Penne d’autore, uno sguardo su: Luigi Pirandello

Carissimi lettori e gentili lettrici, un saluto a a voi! La nostra rubrica “Penne d’autore”, in questo caldo mese di Luglio, accoglie con grande piacere uno dei padri della letteratura del nostro paese conosciuto in tutto il mondo: Luigi Pirandello.

a cura di Mary Manasseri

“Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto.“ (Luigi Pirandello – Uno, nessuno e centomila)

Approcciarsi ad un autore tanto sfaccettato e ricco di sfumature è un onore, oltre che l’umile tentativo di comprenderne meglio lo stile, i temi e la ricchezza dei testi.

Luigi Pirandello, figlio di genitori borghesi, nacque il 28 giugno 1867 nella terra di Girgenti, che oggi conosciamo come la bellissima città siciliana Agrigento. Nonostante suo padre avesse progetti diversi in merito alla sua istruzione, Pirandello riuscì a formarsi secondo le proprie inclinazioni, prima a Palermo e Roma e poi all’Università di Bonn, importante centro culturale del tempo. Qui poté approfondire temi letterari e concentrarsi sulla sua grande passione, la filologia romanza. Frequentò così l’ambiente intellettuale tedesco, dove personalità di spicco ne condizionarono e arricchirono la formazione. Pur vivendo a Bonn però, rimase legato affettivamente alla sua Sicilia… ce lo racconta in molte delle sue opere che vi sono ambientate, ripercorrendo con il ricordo nostalgico le storie della sua gente e della sua terra, tanto ruvida quanto meravigliosa.

Pirandello mostrò sin da piccolo un’attenzione particolare al linguaggio e all’espressività dei comportamenti. Gli studi legati al dialetto del suo paese e della provincia, furono oggetto di approfondimento per la tesi di laurea che conseguì nel 1891, consentendogli di affinare le proprie competenze linguistiche e di arricchire i suoi scritti con una forza comunicativa difficilmente eguagliabile. Il lessico, i gesti dei protagonisti, il suono delle parole hanno un impatto emotivo che abbraccia il lettore, è una lingua viva e calda, capace di dare struttura e spessore ai personaggi che risultano così veri, concreti e profondamente coinvolti.

“Ecco: quando non ci rassegniamo, vengono fuori le velleità. Una donna che vuol essere uomo… un vecchio che vuol esser giovine… – Nessuno di noi mente o finge! – C’è poco da dire: ci siamo fissati tutti in buona fede in un bel concetto di noi stessi.“ (Luigi Pirandello – Enrico IV)

Nonostante le origini benestanti, la vita di Pirandello si rivelò nel tempo molto faticosa. Dopo essersi sposato con una conterranea, Maria Antonietta Portulano, la famiglia attraversò un difficile periodo dal punto di vista economico. Un alluvione e una frana distrussero la miniera di zolfo di proprietà del padre, che portò ad un tracollo finanziario di grande peso per le sorti dell’uomo e dello scrittore. Per rialzarsi dal dissesto economico e familiare tanto grave, iniziò così a scrivere per mantenersi e, successivamente, ad insegnare in una scuola femminile, dal 1897 al 1922.

La moglie, già affetta da problematiche psichiatriche, peggiorò, manifestando attacchi di gelosia ossessiva che resero impossibile la vita matrimoniale. Pirandello, a malincuore, fu costretto a chiederne il ricovero in manicomio, dove ella rimase in cura fino alla morte.

Anche la vita politica dell’autore fu particolarmente ricca di mutamenti. Dopo aver appoggiato alcuni principi socialisti infatti, si avvicinò al pensiero fascista, non senza ricevere ampie critiche dall’ambiente intellettuale e politico dell’epoca. Egli ritrovava nel duce e negli ideali fascisti alcuni temi che gli erano cari e per cui riteneva valesse la pena esporsi pubblicamente. “Sapete che cosa significa amare l’umanità? Significa soltanto questo: essere contenti di noi stessi. Quando uno è contento di se stesso, ama l’umanità.“ ( Luigi Pirandello – Ciascuno a suo modo)





