CORPO FELICE. STORIA DI DONNE, RIVOLUZIONI E UN FIGLIO CHE SE NE VA

di Dacia Maraini

Corpo felice

Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va di Dacia Maraini
Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli
GenereNarrativa
Pagine240
Edizione29 Ottobre 2019

a cura di Rosa Zenone

Buongiorno cari lettori, oggi concludiamo la nostra rassegna mensile dedicata a Dacia Maraini, in attesa che esca il suo ultimo libro, Tra noi. Storia di due amiche, un uomo e la peste a Messina, oggi vi parliamo della sua ultima opera pubblicata: Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018); un libro dolce e piacevole ma allo stesso tempo ricco di riflessioni di cui far tesoro, ve lo consigliamo vivamente.

Sinossi

Una delle scrittrici più importanti della letteratura italiana si rivolge alle donne per mettere la sua voce e la sua vita al servizio di un dibattito, quello sui diritti femminili, che le istanze dell’attualità hanno riportato con prepotenza in primissimo piano. Dai tempi di Donne mie – poesia simbolo degli anni della contestazione, durante la quale portò avanti le sue battaglie femministe – a oggi Dacia Maraini ha sempre raccontato le donne attraverso le protagoniste dei suoi libri: questa lettera aperta è per loro, e soprattutto per gli uomini, perché solo riconoscendo alle donne il ruolo chiave nella società e restituendo loro la parola significativa, l’umanità potrà avere un futuro luminoso.

Recensione

In quest’opera la Maraini miscela vicende autobiografiche a riflessioni, citazioni ed excursus storici per affrontare la condizione femminile con particolare riferimento al loro corpo. Un corpo, quello della donna, scomodo, per certi versi indecifrabile, che da sempre si cerca di inchiodare in formule fisse prestabilite.

Il fatto che noi donne introiettiamo i valori patriarcali non è una conseguenza prevedibile? È stata per troppi secoli l’unica condizione per sopravvivere: o ti adegui o sei condannata e ostracizzata. Sei nata donna? Devi stare al tuo posto! Il mondo è fatto per gli uomini e tu sei qualcosa di inquietante, di pericoloso, di minaccioso che dobbiamo controllare ed esorcizzare.

La società da tempo immemore classifica le donne in due categorie, una negativa e l’altra positiva: la seduttrice e l’angelo del focolare, due distinzioni attinenti il corpo della donna che, inevitabilmente, vengono interiorizzate dalla stessa. Ciò avviene a tal punto da condurla ad adeguarsi a determinati dettami che le vengono continuamente propinati e che sembrano non concedere alternative.

Il corpo femminile, e tutto ciò che vi concerne, dunque non è mai libero, ma asservito al potere patriarcale dominante, tanto più in quanto generatore di vita, questo potenziale insito l’ha reso minaccioso per il potere maschile. Il ventre della donna è stato, e ahimè è ancora tutt’oggi, argomento di continue dispute, il che le sottrae la possibilità di disporne secondo la propria libera volontà; da qui la maternità, da atto intimamente privato connaturato al genere femminile, diviene invece oggetto di regolamentazione e assoggettamento da parte degli uomini e dei loro governi.

A questo punto mi viene spontanea un’altra domanda: come ha fatto Dio-Padre a fare un figlio senza una figura femminile vicino? Possibile che il Grande Signore non avesse come compagno un corpo portatore di fertilità, una divinità madre, come vogliono la logica e la natura? Nell’idea di un Dio solitario e onnipotente che crea i cieli e la terra, che impasta il fango per dare vita all’uomo, dalla cui costola tira fuori la donna, c’è qualcosa di talmente solitario e sprezzante da suscitare qualche preoccupazione. È così che nasce il patriarcato? Un regno di Padri, da cui le Madri sono rifiutate e perse in un oblio cosmico? 

