STORIA DI UNA GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE INSEGNÒ A VOLARE

di LUIS SEPÚLVEDA

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepùlveda
Editore: Salani
Genere: Narrativa
Pagine: 127
Data di pubblicazione: 28 gennaio 2010

a cura di Manuela Morana

Cari amici lettori, benvenuti al nostro appuntamento settimanale con il protagonista della rubrica Penne d’autore.
Oggi ho il piacere di presentarvi un libro molto dolce e delicato, uno dei più famosi e apprezzati del grandissimo Luis Sepúlveda, sto parlando di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, un racconto breve ma estremamente incisivo che è entrato nel cuore di grandi e bambini!
Seguitemi tra queste magiche pagine e non ve ne pentirete!

Buona lettura!

Sinossi

I gabbiani sorvolano la foce dell’Elba, nel mare del Nord. “Banco di aringhe a sinistra” stride il gabbiano di vedetta e Kengah si tuffa. Ma quando riemerge, il mare è una distesa di petrolio.
A stento spicca il volo, raggiunge la terra ferma, ma poi stremata precipita su un balcone di Amburgo.
C’è un micio nero di nome Zorba su quel balcone, un grosso gatto cui la gabbiana morente affida l’uovo che sta per deporre, non prima di aver ottenuto dal gatto solenni promesse: che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che, soprattutto, gli insegnerà a volare. E se per mantenere le prime due promesse sarà sufficiente l’amore materno di Zorba, per la terza ci vorrà una grande idea e l’aiuto di tutti…

Recensione

“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è un racconto che può essere letto su più livelli e i messaggi che ci trasmette cambiano in base all’età che abbiamo al momento della lettura.
Da bambini è una bella storia che dà speranza nel prossimo e nella possibilità di cambiare e andare oltre la nostra natura per diventare persone migliori.
Da adulti ti accorgi che è un libro pieno di messaggi d’inclusione, è un romanzo che ti fa capire quanto sia stupido fare distinzioni tra razze e generi perché alla fine tutti siamo creature che cercano amore e accettazione.

A Kengah, una gabbiana dalle piume color argento, piaceva particolarmente osservare le bandiere delle navi, perché sapeva che ognuna rappresentava un modo di parlare, di chiamare le stesse cose con parole diverse.
«Com’è difficile per gli umani. Noi gabbiani, invece, stridiamo nello stesso modo in tutto il mondo» commentò una volta Kengah con un compagno di volo.
«Proprio così. E la cosa più straordinaria è che ogni tanto riescono anche a capirsi» stridette l’altro.

Far del bene al prossimo (qualsiasi razza, colore, lingua, cultura abbia) è la missione che Sepúlveda ci affida e lo fa come si fa con i bambini, raccontandoci una favola, perché i messaggi più forti e importanti non hanno bisogno di grandi paroloni e discorsi filosofici ma arrivano dritti al cuore attraverso la semplicità e la verità. Sono proprio questi gli ingredienti cardine di questo romanzo, le parole dirette e sincere di questo grande autore racchiudono il senso stesso della vita. La lealtà, il coraggio, l’amore tutte riunite in poche ma intensissime pagine.

“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è una storia veramente unica e tenerissima, ci racconta dell’amore immenso di una mamma gabbiano e di come questo amore possa portare a fidarsi del prossimo al punto di affidargli ciò che di più prezioso abbiamo.
Kengah sa che non le rimane tanto tempo da vivere, sta per morire e se non trova qualcuno disposto a prendersi cura del suo uovo anche il suo piccolo non vedrà mai la luce.
È così che decide di fidarsi e affidarsi a Zorba, un micio nero che si trova nel posto giusto al momento giusto: è a lui che fa promettere di prendersi cura del suo uovo, di non mangiare il suo piccolo e, quando sarà pronto, insegnargli a volare.

«Voglio deporre un uovo. Con le ultime forze che mi restano voglio deporre un uovo. Amico gatto, si vede che sei un animale buono e di nobili sentimenti. Per questo ti chiedo di farmi tre promesse. Mi accontenterai?» stridette agitando goffamente le zampe nel vano tentativo di alzarsi in piedi.
Zorba pensò che la povera gabbiana stava delirando e che con un uccello in uno stato così pietoso si poteva solo essere generosi.
«Ti prometto tutto quello che vuoi. Ma ora riposa» miagolò impietosito.
«Non ho tempo di riposare. Promettimi che non ti mangerai l’uovo» stridette aprendo gli occhi.
«Prometto che non mi mangerò l’uovo» ripeté Zorba.
«Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo» stridette sollevando il capo.
«Prometto che avrò cura dell’uovo finché non sarà nato il piccolo».
«E promettimi che gli insegnerai a volare» stridette guardando fisso negli occhi il gatto.
Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava, ma era completamente pazza.
«Prometto che gli insegnerò a volare. E ora riposa, io vado in cerca di aiuto» miagolò Zorba balzando direttamente sul tetto.
Kengah guardò il cielo, ringraziò tutti i buoni venti che l’avevano accompagnata e proprio mentre esalava l’ultimo respiro, un ovetto bianco con delle macchioline azzurre rotolò accanto al suo corpo impregnato di petrolio.

Sono tante richieste e alcune molto complicate, se non quasi impossibili, ma Zorba capisce l’intensità del sentimento di Kengah, la sua disperazione e l’amore profondo e incondizionato che prova per quel cucciolo che non è ancora nato e così decide di promettere e corre a chiedere aiuto per salvare la gabbiana.
Purtroppo il nostro micio ha un po’ sottovalutato la gravità delle condizioni di mamma gabbiano e quando torna insieme ai suoi amici gatti, tutti pronti ad aiutarla, si rende conto che è troppo tardi e non gli resta che prendersi delle responsabilità enormi e impegnarsi solennemente a mantenerle.

