LA NAVE PER KOBE. I DIARI GIAPPONESI DI MIA MADRE

di Dacia Maraini

“La nave per Kobe. I diari di mia madre” di Dacia Maraini
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Rizzoli
Pagine: 176
Edizione: 2003

a cura di Elide

Cari amici lettori,
continuiamo con la nostra rubrica d’autore dedicata questo mese a Dacia Maraini. Con “La nave per Kobe. I diari giapponesi di mia madre” la narrattrice riscopre una se stessa così diversa dalla donna che oggi è diventata e che tutti conosciamo. Il viaggio che ha inizio è un percorso nel passato che porta a una più intima ricerca del proprio io. Buona lettura!

Sinossi:

Ormai adulta, Dacia Maraini riceve in dono dal padre Fosco i quaderni ritrovati della madre Topazia Alliata: un diario scritto tra il 1938 e il 1941, che racconta il lungo viaggio in nave verso Kobe e i primi anni di permanenza della famiglia in Giappone. Una scoperta inattesa, dalla quale emerge il ritratto di una donna concreta e capace di un amore così pervasivo da animare i ricordi più lontani. Grazie a quelle pagine tornano a vivere il coraggio e la generosità di Topazia, fondamenta di un rapporto madre-figlia prezioso e delicato, appena distratto dall’innamoramento per il padre bello e avventuroso. Ma i diari forniscono anche, alla donna che li legge a distanza di tanti anni, un’occasione per riappropriarsi del passato e intrecciarlo con il presente, affidando la profonda ricerca di sé alle pieghe di una vicenda familiare intima ed eccezionale.

Recensione

«Mio padre un giorno mi ha regalato questi quaderni, dicendo “Ti riguardano, prendili”. Ho cominciato a sfogliarli e mano a mano che andavo avanti ero acciuffata dalla commozione. Il passato ha la capacità di saltarti addosso a tradimento attraverso una fotografia, una lettera. Ti racconta di un tempo che non c’è più e che pure si fa vivo ai tuoi occhi con una vivacità e una corposità assolutamente insospettate. Favoleggia nel tuo orecchio di una parte di te ormai sparita, che credevi del tutto morta e che invece stava in letargo in qualche angolo della memoria. Sono io questa bambina, mi dico, ma non sono più io. Ho perso per sempre quel corpo che nelle fotografie appare così reale, così nitido e consistente. Oggi un nuovo corpo, sciupato, offeso dal tempo e dalle esperienze, ferito come un vecchio soldato che ha fatto troppe guerre, siede al sole cercando di scaldare un sangue che circola con lentezza esasperante.»

Come molti sanno Dacia Maraini ha trascorso una parte della infanzia in Giappone prima di tornare in Italia e riprendere in mano il percorso che poi l’ha portata alla scrittura. Leggere “La nave per Kobe. I diari giapponesi di mia madre” significa avvicinarsi a un lavoro che nasce dalla rilettura di quei quaderni che la madre dell’autrice tenne durante gli anni trascorsi in oriente. Significa, quindi, fare un passo indietro nel tempo, chiudere gli occhi e risvegliarsi in una terra lontana, una terra immersa in una cultura molto distante da quella occidentale in cui viviamo e che così bene conosciamo, significa conoscere una storia intima ma anche dirompente.
Topazia, classe 1913 e venuta a mancare all’età di 102 anni nel 2015, in questi appunti, ci rende l’immagina di una bambina molto diversa da quella donna che abbiamo conosciuto in scritti quali “La lunga vita di Marianna Ucria”. In punta di piedi la madre ci fa rivivere l’amore per il padre, un genitore spesso assente per la sua professione di etnologo, deluso dall’aver avuto una figlia femmina e non un maschietto, un genitore che tuttavia non mancava mai di trascinare la figlia in gite o traversate in mare. Il tutto in un tempo il cui sapore è molto diverso da quello che conosciamo così come lo era la percezione delle distanze, la naturale lentezza che accompagnava le giornate e che nutriva le aspettative, così come lo erano quei rimpianti per i legami spezzati, prima ancora di potersi sedimentare, come nel caso della nonna Yoi, morta durante la guerra.

E ancora ci porta a riassaporare gli anni della fame patita nel campo di concentramento di Nagoya, ci porta a toccare con mano quella povertà vissuta negli anni del rientro in Sicilia dove ad attenderli vi era la maestosa villa Valguarnera, ci porta a rivivere la difficoltà dovuta a quella doppia lingua che come ogni dualismo spezza, induce a perdere la propria identità e dunque a ritrovarsi a far fronte a una insicurezza prima sconosciuta, adesso onnipresente.
E cos’è se non un grandissimo omaggio filiale e al periodo storico di transizione “La nave per Kobe”? Un titolo che è altresì avvalorato dalla riproduzione di alcune parti dei diari originali onnicomprensivi di quelle foto che li corredavano.
È un racconto di una grandissima intimità, un racconto introspettivo che viviamo come se stessimo sfogliando un vecchio album di famiglia in bianco e nero, un album in cui una madre dolcissima e dalle grandi premure alleva le sue figlie con cura e dedizione insegnando loro, prima di tutto, ad adattarsi.
Il tutto con una struttura narrativa che è a metà tra la diaristica e la saggistica e che alterna al contempo la narrazione di Topazia a quella di Dacia. Un titolo che ci porta a riflettere, a interrogarci.

Pagina dopo pagina respiriamo la nostalgia, la compostezza che mai cade nel mellifluo, assaporiamo l’affetto, lo stimolo alla curiosità e alla ricerca, facciamo nostra un’energia inedita.
Ecco perché “La nave per Kobe. I diari di mia madre” è uno degli elaborati più sensibili ed emozionali di una delle più prolifiche penne del nostro tempo. Un volume all’interno del quale si parla di famiglia, di infanzia, di scelte, di ricordi, di legami, di abitudini, di usi e costumi, di animi a confronto. Un titolo che entra nel cuore e lo scalda.

Il nostro giudizio:

Stile: Voto 5/5
Trama: Voto 4/5
Piacevolezza: voto 5/5
Copertina: Voto 4/5
Voto finale: Voto 4 e mezzo/5

DACIA MARAINI

Dacia Maraini è autrice di numerosi romanzi, di testi teatrali e di poesie. Ella nasce a Fiesole nel 1936. Ha passato parte della sua infanzia in Giappone, dove ha subito la traumatica esperienza dell’internamento in un campo di concentramento assieme alla propria famiglia. Rientrata in Italia ha vissuto prima a Bagheria in Sicilia e poi a Roma, città nella quale ha conosciuto Alberto Moravia, di cui è stata la compagna. Dei suoi libri, ricordiamo oltre La Nave per Kobe, La vacanza(1962) L’età del Malessere (1963), Memorie di una ladra (1972), La lunga vita di Marianna Ucría (1990), Bagheria (1993), Donne mie (1974), Donna in guerra (1980), Tre Donne (2017) e Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018).