Pirandello ancora oggi riesce a sorprenderci per la sua vena creativa, che risulta moderna, innovativa e ricca di contenuti. Ci ha lasciato in eredità un patrimonio letterario immortale di immenso valore, fatto di romanzi, prosa teatrale e versi. Il dramma della vita si fonde con la poesia che le è propria, dove grottesco, pathos e riso non sono altro che facce della stessa medaglia. La follia coglie l’uomo che si disfa di tutte le maschere, riuscendo a toccare attraverso la pazzia la vera essenza di sé. È un viaggio nell’inconscio il suo, proponendoci di partecipare con tutto l’ardore e la profonda umanità che contraddistingue i suoi personaggi.

La vita nelle miniere, le vicende contadine sono spesso lo sfondo delle sue opere, dove i protagonisti raccontano le proprie fatiche, connotate dalle tinte melanconiche e amplificate di una solitudine ancestrale, tema di spicco in diversi componimenti di questo autore. Un senso di solitudine che tocca nel profondo anche il lettore, colto da quella sintonia che solo un’emozione universale e potente può generare. Luigi Pirandello ha una scrittura empatica che muove le coscienze, in essa si rivela la forza e la grandezza della sua arte, creando volti e miti che avranno vita eterna. La sua personalità, sensibile e colta, traspare in ogni suo scritto, permettendo di osservarne l’uomo nella sua fragilità e ricchezza d’animo.

“Conviene a tutti, capisci? Conviene a tutti far credere pazzi certuni, per avere la scusa di tenerli chiusi. Sai perché? Perché non si resiste a sentirli parlare. […] Non si può mica credere a quello che dicono i pazzi! Eppure, si stanno ad ascoltare così, con gli occhi sbarrati dallo spavento. Perché? […] Perché trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! Eh! Che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi! O con una loro logica che vola come una piuma! Volubili! Volubili! Oggi così e domani chi sa come! Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Voi dite “questo non può essere” e per loro può essere tutto. Ma voi dite che non è vero. E perché? Perché non par vero a te, a te, a te, e centomila altri. Eh cari miei! Bisognerebbe vedere poi che cosa invece par vero a questi centomila altri che non sono detti pazzi […]. Perché guai, guai se non vi tenete forte a ciò che vi par vero oggi, a ciò che vi parrà vero domani, anche se sia l’opposto di ciò che vi pareva vero ieri!“ (Luigi Pirandello – Enrico IV)

Difficile fare un excursus sulle sue infinite opere, possiamo però ricordare le più famose. Tra i romanzi “Il fu Mattia Pascal”, “Uno, nessuno e centomila” e “L’esclusa” sono tra i più noti. Tra le novelle, indimenticabili sono “Ciaùla scopre la luna”, “La giara” e “La verità”. Tra i testi teatrali di grande fascino infine, citiamo “L’uomo dal fiore in bocca”, “Liolà”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Questa sera si recita a soggetto”.

La sua esperienza nella scrittura di testi teatrali ne fece un drammaturgo di fama internazionale – la dedizione che riversò sulla scrittura gli valse il premio Nobel per la letteratura, nel 1934. Dai suoi testi vennero tratti diversi film, ciò gli consentì di partecipare alle riprese e di intervenire sulle sceneggiature, incontrando inoltre famosi attori cinematografici che ancora oggi vivono nella memoria di tutti noi.
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Luigi Pirandello si spense nel 1936 per una grave polmonite, lasciandoci orfani di una mente creativa e ricca, capace ancora oggi, leggendolo, di riempirci di emozioni e stupore. Proprio per rendergli l’onore che merita, questo mese gli dedichiamo la nostra rubrica “Penne d’autore”, ricordando alcuni dei suoi componimenti più celebri.

Sperando di farvi cosa gradita perciò, vi auguriamo buona lettura e vi proponiamo la prima recensione che abbiamo scelto: “Ciàula scopre la luna” tratta dalla raccolta di racconti “Novelle per un anno”.

Un caloroso saluto a tutti, nella speranza di rileggerci presto.