MEMORIE DI UNA LADRA

di Dacia Maraini

Memorie di una ladra

Memorie di una ladra di Dacia Maraini
Genere: Narrativa
Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli (Collana Superbur)
Pagine: 304
Edizione: 29 Settembre 1993

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati lettori,
rieccoci nuovamente in compagnia di Dacia Maraini, autrice alla quale abbiamo dedicato la nostra rubrica mensile Penne D’Autore. Quest’oggi parleremo di uno dei suoi titoli più famosi e strabilianti, un libro che ho adorato e che considero imperdibile, Memorie di una ladra, dal quale è stato tratto anche una simpatica trasposizione cinematografica con protagonista Monica Vitti.

Sinossi

Teresa Numa, protagonista del romanzo, è davvero una ladra e la sua storia si svolge (a Roma e poi in diverse località d’Italia) in squallide pensioni, nei cinema di terza categoria, nelle prigioni in cui si respira lesbismo e violenza. E anche nel manicomio criminale di Pozzuoli. Teresa si muove tra truffatori, prostitute ed “esperti” del borseggio, ma rimane una persona semplice, allegra, a modo suo onesta e pudica. Nel mondo di Teresa la violenza e la sopraffazione sono quotidiane; l’amore è a pagamento, il sesso è merce di scambio; il lavoro non si trova mai, il denaro, quando c’è, appartiene agli altri, la fame invece è sempre presente… Dacia Maraini, attraverso Teresa e gli altri personaggi di questo libro (scritto nel 1973), ci presenta un ritratto della società italiana nei primi anni Settanta, ancora vivissimo a distanza di tanto tempo.

Recensione

Memorie di una ladra nasce in seguito a un’inchiesta condotta dalla Maraini nelle carceri femminili nel ’69. Durante la stessa l’autrice ha incontrato colei che è diventata la protagonista del suo romanzo, ma anche altre donne che vi compaiono in ruoli minori.

Il grande pregio del libro è l’aver saputo coniugare una tematica impegnativa e seria a una narrazione piacevole e molto spesso divertente. L’opera è in un certo senso tragicomica, poiché anche gli avvenimenti più tristi, e vi assicuro che non ne mancano, se da un lato inducono la riflessione e la compassione, dall’altro suscitano una certa quantità di riso nel lettore.

Tale effetto è ottenuto grazie a una voce narrante d’eccezione, la protagonista Teresa Numa che, attraverso il proprio punto di vista estremamente semplice e leggero, crea attorno a sé un clima ironico a causa delle beffe del destino. Allo stesso tempo con il proprio modo di fare si accaparra totalmente la nostra simpatia, al che sarà impossibile non essere completamente partecipi delle sue sciagure e fare il tifo per lei.

Ella narra la propria vita a partire dal 1917, anno di nascita, fino agli anni ’60. In questo lungo arco temporale impariamo a conoscerla sempre più e ad avere massima comprensione verso la stessa. Nonostante, come si evince dal titolo, Teresa sia una ladra, in nessun modo il senso di morale comune interviene a giudicarla, questo è un grande merito della Maraini che la presenta così umana da rendere impossibile il biasimo e il disprezzo. Il nostro senso critico è risvegliato piuttosto nei confronti della società incapace di prendersi cura di Teresa e che la rende una vittima abbandonata in balìa del suo destino.

Teresa nasce in una famiglia numerosa dove vige incontrastata l’autorità paterna, alla violenza di questa si aggiunge anche quella dei propri fratelli, il che assicura alla protagonista sempre una massiccia e continua dose di percosse. Nemmeno la madre può rivelarsi un’ancora di salvezza, in quanto soggiogata dal marito e consumata dalle tante faccende domestiche e dai tanti figli. La sua situazione sembra cambiare radicalmente quando il padre decide di cacciarla di casa.

(…) mio padre mi dice: vattene da questa casa! Il mondo è tuo. Io dico: magari dicesse la verità! Finalmente potrò andare alla fiera quando mi pare, a ballare quando mi pare! Mi dava la febbre di essere libera perché non lo ero mai stata. (…) La sera non potevo uscire mai. Ero troppo legata. Allora quando mi sono vista tutta questa libertà ho detto: meno male! (…) mi sono messa a girare senza sapere dove andare. Allora ho cominciato a capire che non era poi una cosa bella essere cacciati di casa.

Inizialmente agli occhi di Teresa l’essere stata cacciata di casa appare come un evento propizio per riappropriarsi della propria libertà, ignorando quanto ciò vada ad incrementare ulteriormente le proprie difficoltà e la propria solitudine.

