Il segno dei quattro

di Arthur Conan Doyle

Il segno dei quattro di Arthur Conan Doyle
Genere:Giallo
Editore:Newton Compton
Pagine:159
Edizione:2 Gennaio 2017


a cura di Pamela Mazzoni


Un saluto a tutti i lettori! Era il lontano 1890 quando Arthur Conan Doyle dette alle stampe il secondo volume incentrato sul geniale e flemmatico Sherlock Holmes. Il segno dei quattro, il romanzo di cui vi parleremo oggi, rimane un classico del giallo deduttivo, artefice della consacrazione all’immortalità del personaggio letterario che è la pietra miliare degli investigatori. Buona lettura!

Sinossi

“Aborrisco la monotona routine dell’esistenza. Ho un desiderio inestinguibile di esaltazione mentale. Ecco perché ho scelto questa mia particolare professione o, meglio, l’ho creata, poiché sono l’unico al mondo ad esercitarla». Con queste parole Sherlock Holmes si racconta all’amico Watson: nel 1890, in effetti, e per molto tempo a venire, sulla scena letteraria mondiale non ci saranno rivali degni di lui. II segno dei Quattro, secondo dei romanzi di Conan Doyle con protagonista l’investigatore, fu un vero successo, e consacrò al mito la sua figura. Vi si racconta un’indagine quanto mai intricata, tra sanguinosi delitti e tesori trafugati, che conduce il lettore dalla nebbiosa Londra al caldo e remoto arcipelago delle Andamane.”

Recensione

Una graziosa giovane donna con un problema da risolvere, una misteriosa sparizione risalente a molti anni addietro, un tesoro scomparso che lascia dietro di sé una lunga scia di sangue, il classico “omicidio della camera chiusa” apparentemente inspiegabile: ecco, questi sono gli elementi che il genio creativo di Sir Arthur Conan Doyle intreccia abilmente ne Il segno dei quattro, il secondo romanzo con protagonisti Sherlock Holmes ed il dottor Watson. È proprio quest’ultimo, come già nel precedente Uno studio in rosso, ad introdurci in questa intricata storia che si sviluppa tra le atmosfere caluginose di una Londra fosca e piuttosto noir e quelle esotiche di lontani paesi asiatici.

In questo libro i personaggi acquistano di intensità, facendo emergere nuove interessanti sfaccettature del loro carattere: scopriamo infatti uno Sherlock depresso per la forzata inattività, talmente avvilito da fare un uso quotidiano di droga che gli dona un alone meno altero, da eroe imperfetto ma umano nelle sue debolezze. Di contraltare un dottor Watson sì fedele compagno di Holmes, riflessivo e bonario, ma anche provvisto di un animo da inguaribile romantico, pronto a saltare in sella al suo destriero per correre in aiuto di una dolce ed ammaliante donzella, che gli ruberà il cuore.

Sono lunghi e penosi giorni di inerzia per Holmes, cui l’inattività arreca uno stato di depressione totale, reso più sopportabile dal torpore dato dall’uso di stupefacenti.

“— Il mio cervello – incominciò – si ribella di fronte a ogni forma di stasi, di ristagno intellettuale. Datemi dei problemi da risolvere, datemi del lavoro da sbrigare, datemi da decrittare il più astruso crittogramma, o da esaminare il più complesso intrico analitico e io mi troverò nel mio elemento naturale: allora non saprò che farmene degli stimolanti artificiali; ma io detesto il grigio tran tran dell’esistenza quotidiana: ho bisogno di sentirmi in uno stato di esaltazione mentale costante. Ecco perché mi sono scelto questa particolarissima professione, o meglio me la sono creata, dal momento che sono unico al mondo.”

