POIROT A STYLES COURT

di Agatha Christie

a cura di Pamela Mazzoni

Poirot a styles court di Agatha Christie
Genere: Giallo / classico
Editore: Mondadori
Pagine: 220
Edizione: aprile 2013

Ben trovati lettori, la formidabile carriera ricca di successi di Agatha Christie nasce da una scommessa con la sorella maggiore. Quest’ultima sfidò infatti Agatha, appassionata scrittrice ma solo di racconti brevi fino a quel momento, a comporre un intero romanzo giallo.
Il guanto di sfida, logicamente, fu raccolto et voilà, ecco che vide la luce “The Mysterious Affair at Styles”, che noi conosciamo come “Poirot a Styles Court”.
Completato nel 1915, fu però rifiutato più volte da diversi editori, finché uno di essi, il londinese John Lane, più scaltro e lungimirante, lo pubblicò negli Stati Uniti nell’ottobre del 1920: il resto è storia.
In questo libro, per la prima volta in assoluto, compare anche il detective belga tra i più amati, quell’Hercule Poirot (che quest’anno festeggerà il centenario dalla nascita) che negli anni a venire, dalla pubblicazione del libro in questione, sarà l’indiscusso protagonista di altri 32 romanzi e 54 racconti (raccolti in 5 antologie).
Conosceremo qua anche il fido amico ed assistente di Poirot, il capitano Arthur Hastings, ed il poco astuto ma tenace ispettore di Scotland Yard, James Japp.
Mes amis, sarete in grado di scoprire il colpevole?

Sinossi

Durante la Prima guerra mondiale un giovane ufficiale inglese ferito al fronte viene ospitato da un vecchio amico nella sua residenza di campagna. Il soggiorno nella lussuosa dimora sarà però tutt’altro che tranquillo. La padrona di casa, matrigna dell’amico, ha sposato un uomo di vent’anni più giovane di lei, e i figliastri, scavalcati nell’eredità, sembrano tramare qualcosa. La governante è sicura che presto gli avvenimenti precipiteranno e, in breve, la profezia si avvera. La padrona di Styles Court viene avvelenata e i sospetti si accentrano subito sui membri della famiglia. Fortunatamente, nel paese c’è qualcuno che di delitti se ne intende: un buffo profugo belga dai grandi baffi…

Recensione

In “Poirot a Styles Court” la voce narrante è quella di Hastings, invitato nell’Essex, in Inghilterra, dall’amico di vecchia data John Cavendish per trascorrere la sua convalescenza dopo essere stato ferito in guerra.
La dimora di campagna di Styles Court sembra un’oasi di pace e tranquillità, ma ben presto si scopre che, oltre le apparenze, si celano invidia, gelosia e rabbia, sentimenti che non tarderanno ad uscire dall’ombra.

Ben presto infatti la facoltosa padrona di casa, Emily Inglethorp, matrigna dei fratelli John e Lawrence Cavendish, dei quali aveva sposato il padre ora defunto e che recentemente si è risposata con un uomo bizzarro mal sopportato dalla famiglia, muore nel suo letto tra atroci dolori, avvelenata con la stricnina.

Hastings decide così di interpellare una sua vecchia conoscenza, tale Hercule Poirot, che abita nel villaggio vicino insieme ad altri profughi belgi come lui.

“Poirot era un ometto dall’aspetto straordinario. Era alto meno di un metro e sessantacinque, ma aveva un portamento molto eretto e dignitoso. La testa era a forma di uovo, costantemente inclinata da un lato. Le labbra erano ornate da un paio di baffi rigidi, alla militare. Il suo abbigliamento era inappuntabile. Penso che un granello di polvere gli avrebbe dato più fastidio di una ferita. Eppure questo elegantone, che ora zoppicava leggermente, era stato ai suoi tempi uno dei funzionari più in gamba della polizia belga. Come investigatore, aveva un fiuto straordinario. Aveva all’attivo numerosi trionfi, essendo riuscito a risolvere i casi più complicati.”

Ex ispettore di polizia, il buffo ma infallibile ometto dagli enormi baffi inizierà la sua personale caccia all’assassino, disdegnando i comuni metodi di indagine, ma usando la deduzione e non lasciando niente al caso.

«Date troppo corda alla fantasia. La fantasia è un’ottima serva, ma una pessima padrona. La spiegazione più semplice quasi sempre si rivela esatta.»

