TRIO. STORIA DI DUE AMICHE, UN UOMO E LA PESTE A MESSINA

di Dacia Maraini

Trio

Trio. Storia di due amiche, un uomo e la peste a Messina di Dacia Maraini
GenereNarrativa
EditoreRizzoli
Pagine112
Data pubblicazione:30 Giugno 2020

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati cari lettori, quest’oggi vi voglio presentare l’ultima opera di Dacia Maraini, Trio. Storia di due amiche, un uomo e la peste a Messina; un libro che pone al centro amicizia e amore sullo sfondo storico del dilagare della peste, ho atteso con forte trepidazione la sua uscita e devo dire che la lettura mi ha suscitato un’opinione alquanto inaspettata… per scoprirla non vi resta che leggere la recensione che segue.

Sinossi

Sicilia, 1743. Il loro legame viene da lontano, e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola; è cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio. Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra. E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.

Recensione

Siamo nella Sicilia del 1743, all’inizio dell’insorgere dell’epidemia di peste, una situazione descritta rapidamente ma in modo incisivo, che non può non suscitare in noi una certa apprensione nel ravvisarvi somiglianze con l’attuale pandemia dovuta al Covid 19.

Qui la malattia non s’è vista e tutti si comportano come se non esistesse, non si preoccupano che nella non lontana Messina sta facendo una strage e che muoiono centinaia di persone al giorno. E che anche nella vicina Palermo stanno spuntando dei casi.

Tale situazione la apprendiamo attraverso le parole delle due protagoniste, Agata e Annuzza, ambedue spinte dalla peste ad abbandonare la città per ripararsi in campagna, azione tipica in tale contesto e di lunga tradizione letteraria a partire dal Decameron.

Il racconto si sviluppa in forma epistolare tramite lo scambio di numerose missive tra le due donne, amiche fin dall’infanzia. Molto spazio è dedicato a rimembrare quel tempo, di come la loro amicizia sia nata, cresciuta e si sia nutrita di buoni libri. Ma la loro condivisione non è circoscritta al passato, anzi, nel presente si è ampliata in modo del tutto imprevedibile.

Girolamo lo sai, è incerto tra te e me. La moglie da una parte, la migliore amica della moglie dall’altra. Sa che ci scriviamo e che conosciamo i suoi sentimenti, ma sembra non credere alla sincerità della nostra amicizia. Per lui due donne che amano lo stesso uomo non possono che pensare al veleno e al coltello. Come spiegargli che l’amicizia, quella vera, supera la gelosia e fiorisce anche sulle pietre con la forza di una bella e robusta piantina, magari storterella ma con radici lunghissime? Quando si ama, si desidera il bene dell’amato, non è così? Io desidero il suo bene, ma anche il tuo. Perciò non protesto e non mi agito. Troverò un modo di adattarmi a questo triangolo singolare, anche se a momenti doloroso.

Al centro, tra Agata e Annuzza, vi è Girolamo, marito della prima ma innamorato e ricambiato anche dalla seconda. Una situazione che suscita nell’uomo forti dubbi e una grande lacerazione nella quale si rinchiude completamente, nonostante entrambe le donne siano consapevoli della situazione. Egli non comprende la tranquillità delle due amiche al riguardo e, in realtà, forse non la comprendiamo neanche noi.

Agata e Annuzza continuano a coltivare il proprio rapporto con il massimo affetto reciproco, parlando apertamente dei sentimenti di ambedue verso Girolamo. Seppure in tal modo l’amicizia è celebrata a pieno e in tutta la sua purezza, dando particolare valore al legame tra due donne così unite, dall’altro risulta davvero poco credibile. Ciò in quanto le due protagoniste non vacillano mai realmente l’una nei confronti dell’altra, non compare mai rabbia, rancore, dubbi, invidia o quant’altro, e tutto ciò per quanto possa apparire ammirevole non trova la partecipazione del lettore: rasentano troppa santità e poca umanità.

Il testo epistolare si sviluppa in modo piuttosto piatto, dinanzi a un triangolo così stretto, in più sull’imperversare della peste, ci si aspetterebbe momenti di tensione e di suspense, ma non sono propriamente rinvenibili, vi è poca azione ma molto discorrere. In alcuni punti le chiacchiere tra le due amiche risultano alquanto prolisse e annoiano, inoltre potrebbero apparire ripetitive nelle tematiche per i lettori affezionati della scrittrice.

Trio dunque pur partendo da un’idea intrigante si dimostra alquanto deludente. La scelta di un nuovo libro di ambientazione storica non può non richiamare La lunga vita di Marianna Ucrìa e alimentare forti aspettative, ma è un confronto che non è assolutamente in grado di reggere.

C’è da dire comunque come la lettura scorra velocemente e non risulti spiacevole, ciò grazie all’impareggiabile sinuosità della penna della Maraini. Le descrizioni vinicole per bocca di Annuzza, ad esempio, ne mostrano la maestria, sempre attenta nel trasmettere odori e sensazioni. I passi descrittivi inerenti la Sicilia si rivelano essere i più travolgenti.

Probabilmente se Trio non fosse stato opera di una scrittrice che adoro così tanto l’avrei apprezzato maggiormente, ma dalla Maraini sinceramente tendo ad aspettarmi di più, è doloroso ammettere la mia insoddisfazione nella lettura. Nonostante i valori positivi su cui è incentrato, il libro non riesce a imprimersi, piuttosto scivola in modo veloce. Lascia la sensazione di una bella idea ma strutturata in modo poco rifinito, nonostante sia il rifacimento di un racconto contenuto in Sonno senza sogni. La mia ammirazione nei confronti dell’autrice non è diminuita, nessuno scrittore è infallibile, inoltre la lettura è pur sempre un fatto soggettivo, ma ora attendo con ansia una nuova opera che mi riconduca allo stesso entusiasmo dei suoi migliori romanzi.

Il nostro giudizio:

Trama Voto 3

Stile Voto 4/5

PiacevolezzaVoto 3,5/5

Copertina Voto 5/5

Voto finale Voto 3,5/5

Dacia maraini

Dacia Maraini è autrice di numerosi romanzi, di testi teatrali e di poesie. Ella nasce a Fiesole nel 1936. Ha passato parte della sua infanzia in Giappone, dove ha subito la traumatica esperienza dell’internamento in un campo di concentramento assieme alla propria famiglia. Rientrata in Italia ha vissuto prima a Bagheria in Sicilia e poi a Roma, città nella quale ha conosciuto Alberto Moravia, di cui è stata la compagna. Dei suoi libri, ricordiamo Memorie di una ladra (1972), La vacanza(1962), L’età del Malessere (1963), La lunga vita di Marianna Ucría (1990), Bagheria (1993), Donne mie (1974), Donna in guerra (1980), La nave per Kobe (2003), La bambina e il sognatore (2015), Tre Donne (2017) e Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018).