Ma ecco che una mattina l’apparizione nell’appartamento in Baker Street di un’elegante e preoccupata giovane donna riporta tutto nei giusti binari: Mary Morstan, questo il suo nome, espone alla nostra premiata coppia un caso quantomeno particolare e stravagante.Tutto è iniziato dieci anni prima, con la scomparsa del di lei padre, un ufficiale di reggimento che, dopo essere tornato dall’India, è svanito nel nulla; dopo alcuni anni Mary ha iniziato a ricevere, una per volta e sempre nella stessa data, perle rarissime e di gran valore e, per finire, quella stessa mattina le è stata recapitata una lettera dove le si chiede di presentarsi la sera ad un misterioso incontro per essere ripagata del torto subito. Da questo momento ha inizio un’indagine che metterà a dura prova anche l’acuto intelletto di Holmes che saltellerà entusiasta tra ingegnosi travestimenti, nei quali è maestro, riuscendo sempre ad ingannare anche Watson; adrenalinici inseguimenti e fughe rocambolesche; pericolosi e letali personaggi; inspiegabili omicidi ed il ritrovamento di strani pezzi di carta firmati da un misterioso “Segno dei quattro”. Niente però riesce a fermare il nostro adorato consulente investigativo: la sua mente analitica, il suo incredibile spirito di osservazione e lo sconfinato talento lo indirizzeranno sulla giusta strada portandolo alla risoluzione di un caso spinoso, che affonda le radici nel passato e che cela avidità, invidie e sete di vendetta.

Conan Doyle si riconferma geniale autore con il suo stile unico, semplice e pulito, sempre più raffinato; un intreccio avvincente e ricco di colpi di scena; una narrazione serrata e dinamica; i personaggi minuziosamente descritti, con i protagonisti che si concretizzano sempre di più; e, dulcis in fondo, il racconto affidato, nella prima parte, alla voce di Watson, che riesce a trascinare il lettore dentro la storia, rendendolo emotivamente partecipe al processo deduttivo di Holmes.

Come il precedente Uno studio in rosso, anche Il segno dei quattro è caratterizzato dalla divisione in due parti, con la prima sezione volta all’indagine pura, fino alla scoperta del colpevole; mentre la seconda ed ultima parte, dove il narratore non è più Watson ma una terza persona, spiega dettagliatamente l’antefatto degli eventi criminosi accaduti, catapultandoci però in un altro periodo e in un altro luogo: non più la Londra piuttosto cupa ed umida ma calde località esotiche dove la malvagità ha innescato una miccia a lenta combustione, ma dagli effetti devastanti. La differenza nell’impianto narrativo, tra il primo e questo secondo romanzo, è data dal fatto che nel precedente libro le due sezioni del racconto, pur poi collegate, erano nettamente divise, quasi a creare una frattura all’interno del testo; ne Il segno dei quattro, invece, dalla prima parte si passa all’antefatto senza scossoni, creando così un continuum nella storia che rende la lettura più fluida. Vorrei ricordarvi che è proprio in questo romanzo che Sherlock Holmes pronuncia la frase diventata poi un mantra:

“Dopo avere eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, è per forza la verità.”

Ed è sempre qui che Conan Doyle propone dei sistemi investigativi rivoluzionari per l’epoca, ma successivamente adottati dalla Polizia e diventati poi consueti, utilizzando lo stratagemma di parlarne attraverso una delle tante monografie sui più disparati argomenti che Holmes scrive spesso:

“Ecco qua la mia monografia sul modo di rintracciare le impronte, con qualche osservazione sull’impiego del gesso da scultori per fissare e conservare le orme stesse.”

Lasciando da parte alcune frasi che, nel mondo attuale, possono risultare sessiste e xenofobe, ma che trovano la spiegazione nel contesto del periodo in cui Conan Doyle visse, devo dire che molti sono i fattori che rendono Il segno dei quattro assolutamente imperdibile.

Una digressione dovuta: qui di seguito trovate i nostri voti. Purtroppo, parere personalissimo, le copertine di rado hanno reso merito ai racconti di Conan Doyle, ma non posso permettere che questo infici il mio voto finale che è il massimo delle stelle. Copertina a parte.

Il nostro giudizio:

TramaVoto 5/5

StileVoto 5/5

Piacevolezza Voto 5/5

CopertinaVoto 3,5/5

Voto finaleVoto 5/5

Arthur conAn doyle

Arthur Conan Doyle nasce nel 1859 a Edimburgo, in Scozia.
Insieme a Edgar Allan Poe, è stato considerato  il fondatore di due generi: il genere giallo e il genere fantastico. Viene considerato il capostipite del giallo deduttivo, reso famoso dal suo personaggio più letto e amato: Sherlock Holmes.
La produzione di Conan Doyle spazia attraverso vari generi, passando dal romanzo d’avventura al romanzo di fantascienza, fino al soprannaturale e ai temi di carattere storico.
Muore nel 1930 a seguito di un arresto cardiaco.