PREMIO VIAREGGIO- RÈPACI

Le origini, il regolamento

a cura di Pamela Mazzoni

Buongiorno e ben ritrovati, abbiamo iniziato questo percorso tra i premi letterari con la precisa intenzione di segnalarvi i finalisti, prima, e i vincitori, poi, di questi che, nel panorama editoriale, sono riconoscimenti importantissimi sia per gli scrittori che per le loro case editrici.
Abbiamo capito da subito, però, che la sola sterile lista di nomi e titoli non sarebbe stata sufficiente, era giusto e doveroso rendere merito a tutte quelle persone che, con impegno, passione, testardaggine, hanno voluto fortemente questi premi, portandoli al livello che conosciamo oggi: uomini e donne convinti che la letteratura fosse un bene di tutti, da far conoscere, diffondere e perché no, anche premiare.
Ed è delle loro storie che vi raccontiamo e vi racconteremo…                      

Oggi parleremo di uno dei premi letterari più prestigiosi, che si differenzia dagli altri per le scelte di fondo che dal suo apparire, considerando il contesto storico (badate bene che siamo in pieno Fascismo), sono sempre state dettate dal valore intrinseco dei libri in gara, dal piacere che ne deriva dalla lettura, e per questo molto spesso controcorrente, ma sempre impavide nel loro andare a cozzare col pensiero comune, omologato e forzatamente unitario.
Questo comportamento, mantenuto come tratto distintivo anche negli anni successivi, si è rivelato una scelta azzeccata, se consideriamo che il Premio Viareggio – Rèpaci ha festeggiato lo scorso anno i suoi primi 90 anni di fiera ed onorata indipendenza e vitalità.

LA STORIA

Siamo nel 1929, Mussolini tiene ben salde le redini dell’Italia, le libertà di pensiero e di espressione relegate in un limbo, non sono tollerate idee diverse da quelle del regime. Durante la calda estate di quell’anno Leonida Rèpaci, saggista, giornalista socialista ed antifascista, dotato di un bel caratterino, si sta godendo le vacanze in Versilia, dato che la moglie è proprietaria di un hotel a Viareggio. Ed è proprio in questa cittadina  del litorale toscano, fucina di marinai con la faccia bruciata dal sole e cantieri navali, popolata da gente sanguigna, senza peli sulla lingua, intollerante agli assoggettamenti di qualsiasi natura, che Rèpaci vede la degna cornice al premio letterario che ha in mente, il giusto palcoscenico per la ribalta delle storie che aprono la mente e del coraggio degli autori che le hanno scritte, magari vivendole sulla loro pelle: la vittoria delle idee senza catene sull’oppressione della dittatura.
Nasce così il Premio Viareggio Rèpaci, un evento nato sotto l’ombrellone e voluto fortemente dai suoi ideatori, che vi trasmisero tutta la loro vena artistica e democratica, frugandosi tasca per poter organizzare quel primo evento, che culminò con un’indimenticabile festa da ballo: perché la cultura, l’arte, la letteratura dovevano perdere quell’alone di pedanteria e noia che le circondava nell’immaginario collettivo, ed invece mostrarsi per quello che erano, cioè anche gioia e divertimento.
Nel 1929 ci fu quindi l’inaugurazione del Premio che ebbe, tra gli altri, un ospite d’eccezione: Luigi Pirandello, che in quel periodo era in vacanza in Versilia con Marta Abba. Seguiranno poi anni difficili, con cambi al vertice dovuti alle interferenze di Mussolini, fino alla sospensione del Premio tra il 1940 ed il 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma il vento del libero pensiero ricomincia a soffiare e l’indomito, polemico, verace Rèpaci riprende il comando al timone di quel suo premio tanto amato, scegliendo personalmente anche le prestigiose giurie: tra i membri di quest’ultime e gli autori selezionati, da questa kermesse sono passati i nomi più significativi della letteratura italiana del Novecento. 
Memorabili sono state anche le discussioni tra i giurati, le cui scelte sono sempre state più di cuore e di pancia che legate a qualsiasi tipo di marketing, e per questo molto sentite: una delle più animate fu quella che coinvolse lo stesso Rèpaci in una scazzottata con Moravia e Pasolini, rei secondo lui di aver fatto una scelta sbagliata. Noti anche gli illustri rifiuti del Premio, come quello di Italo Calvino, vincitore con Ti con zero. Dopo la morte del suo incredibile ideatore, nel 1985, il Premio Viareggio ha subito qualche scossone, ma nemmeno per un attimo è stato pensato di eliminarlo, tanto vale per il popolo viareggino per il quale il Premio è parte integrante, è una tradizione e rispecchia appieno il proprio modo di essere.
Infatti oggi il Premio Viareggio – Rèpaci è risorto a nuova vita, più forte che mai.

IL REGOLAMENTO

Le opere che partecipano a questo che è un vero e proprio premio, non un concorso, quindi non ha un bando, devono essere in lingua italiana, l’autore deve essere vivente e, nel caso dell’anno in corso, devono essere state pubblicate tra il 1° giugno 2019 ed il 31 maggio 2020; inoltre un’opera può entrare in gara soltanto se segnalata da almeno un giurato. Il Premio Viareggio – Rèpaci si suddivide in tre sezioni: Narrativa, Poesia e Saggistica. Nei prossimi giorni verranno svelate le terne dei finalisti per ogni categoria, nonché l’Opera Prima vincitrice; il vincitore assoluto per ogni sezione, invece, verrà proclamato a fine agosto nel corso di una serata ricca di ospiti e sorprese che si svolge, solitamente, (quest’anno in fase decisionale, dato che dovrà vedersela con i decreti legati alla pandemia) al Principino, locale in riva al mare, sulla stessa spiaggia dove l’idea del Premio vide la luce. Durante questa stessa serata la giuria assegna anche il Premio Internazionale Viareggio – Versilia, ad una personalità di spicco nel panorama artistico che abbia “speso la vita per la cultura, l’intesa tra i popoli, il progresso e la pace.
Per l’edizione di quest’anno, il consiglio comunale di Viareggio ha approvato all’unanimità la mozione che richiedeva al Sindaco di conferire questo premio alla Senatrice Liliana Segre

I VINCITORI DEL 2019

I vincitori dello scorso anno sono stati:                                                       
– per la sezione Narrativa, Emanuele Trevi con “Sogni e favole”;
– per la sezione Poesia, Renato Minore con “O caro pensiero”;
– per la sezione Saggistica, Saverio Ricci con “Tommaso Campanella”.

Nel ringraziarvi per la vostra attenzione,  Le Penne Irriverenti vi salutano! Presto faremo per voi un articolo nel quale potrete conoscere le opere finaliste, correlate da cover e scheda tecnica.
Buon proseguimento di giornata!