«Che farò con l’uovo?!» si chiese Zorba sempre più angosciato.
«Con un uovo si possono fare molte cose. Una frittata, per esempio» propose Segretario.
«Oh sì! Uno sguardo all’enciclopedia ci dirà come preparare la migliore delle frittate. L’argomento è trattato nel sesto volume, lettera F» assicurò Diderot.
«Non se ne miagola neanche! Zorba ha promesso a quella povera gabbiana che si sarebbe preso cura dell’uovo e del piccolo. La parola d’onore di un gatto del porto impegna tutti i gatti del porto, quindi l’uovo non si tocca» dichiarò solennemente Colonnello.
«Ma io non so prendermi cura di un uovo! Non mi era mai stato affidato un uovo prima d’ora!» miagolò disperato Zorba.
Allora tutti i gatti guardarono Diderot. Forse nella sua famosa en-ci-clo- pe-dia c’era qualcosa al riguardo.
«Devo consultare il ventunesimo volume, lettera U. Sicuramente c’è tutto quello che dobbiamo sapere sull’uovo, ma fin da ora consiglio calore, calore corporeo, molto calore corporeo» spiegò Diderot in tono pedante e didattico.
«Ossia bisogna sdraiarsi sull’uovo, ma senza romperlo» consigliò Segretario.
«È esattamente ciò che stavo per suggerire. Zorba, tu rimani con l’uovo e noi accompagneremo Diderot a vedere cosa dice la sua enpilo… encimope… insomma, sai a cosa mi riferisco. Torneremo stasera con le novità e daremo sepoltura a questa povera gabbiana» stabilì Colonnello prima di saltare sul tetto.
Diderot e Segretario lo seguirono. Zorba rimase sul balcone, accanto all’uovo e alla gabbiana morta. Con grande attenzione si sdraiò e si avvicinò l’uovo alla pancia. Si sentiva ridicolo. Pensava a quanto lo avrebbero preso in giro i due gatti rissosi che aveva affrontato al mattino, se per caso l’avessero visto.
Ma una promessa è una promessa, e così, al tepore dei raggi del sole, si addormentò con l’uovo bianco a macchioline azzurre ben stretto contro il suo ventre nero.

A questo punto la vita di Zorba e quella dei suoi amici gatti viene completamente stravolta da questo piccolo e fragile uovo. Una promessa va sempre mantenuta e le cure di tutti vengono concentrate sulla buona riuscita dell’operazione, è così che presto i nostri amici gatti vedranno nascere una bellissima gabbianella che chiameranno Fortunata.
La piccola gabbianella è veramente fortunata perché nonostante sia diversa trova nei gatti una famiglia pronta a difenderla da tutti i pericoli e a supportarla nelle importanti prove che la vita le metterà davanti.
“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è un racconto scritto da una penna estremamente delicata e dolce, il linguaggio è semplice ed adatto anche a bambini piccolissimi, è a tratti anche divertente ed ironico senza per questo compromettere l’importanza dei messaggi che ci vuole trasmettere. Per concludere non mi resta che dirvi che questo è davvero un libro che tutti dovrebbero leggere nella vita, è un’opera che dà speranza e forza, che ti fa venir voglia di essere una persona migliore, di fidarti delle persone che ti circondano e di non considerare quanto apparentemente queste possano essere diverse da te.
Sepúlveda è riuscito a raccontarci un vero e proprio piccolo miracolo, una storia dove la diversità viene annullata e l’unica cosa che conta sono i buoni propositi, l’amicizia e l’amore verso il prossimo.
Se non l’avete ancora letto vi consiglio di correre a farlo e di raccontare questa bellissima storia a qualsiasi bambino incontriate sul vostro cammino perché, forse così, riusciremo a regalare un futuro migliore alle nuove generazioni, un futuro fatto di uguaglianza, lealtà, sincerità, rispetto, tenerezza e buoni sentimenti.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5

LUIS SEPÚLVEDA

È stato uno scrittore cileno. Militante di Unità popolare, fu costretto a lasciare il paese in seguito al colpo di stato che mise fine al governo di Allende. Il suo impegno di militante ecologista lo spinse a partecipare a diverse missioni dell’organizzazione ambientalista «Greenpeace». Esordì nella narrativa con la raccolta di racconti Cronache di Pietro Nessuno (1969), cui sono seguiti Le paure, le vite, le morti e altre allucinazioni (1986) e Taccuino di viaggi (1987). Si impose definitivamente con il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), cui fecero seguito Il mondo alla fine del mondo (1989), Un nome da torero (1994), storia di spionaggio ambientata fra la Patagonia e la Germania, La frontiera scomparsa (1994), l’originale libro di viaggi Patagonia Express (1995) e la favola-parabola Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996). Il piacere di narrare e l’impegno politico e ambientalista s’intrecciarono nelle opere successive: Incontro d’amore in un paese in guerra (1997), Diario di un killer sentimentale (1998), Cronache dal cono sud (2006), che dall’opposizione di principio a qualunque guerra estrae una riflessione amara e lucida sui primi anni del millennio e il libro di racconti La lampada di Aladino (2008). Tra gli ultimi romanzi ricordiamo: Ritratto di gruppo con assenza (2010), Ultime notizie dal sud (2011), Tutti i racconti (2012), Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico (2012), Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (2013) e L’avventurosa storia dell’uzbeko muto (2015), Storia di un cane e del bambino a cui insegnò la fedeltà (2015), a fine della storia (2016), Storie ribelli (2017). A fine febbraio 2020 viene ricoverato a Oviedo per aver contratto il coronavirus, a seguito di una lunga degenza muore il 16 aprile 2020.