SEI CASI AL BARLUME

di Marco Malvaldi

a cura di Pamela Mazzoni

Sei casi al BarLume di Marco Malvaldi
Genere: Giallo
Editore: Sellerio Editore
Pagine: 274
Edizione: settembre 2016

Cari lettori oggi, pur rimanendo nel genere giallo, con “Sei casi al BarLume” usciamo dagli schemi usuali e ci inoltriamo con piacere e leggerezza nel microcosmo ricco delle innumerevoli sfaccettature dell’animo umano, portate con talento su carta da Marco Malvaldi.
L’autore, laureato in chimica, con una passione per la matematica, portato per la scrittura e con il sogno nel cassetto di fare il barista, ha unito il tutto creando la serie del BarLume, della quale il libro in questione fa parte. Inoltre se siete appassionati di serie tv non perdetevi quella ispirata a questi romanzi che è ormai arrivata alla settima stagione e che tanto successo ha riscosso tra il pubblico!
Buona lettura!


Sinossi

Questi sei racconti, con protagonisti i quattro vecchietti del BarLume e il barrista Massimo, sono stati pubblicati per la prima volta in diverse antologie poliziesche di questa casa editrice, a partire da Un Natale in giallo del 2011.
Nell’inedita prefazione, a sua volta una sorta di racconto tra i racconti, l’autore, informando della genesi dei personaggi e delle situazioni, ricorda cose della sua gente e dei suoi luoghi così cariche di stranezze di paradosso e di umorismo naturale che si stenta a credere che non siano opera di finzione.
«Poco di quello che esce dalla bocca di nonno Ampelio è inventato».
Dunque le irriverenze, i giochi geniali di parole, le «sudicerie» oltre il politicamente corretto, il cinismo miscredente, gli strani figuri che si affacciano al bancone del bar, insomma: il clima irresistibilmente anarchico del paesino toscano di Pineta che tanto profuma di antica libertà municipale, viene tutto da un vissuto. Un vissuto messo in scena poi dalla pura arte dell’intrattenimento letterario di Marco Malvaldi.
«Arte di non inventarsi nulla» la definisce l’autore: ed essa spiega bene perché i vecchietti del BarLume buchino la pagina. Ma lo spiega anche un’altra qualità: nelle storie del BarLume troviamo rappresentata e tramandata, con consapevolezza antropologica ma voltata al comico della commedia dell’arte, una radicata civiltà locale, una forma di vita popolare, come una delle tante tessere che compongono il mosaico dell’identità degli italiani.

Recensione

“Sei casi al BarLume” è una spassosa raccolta di altrettanti racconti già comparsi in varie antologie edite da Sellerio e che hanno per protagonisti, oltre a Massimo, titolare del barre sopracitato, i “fantastici quattro” ultrasettantenni nelle persone, moleste ma adorabili, di: Pilade, Aldo, Ampelio ed il Rimediotti.
In attività dal 2007, il quartetto uretra è sempre più ficcanaso, becero, politicamente scorretto, ma risulta difficile non amare questi personaggi, incredibili nella loro verace toscanità, resa molto bene anche nei loro divertentissimi dialoghi.

Quello che Malvaldi ci dipinge con la serie del BarLume è un quadro realistico che rispecchia appieno una tradizione tutta italiana che purtroppo ormai sta scomparendo: il bar inteso come momento di aggregazione tra gli individui, ornato da discussioni, chiacchiere più o meno profonde e, soprattutto, un gossip di paese bonariamente alimentato per renderlo più succoso.

Siamo a Pineta, immaginaria località sul litorale toscano, dove il simpatico, cinico e poco paziente Massimo, laureato in matematica ma barrista (rigorosamente con la doppia erre!) di professione, è costretto a sopportare tutti i santi giorni la presenza costante e spesso fastidiosa dei suoi quattro clienti più affezionati: suo nonno Ampelio “Un ottantaduenne che definire arzillo sarebbe riduttivo, amico di lunga data del Rimediotti e di Pilade Del Tacca, con i quali condivide la situazione di pensionato.”; Aldo, colto (ma sboccato all’occorrenza) ristoratore nonché scroccone seriale di sigarette di Massimo e “Sempre vestito elegante, sempre cor un libro in mano, che parla tutto di spizzico, che gli garba la musica classica…”; Pilade del Tacca “Settantuno di età, centosessanta di altezza, centosei di diametro e trecentodieci di colesterolo. Dopo aver vissuto una trentina d’anni a spese dello Stato con la scusa di lavorare in Comune.”; ed infine il Rimediotti “settantaduenne ex portalettere, lettore ufficiale del giornale nell’ambito del suo attuale stato lavorativo di pensionato al bar.”

Tra una partita a biliardo, la lettura del giornale da parte di un Rimediotti che declama le notizie con una professionalità da mezzobusto del telegiornale, un tressette e vari sfondoni sparati a zero ora da uno ora dall’altro, il nostro gruppo “Cia (intesa come Combriccola Investigatori Anziani)” scorge trame macchinose dietro ogni fatto che accade in paese, e trascorre le giornate sfornando ipotesi degne di Sherlock Holmes, che sembrano solo all’apparenza campate in aria, contribuendo non poco ad innervosire sia Massimo che la polizia; quest’ultima nella persona del rigido commissario Vinicio Fusco inizialmente, poi sostituito dalla più scaltra commissaria Alice Martelli che capisce fin da subito, al contrario del suo predecessore, che i pestiferi ed improvvisati detectives, al di là del fastidio che provocano, possono tornare utili nelle indagini.

Ed ecco il dipanarsi dei “Sei casi al BarLume” tra un enigmatico problema sorto nella raccolta differenziata; un Capodanno goliardico con annesso cadavere; il ristorante di Aldo che si ritrova con un cliente russo spocchioso ed un caso di avvelenamento; una particolare tombola di Santo Stefano con premio l’arma del delitto; un Carnevale che fa da copertura ad un furto; ed infine l’annuale vacanza delle Poste organizzata in montagna, dove i vegliardi con relative consorti si ritroveranno, ma non avevamo dubbi, di fronte ad un omicidio.

In questo pot-pourri di eventi criminosi i nostri vecchietti daranno il meglio di sé e tra dicerie di paese, informazioni raccolte con l’immancabile mancanza di diplomazia, domande neppure tanto velate, assolveranno in maniera egregia al loro compito di segugi, ma la soluzione dei misfatti sarà sempre del pragmatico Massimo: è lui, con la sua mente analitica, a tirare le fila e ad avere il colpo di genio finale.

Con uno stile semplice e scorrevole, trame intriganti e divertenti, ma mai banali, e personaggi che rimangono nel cuore per la simpatia, “Sei casi al BarLume” è consigliato anche a coloro che non hanno mai letto questa fantastica serie.


Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5

Marco Malvaldi

Marco Malvaldi (Pisa, 1974), di professione chimico, ha pubblicato con Sellerio, la serie dei vecchietti del BarLume (La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016, Sei casi al BarLume 2016, salutati da un grande successo di lettori. Ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011, Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti), giallo a sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (2012), Argento vivo (2013) e Buchi nella sabbia (2015).