a cura di Pamela Mazzoni
“Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme.”
(Charles Bukowski)
Buongiorno a tutti i nostri lettori e ben ritrovati alla seconda ed ultima parte delle nostre curiosità (qua la prima) dedicate a Charles Bukowski. Lo scrittore, che per i suoi lettori non conosce mezze misure, o lo ami o lo detesti, è uno di quelli che ben si presta alla nostra rubrica di Curiosando in punta di libri: la sua vita, vissuta al limite, caratterizzata da ogni tipo di eccessi, è ricca di stranezze ed aneddoti che lo riguardano, e noi in queste due parti che gli abbiamo dedicato ve ne abbiamo mostrati alcuni.Un modo per conoscere meglio un uomo che ha avuto, nella sua travagliata vita, la fortuna di fare quello che più amava, e lo ha fatto anche bene: scrivere.
All’epoca Martin aveva un altro lavoro, ma leggendo gli scritti di Bukowski su alcune riviste underground, capì di dover fare qualcosa: quei libriccini di 10/12 pagine nascondevano un talento fuori dall’ordinario.
Fu così che Martin fondò la Black Sparrow Edition, solo per pubblicare i libri di Bukowski: era il 1965, ed il compenso pattuito per lo scrittore fu di 100 dollari al mese per tutta la vita: cifra che Buk accettò di buon grado, dato che così poteva lasciare il lavoro alle Poste e fare ciò per cui era nato, cioè scrivere.
Oltretutto 100 dollari erano più che sufficienti a coprire le spese per gli alimenti della ex moglie e per mantenere i suoi immancabili vizi.
Logicamente, dopo il successo ottenuto, al compenso iniziale furono aggiunti alcuni zeri….
In occasione di un concerto della band al Dodger Stadium di Los Angeles, il 30 ottobre 1992, Bono invitò a parteciparvi Bukowski e la moglie Linda Lee, grande fan degli U2: al momento di cantare Dirty day, la dedicò alla coppia, e per il pubblico fu delirio.
Tra l’altro, l’ultima frase di questa canzone è proprio una citazione del titolo di una raccolta di poesie di Buk.
Un giorno andò a trovare il regista Les Blank, suo grande ammiratore, e tra un bicchiere di vino e l’altro il regista chiese a Bukowski un autografo e gli porse una penna ed una copia di Taccuino di un vecchio sporcaccione: per tutta risposta, lo scrittore ci sputò dentro, lo richiuse e glielo restituì.
Non pago, Bukowski scatenò una rissa, insultando e cercando di prendere a pugni il regista.
Chissà se Blank lo avrà invitato di nuovo…
I suoi compagni? La macchina da scrivere, i fogli, birra o vino, sottofondo di musica classica: e la magia si compiva.
Il funerale si svolse con rito buddista, religione a cui lo scrittore si era avvicinato negli ultimi anni della sua vita.
Questa frase è presente in una delle sue poesie ed è così che la spiega lo stesso Bukowski in una lettera del 1963:
«Qualcuno in uno di questi posti… mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.»
A presto!
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