe un tale tracollo che si vide costretto ad imbarcarsi su di una baleniera come medico di bordo, lasciando però sulla terraferma le velleità artistiche.
Lo scrittore, rientrato definitivamente e dopo una negativa esperienza di lavoro con un amico, si trasferì a Portsmouth ed aprì uno studio medico tutto suo; purtroppo di pazienti non vi era traccia, al massimo si fermavano di fronte alla pomposa targa in ottone posta all’entrata, la leggevano e tiravano diritto.
I problemi economici si accavallavano inesorabilmente, tanto che l’autore decise di riprovare a scrivere qualcosa: e perché non un poliziesco, genere ritenuto ai tempi piuttosto superficiale e poco colto, ma che era tanto popolare tra la gente?
Era necessario però un protagonista, per creare il quale Sir Conan Doyle ebbe due geniali ispirazioni che miscelò con grande talento: quella letteraria data dall’Auguste Dupin di Edgar Allan Poe e, soprattutto, quella reale nella persona del professor Joseph Bell, i cui corsi Doyle aveva frequentato all’università, che con raffinata arguzia applicava il metodo deduttivo nelle diagnosi delle malattie.
Ed ecco che, nel novembre del 1887, sul Beeton’s Christmas Annual viene pubblicato a puntate “Uno studio in rosso” dove, per la prima volta in assoluto, appare colui che nell’immaginario collettivo rappresenta simbolicamente l’investigatore per antonomasia: l’unico e solo Sherlock Holmes.

Foto da internet
Questo romanzo d’esordio, anche se non ebbe il successo sperato, gettò le fondamenta della moderna struttura del poliziesco ed inaugurò il sottogenere specifico del cosiddetto giallo deduttivo. La voce narrante delle gesta di Holmes fu affidata al dottor John Watson, che da questo momento in poi assurgerà ad amico, coinquilino, spalla fidata e biografo del grande Holmes nella maggior parte dei racconti. A questa prima storia seguì nel 1890 Il segno dei quattro, pubblicato dal lungimirante editore americano J.B. Lippincott: il successo fu immediato e clamoroso. La coppia formata dallo stravagante consulente investigativo (come lo stesso Holmes ama definirsi), brillante ed infallibile, inguaribile misantropo, che possiede una raffinata capacità deduttiva ed un acuto spirito di osservazione e suona con talento il violino; e dal suo compagno di avventure, medico, alter-ego dello stesso Doyle, intelligente (anche se nelle trasposizioni televisive e cinematografiche appare, a torto, piuttosto ottuso) e passionale, grande ammiratore delle doti di Holmes, anche se spesso ne rimane spiazzato, ebbe presa sul pubblico e Conan Doyle non si fece attendere.

Nel 1891 fu pubblicato Uno scandalo in Boemia, il primo di una lunga serie di racconti dove il misogino Holmes incontra quella che per lui sarà sempre “la donna”, ovverosia Irene Adler. Quest’ultimo entrò a far parte de Le avventure di Sherlock Holmes (1892), la prima di diverse raccolte di racconti illustrati da Sidney Paget; tra le altre ricordiamo Le memorie di Sherlock Holmes, pubblicata nel 1894 ed indimenticabile perché in uno dei racconti ivi contenuto, Il problema finale, Sherlock Holmes viene inghiottito dalle acque delle Cascate di Reichenbach, in Svizzera, stretto in un ultimo abbraccio mortale con la sua nemesi, il professor Moriarty.

Questa inaspettata dipartita altro non fu che un moto di stizza di Conan Doyle verso il suo personaggio più celebre, che sì gli aveva portato fama e soldi, ma stava diventando una presenza ingombrante avendo più successo del suo creatore, oltre ad essere reo di procurargli molta insoddisfazione, dato che lo scrittore ambiva a veder riconosciuti i propri meriti di autore eclettico negli altri generi di cui era fervente appassionato che, se non altro, erano ritenuti meno frivoli del giallo e molto colti, anche se di nicchia: i racconti di storia, il fantasy e, soprattutto, lo spiritismo, materia questa che lo affascinerà sempre di più, tanto da diventarne quasi fanatico.

Le reazioni del pubblico, che amava Holmes, non tardarono a manifestarsi, anche con enfasi: tanti i fiori deposti lungo Baker Street, dove Doyle aveva ubicato l’appartamento di Holmes, mentre per strada molti fan esibirono per diverso tempo una fascia nera al braccio in segno di lutto. Per i primi anni tutto ciò non toccò minimamente Arthur Conan Doyle che invece, dopo aver già pubblicato il romanzo storico La compagnia bianca nel 1891 ed essere stato corrispondente di guerra, nel 1900 dette alle stampe La grande guerra boera, un testo classico di storia militare sul conflitto anglo-boero in Sudafrica che gli valse il titolo di baronetto nel 1902. Degno di nota anche Il mondo perduto, romanzo fantastico del 1912 che ha dato forte ispirazione a Michael Crichton per il suo celebre “Jurassic Park”.

Nello stesso anno Sir Arthur pubblicò il suo romanzo più conosciuto ed amato, Il mastino dei Baskerville: qui riappare Holmes, ma in una storia che si svolge precedentemente alla sua presunta morte tra i flutti, dato che è ambientata nel 1889. È solo nel 1905che Arthur Conan Doyle si arrese all’evidenza e fece tornare a casa l’odiato figliol prodigo: ne L’avventura della casa vuota, primo di tredici racconti presenti nella raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes, infatti, inaspettatamente resuscita in tutta la sua baldanza l’iconico mito dell’investigazione inglese. In totale il nostro adorato investigatore appare in 4 romanzi, 56 racconti e 3 commedie teatrali.

Molti i fattori che hanno contribuito ad un successo intramontabile: la prosa fluida; le trame spesso geniali nella loro semplicità; le atmosfere nebbiose di un affascinante Londra vittoriana di fin de siècle, tra carrozze che sfrecciano nelle polverose strade acciottolate; i metodi investigativi rivoluzionari per i tempi, fondamenta delle moderne indagini; gli antefatti degli avvenimenti delittuosi raccontati sotto forma di lunghi e ben articolati flashback; i personaggi azzeccatissimi, tanto i principali che i secondari, tutti di un tale spessore psicologico da renderli indispensabili nell’intreccio; e poi la speciale alchimia tra Holmes e Watson, che si espande racconto dopo racconto, facendo affiorare ogni volta delle particolarità caratteriali che ce li avvicinano sempre più, rendendoli due personaggi indimenticabili.

Arthur Conan Doyle fu un poliedrico e prolifico autore e la sua opera omnia, come accennato prima, comprende vari generi ma, senza dubbio il suo nome era, è e sarà sempre legato a quell’uomo alto, allampanato, egocentrico ma dotato di quella modestia propria delle grandi personalità e dall’animo ricco di sfaccettature che, in fin dei conti e nonostante il rancore dell’autore nei suoi confronti, gli ha donato imperitura gloria.

Sir Conan Doyle morì per un attacco cardiaco nel 1930 all’età di 71 anni mentre si trovava nella sua casa nella campagna inglese, ma la sua anima rimarrà per sempre tra quelle pagine, tante, che ci ha lasciato.

Vi ricordiamo che in questo mese, interamente dedicato ad Arthur Conan Doyle, potrete leggere le recensioni ad alcuni dei suoi romanzi più rappresentativi e trovare alcune curiosità legate all’autore ma anche al suo protagonista assoluto, Sherlock Holmes. Vi aspettiamo e vi auguriamo buon proseguimento di settimana!