RICORDATI DI BACH

di Alice Cappagli

Ricordati di Bach di Alice Cappagli
Genere: narrativa
Editore: Einaudi
Pagine: 256
Edizione: 2020

a cura di Elide

Cari amici lettori,
dopo il grande successo di “Niente caffè per Spinoza” torna in libreria Alice Cappagli con “Ricordati di Bach”, una storia intrisa di passione e coraggio, una storia che insegna semplicemente a credere in noi stessi e nei nostri sogni. Buona lettura!

Sinossi

«Questa storia è la mia storia, Cecilia sono io».
Esistono passioni cosí potenti da cambiarti la vita. Da rovesciarti la testa, i pensieri, lo sguardo. Per Cecilia la musica è esattamente questo: un modo di vivere, il solo che conosce. «Fai finta di dover parlare di tutto quello che è finito in un abisso, – le dice il suo maestro. – Della gioia e del pianto, della vita e della morte. Fai finta di dovermi raccontare qualcosa che non ha mai avuto parole per essere descritto. Rimane Bach. Tolto tutto rimane solo lui: la lisca del tempo». Ma il tempo che cos’è? Cecilia ha otto anni quando un incidente d’auto le lede per sempre il nervo della mano sinistra e si mette in testa d’imparare a suonare il violoncello. E ne ha diciannove quando tenta i primi concorsi. In mezzo, dieci anni di duro lavoro con Smotlak, un maestro diverso da tutti gli altri, carismatico, burbero, spregiudicato. Per arrivare a scoprire qual è il senso di ogni sfida e della sua stessa vita. Cecilia è ancora una bambina, quando a dispetto di tutto e di tutti – in particolare dei suoi genitori –, entra all’Istituto Mascagni di Livorno, un conservatorio, e di quelli seri. Scoprirà a poco a poco cosa significa segarsi i polpastrelli con le corde, imparare solfeggio e armonia, progredire o regredire, scoraggiarsi o meravigliarsi. Educare la sua mano, sfidarla. E trovare una forza inaspettata, un’energia che sembra sprigionare direttamente dalla fatica. Il suo insegnante, Smotlak, spirito spericolato e grande scommettitore, capace di perdere a un tavolo da gioco un Goffriller del 1703, punta su di lei come si può puntare su un cavallo, e mira a farla diventare come gli altri, «quelli senza cuciture». Intorno a loro, una schiera di personaggi che impareremo a conoscere pagina dopo pagina: Odila, compagna di corso e unica amica, la terribile prof. Maltinti, il «sovietico» Maestro Cini… Ma «le vere lezioni non sono quasi mai a lezione», e Cecilia non tarderà a capirlo, scoprendo che una scommessa ben piazzata può portarti lontano e che un vero maestro insegna veramente tutto: perfino a vivere.

Recensione

«Mi ci volle tempo per capire, era il potere della concentrazione, e fu chiaro appena si aggiunsero note di diversa durata. Per farle bene andava dosato l’arco.»

E quanto è difficile per Cecilia dosarlo. Lei che deve convivere con la sua “mano di frolla”, lei che è reduce da un intervento – occorso a causa di un sinistro stradale mentre era in macchina con la madre – che le ha provocato la lesione del nervo radiale del braccio sinistro ma che eppure non riesce a resistere a quello strumento del nonno che vede per la prima volta in una delle tante visite a casa della cara Zia Cocca. Perché la riabilitazione è lunga e snervante, perché nessuno sembra capire quello che prova e quanto sia stanca di quelle visite, di quelle terapie e di quella immobilità. Eppure, dal momento in cui lo vede, sa quale sarà il suo futuro: ella sarà una violoncellista. Perché la musica cura, perché la musica salva, perché la musica apre la porta su mondi inesplorati.

«La musica è così, cara signora, la musica è una porta attraverso cui guardare il mondo. E Cecilia l’ha capito, non è vero?»

Dopo qualche remora dei genitori riesce a entrare all’Istituto Mascagni di Livorno, parificato, non ancora conservatorio, dove diventa allieva del migliore e più contestato violoncellista: Smotlak. Inimitabile nel suono e nella passione musicale, discusso e contrastato per i suoi metodi molto poco ortodossi, per il suo essere un tabagista incallito capace di fumare ad ogni ora e in ogni contesto, per i suoi insegnamenti alternativi ma soprattutto per essere uno scommettitore quando ai cavalli quando ad altri giochi d’azzardo, uno scommettitore di quelli che ha perso tutto al gioco, perfino il proprio strumento. Ma su Cecilia punta, crede in lei e scommette. Le insegna tutto quelli che sa, a suo modo, ma vi riesce.

«Se si decide che passo prendere per una camminata si deve continuare con lo stesso, a meno che non s’incappi in un accelerando. Non come se di colpo uscisse una tigre dal canneto. Su questo non avevo dubbi. […] Ma non volevo ferirla perché la verità è un’altra. Era che mantenere un ritmo vuol dire tante cose, a cominciare proprio dall’essere affidabile. Vuol dire essere capaci di stare concentrati, controllare i moti interni e neutralizzare quelli esterni. Non è così scontato tenere il ritmo.»

Con “Ricordati di Bach” Alice Cappagli torna in libreria dopo il grande successo di “Niente caffè per Spinoza” e lo fa con una storia che la riguarda da vicino, che le consente di mettersi a nudo e di raccontare in primo luogo quello che è stato il suo percorso nel mondo della musica dagli albori sino al suo approdo al teatro della Scala di Milano dove resterà per ben 38 anni ovvero sino al suo pensionamento.
È un narrato genuino, semplice. Una storia che conquista il cuore degli amanti della musica e dei meno amanti, una storia che è scolpita dal ritmo degli allegri e dei balzati, una storia che ci lascia un messaggio importantissimo: quello di credere sempre in noi stessi. Perché per quanto possa essere difficile realizzare quel sogno, per quanto possiamo essere ostacolati, se ci crediamo, in un modo o nell’altro, siamo già vincitori. Un racconto che ci insegna a scommettere su di noi e a guardare al domani con coraggio e determinazione è “Ricordati di Bach”, un racconto che si sedimenta nel cuore e lo scalda. Buona lettura!

Il nostro giudizio:
Stile:Voto 4/5
Trama:voto 5/5
Piacevolezza:voto 5/5
Copertina:voto 5/5
Voto finale:voto 5/5

ALICE CAPPAGLI

Suona il violoncello nell’orchestra del Teatro alla Scala dal 1982. Laureata in filosofia, ha pubblicato nel 2010 per Statale 11 un racconto a tema musicale dal titolo Una grande esecuzione. Per Einaudi ha pubblicato Niente caffè per Spinoza (2019) e Ricordati di Bach (2020).