Tanti sono gli abitanti ed i frequentatori della casa quanti i sospettati: il giovane ed inquietante marito della vittima, Arthur Inglethorp; i due figliastri, John e Lawrence, entrambi con un personale interesse per l’eredità; l’affascinante ed enigmatica moglie di John, Mary; la giovane Cynthia, rimasta sola al mondo ed accolta in casa con generosità da Emily, che però velatamente non manca di rimarcarle il fatto che le è debitrice; lo strano dottor Bauerstein, esperto tossicologo ed amico un po’ troppo intimo di Mary; la testarda e cinica Evelyn, factotum di Emily, che non esita a licenziarsi perché incapace di sopportarne il marito Arthur.
Tutti nascondono dei segreti, tutti hanno un valido movente per l’assassinio di Emily e pertanto ognuno di loro riuscirà ad insinuare in ogni lettore il seme del dubbio riguardo al loro effettivo coinvolgimento nel crimine.
Con un abile gioco di fumo e specchi, Agatha Christie dipana una trama avvincente, ben architettata, con gli schemi classici del giallo deduttivo: l’ambientazione in una dimora isolata, il mistero della camera chiusa, indizi ben disseminati qua e là, riuscendo così a tenere il lettore incollato alle pagine fino all’atteso epilogo, dove l’autrice ci attende con un sorriso sornione, già dal suo esordio conscia che sarà quasi impossibile scoprire il colpevole.
Lo stile già inconfondibile della Christie è quello che si delinea in “Poirot a Styles Court”, pur essendo l’opera prima, che comprende anche la minuziosa caratterizzazione dei personaggi: veri e propri ritratti umani dal profondo spessore, riflessi impietosi dei vizi e delle virtù immancabili nel microcosmo della natura umana.

Poirot e Hastings, nella loro prima uscita, mostrano già quell’alchimia che li terrà uniti per molto tempo negli anni a venire: due personaggi che si compensano e si completano in modo perfetto. Per un Poirot preciso fino al parossismo, egocentrico, molto spesso pomposo, ma anche empatico, arguto e perspicace, ecco a fare da contraltare un Hastings esempio di rettitudine ma ingenuo, debole di fronte al fascino femminile, non troppo sveglio ma che spesso, con le sue uscite all’apparenza poco brillanti, riesce ad incanalare Poirot sulla giusta strada che porta alla risoluzione del caso.

“Ma improvvisamente m’interruppi. Poirot aveva lanciato un urlo e abbattuto un’altra volta il castello di carte; poi si coprì gli occhi con le mani e cominciò a dondolarsi avanti e indietro. Sembrava in preda a un’intollerabile sofferenza.” “«Santo cielo, Poirot!» gridai. «Che cosa vi è successo? Vi sentite male?» «No, no» mi rispose. «Solo che mi è venuta un’idea.» «Una delle vostre solite ispirazioni?» «Ma foi, no!» rispose. «Stavolta è un vero lampo di genio. Siete stato voi, mon ami, a farmici pensare.”

Menzione a parte la merita la scena finale, che diventerà il classico marchio di fabbrica del geniale detective: tutti i sospettati riuniti nella stessa stanza dove Poirot, con il “coup de theatre” a lui così congeniale, scopre le carte e svela l’assassino, non prima però di aver ricostruito passo dopo passo tutti gli avvenimenti.
È questo il suo momento di gloria, quando tutti i presenti pendono dalle sue labbra: una vera e propria manna per il suo ego smisurato, ma anche il modo di dimostrare la sua astuzia e la sua indiscutibile bravura.
Come abbiamo già detto, “Poirot a Styles Court” segna la genesi di Hercule Poirot, ma nella stessa austera magione si chiuderà il cerchio 55 anni dopo: è proprio qua infatti che Agatha Christie metterà fine al suo “figlio” più celebre, e sarà proprio in “Sipario – l’ultima avventura di Poirot” del 1975.
E, come dice il nostro amatissimo investigatore:

“Su con la vita, mon ami. Forse andremo ancora a caccia insieme, e allora…
Non si può mai sapere.»”


Se volete saperne di più sulla vita di questa strepitosa scrittrice non perdetevi la scheda a lei dedicata sulla rubrica “Penne d’autore, uno sguardo su: AGATHA CHRISTIE”

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4,5


StileVoto 4,5


PiacevolezzaVoto 5