Con meticolosità e lucida analisi, l’autrice ripercorre diverse tappe dell’umanità analizzandole, giungendo a individuare l’ipotetico momento di instaurazione della “legge del padre”: il Dio cristiano capace di generare un figlio senza l’apporto di una madre, espropriando dunque totalmente tale figura.

La precedente riflessione però è ben sviluppata e supportata dalla menzione di numerose divinità femminili delle antiche religioni, poi spazzate via, ricollegate alla fertilità e alla sessualità femminili e venerate in quanto tali.

Le ragazze di ogni latitudine ed etnia si inginocchiavano davanti a queste immagini di fertilità e abbondanza per chiedere un corpo felice. Un corpo che sapeva essere felice e dare felicità. (…) Un corpo felice dovrebbe germogliare in armonia con la natura e con la gioia di vivere, non lo pensi anche tu? Un corpo felice non può essere separato da un pensiero felice. Ma quanti corpi crescono felici?

A queste antiche figure veniva domandato un “corpo felice”, un corpo la cui sessualità non fosse repressa e che partecipasse alla procreazione, un corpo in grado di dare il giusto rilievo alla donna conducendola a una vita piena, armonica e priva di soggiogamento.

Ed è proprio questo “corpo felice” l’ideale auspicato dalla Maraini e al quale invita tutte le donne, affinché si riprendano ciò che è loro. Ma la scrittrice è consapevole che una simile evoluzione non coinvolga solo le donne, ma anche gli uomini e la loro educazione, rivelandosi così ancora una volta una femminista acuta e lungimirante.

Seppure è sua interlocutrice anche una donna, l’amica Silvana, il discorso è infatti quasi interamente svolto con Perdu, il suo bambino perduto a causa di un aborto spontaneo.

Perché un utero caldo e accogliente doveva trasformarsi in una tomba gelata?

Riflessioni profonde e dolorose circondano questo triste evento, ma assume poi un tono dolce, tenero e carezzevole nel lungo dialogo immaginario rivolto al proprio figlio, morto prima ancora di nascere.

Se da un lato mira a evidenziare in che modo la società condizioni le donne e il loro corpo, dall’altro però fornisce anche esempi storici di donne rivoluzionarie nella propria epoca e in grado di affermare sé stesse.

Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va è un’opera a metà tra la narrativa e il saggio, poiché incastona ragionamenti, argomentazioni e digressioni inerenti una tematica sempre attuale in una narrazione piacevole. A quest’ultimo aspetto contribuisce lo stile scrittorio estremamente scorrevole e limpido, attraverso il quale il fondamentale messaggio della Maraini diviene facilmente fruibile: un libro in grado di darci tanto chiedendoci poco sforzo, se non di parteciparvi e di riflettervi.

Al di là se siate donne o uomini, realmente potrebbe contribuire a cambiare le vostre prospettive e a convincervi a dare il vostro apporto alla creazione di una società che si fondi su principi davvero felici per tutti.

Il nostro giudizio:

TramaVoto 4/5

StileVoto 4 e mezzo/5

Piacevolezzavoto 5/5

Copertinavoto 5/5

Voto finaleVoto 4 e mezzo/5

dacia maraini

Dacia Maraini è autrice di numerosi romanzi, di testi teatrali e di poesie. Ella nasce a Fiesole nel 1936. Ha passato parte della sua infanzia in Giappone, dove ha subito la traumatica esperienza dell’internamento in un campo di concentramento assieme alla propria famiglia. Rientrata in Italia ha vissuto prima a Bagheria in Sicilia e poi a Roma, città nella quale ha conosciuto Alberto Moravia, di cui è stata la compagna. Dei suoi libri, ricordiamo  La vacanza(1962) L’età del Malessere (1963), Memorie di una ladra (1972), La lunga vita di Marianna Ucría (1990), Bagheria (1993), Donne mie (1974), Donna in guerra (1980), La nave per Kobe(2003), Tre Donne (2017) e Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018).