Teresa è estremamente ingenua, inesperta, guarda la vita e gli altri con fiducia, ignara delle brutture e del funzionamento del mondo. Il suo modo di pensare e il suo sguardo sempliciotti e bonaccioni sono resi perfettamente nella narrazione in prima persona attraverso un linguaggio elementare e bonario, quasi dialogato, in cui si intersecano riflessioni della protagonista e racconto delle vicende. Tale stile è una prova e conferma della maestria della Maraini in grado di adattare la lingua e differenziarla a seconda dei propri personaggi, conferendo così autenticità e un’ottica totalmente esclusiva al narrato.

Prima di tutto mi fanno la fotografia, col lampo, due, tre, di profilo, di fronte, mi sembrava di essere un’attrice. Dice: voltati! Poi: rivoltati! Io, con tutti quei capelli rossi, mi sentivo una bellezza! Dopo le fotografie, dice: dammi la mano. Io dico: che vorrà dalla mano? Me la vorrà leggere come uno zingaro, mi vorrà leggere se ho un destino di ladra. Gli do la mano. Lui me la prende, e mi schiaccia il pollice e me lo intinge nell’inchiostro. Poi dice: pigia qua! Era l’impronta digitale.

Dopo essere stata cacciata di casa iniziano le appassionanti avventure e disavventure della protagonista. La sua diviene un’esistenza sempre più precaria alla ricerca di continui espedienti per sopravvivere che la relegano ai margini della società e al di fuori della legalità. Estremamente energica comincia a prestarsi a diversi furti e imbrogli, a frequentare sempre più il losco bar Bengasi e personaggi non proprio al di sopra di ogni sospetto. La galleria delle sue amicizie è ricca, definita e variegata, ogni personaggio è tratteggiato in modo distintivo. Tra questi non mancheranno anche personaggi afferenti la sua vita sentimentale, largo spazio infatti è dedicato ai suoi amori, molto spesso improbabili, che la coinvolgono totalmente rivelandone una certa fragilità e anche un certo romanticismo.

Nel suo continuo via vai dal carcere e anche nelle sua permanenza in manicomi, la lente viene puntata anche nella situazione interna a questi luoghi, contribuendo a testimoniarne e denunciarne le condizioni in modo vivido.

Teresa è un personaggio complesso, seppur delinque è dotata di una propria etica e di propri principi, oltre che di un’immensa bontà d’animo che molto spesso le risulta rovinosa. Ella affronta infervorata la vita da ladra, vivendo alla giornata e godendo di piccole gioie, come una bella abbuffata, ma ciò non le fa disdegnare la possibilità di una vita normale e tranquilla nella serenità di una propria casa. La sua esistenza è totalmente picaresca ed è l’inevitabile conseguenza delle circostanze della sua vita, nella quale ha comunque posto dei confini da non oltrepassare, come quello della prostituzione.

Dico: senti, a me mi piace rubare, correre, saltare, fare sparire le cose con le mani, svelta svelta; ma con gli uomini non ce la faccio. Sono troppo nervosa. Se uno mi piace, va tutto bene, ma se poco poco non mi va a genio sono capace di menarlo. (…) Io vado solo con chi mi piace e basta.

Memorie di una ladra è uno dei capolavori della Maraini, uno di quei libri di fronte ai quali siamo insaziabili, e del quale dopo l’ultima pagina da leggere prefissata ne seguiranno inevitabilmente altre. Teresa è il baricentro di questo riuscito romanzo, una reietta della società illuminata da una luce assolutamente non scontata che le saprà finalmente rendere giustizia nel suo ruolo di eroina sopra le righe. L’incontro con Teresa Numa rimane un evento indelebile al cui pensiero sorgerà spontaneo un sorriso di affettuosa empatia.

Il nostro giudizio:

Tramavoto 5/5

Stilevoto 5/5

Piacevolezzavoto 5/5

Copertinavoto 5/5

Voto finalevoto 5/5

Dacia maraini

Dacia Maraini è autrice di numerosi romanzi, di testi teatrali e di poesie. Ella nasce a Fiesole nel 1936. Ha passato parte della sua infanzia in Giappone, dove ha subito la traumatica esperienza dell’internamento in un campo di concentramento assieme alla propria famiglia. Rientrata in Italia ha vissuto prima a Bagheria in Sicilia e poi a Roma, città nella quale ha conosciuto Alberto Moravia, di cui è stata la compagna. Dei suoi libri, ricordiamo oltre Memorie di una ladra (1973), La vacanza(1962), L’età del Malessere (1963), Memorie di una ladra (1972), La lunga vita di Marianna Ucría (1990), Bagheria (1993), Donne mie (1974), Donna in guerra (1980), Tre Donne (2017) e Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018).